Berretta sul dramma dei prof. precari: «Licenziamento di massa passato sotto il nome di "riforma"
Data: Mercoledì, 20 ottobre 2010 ore 21:12:09 CEST Argomento: Rassegna stampa
Dimezzate,
nell’Isola, le classi a tempo pieno. A Catania 41 classi non concesse
dal Ministero.
A Palermo solo 9 le classi attivate.
E’ arrivata oggi (19 ottobre 2010) nell’Aula di Montecitorio
l’interpellanza che avevo depositato lo scorso 10 giugno con cui
chiedevo al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini di fare
chiarezza sull’attivazione delle prime classi a tempo pieno in Sicilia.
Una richiesta di chiarimenti che prendeva spunto – lo ricorderete – dal
“caso” sollevato dal preside dell’istituto scolastico Parini di Catania
(una sola classe a tempo pieno attivata rispetto alle tre richieste) e,
più in generale a seguito delle numerose segnalazioni di riduzione
delle classi da 40 ore in tutta la Sicilia a partire da quest’anno
scolastico. All’interpellanza ho ottenuto la risposta del
sottosegretario all’Istruzione, Guido Viceconte. Una risposta
insoddisfacente in cui Viceconte conferma come “tra diverse realtà
territoriali non ci sono risultati omogenei nella distribuzione del
tempo pieno”.
Insomma, la Sicilia è destinata ad avere meno opportunità e non basta
l’annuncio del sottosegretario, secondo cui la direzione scolastica
regionale avrebbe autorizzato 23 classi a tempo pieno in più, ma
“compatibilmente con la dotazione organica”, e altre 42 prime a tempo
pieno con docenti soprannumerari.
Una risposta insoddisfacente, appunto, perché la realtà purtroppo è ben
diversa dalle promesse di Berlusconi e del ministro Gelmini, secondo
cui il tempo pieno sarebbe aumentato del 50% con l’introduzione del
maestro unico, e sarebbero state attivate 2.958 classi a tempo pieno in
più a partire da quest’anno scolastico. In Sicilia invece il numero
delle classi a tempo pieno è diminuito di molto, soprattutto in Sicilia
dove erano già poche.
Lo confermano i dati che ho esposto oggi in Aula. Dati allarmanti: in
Sicilia, a causa della mancanza di mense adeguate, il tempo pieno
riguarda circa un quarto degli alunni, contro oltre il 90% di Milano e
quasi i due terzi di Roma. E ancora: in tutta l’Isola si è passati
dalle 366 prime classi dello scorso anno scolastico alle 154 dell’anno
appena iniziato, nella Provincia di Palermo saranno soltanto 9 le prime
classi a tempo pieno, solo 155 bambini potranno accedervi dei 13 mila
iscritti alla prima elementare. Non va meglio a Catania, dove diventò
emblematico il caso dell’istituto Parini, il cui dirigente scolastico
aveva invitato il Ministro a presiedere al sorteggio per stabilire i
nomi dei 25 bambini che avrebbero potuto usufruire del tempo pieno, a
fronte delle 77 richieste ricevute dall’Istituto al momento
dell’iscrizione alla prima. Un “caso” non unico, visto che nella
provincia etnea sono 41 le classi a tempo pieno richieste dai dirigenti
scolastici e non concesse.
La realtà dei fatti è sotto gli occhi di tutti. Soprattutto sotto
quelli dei genitori che si sentono dire che quest’anno non sarà
possibile il tempo pieno per i loro figli. Il tempo pieno rappresenta
un progetto didattico e formativo, in realtà degradate riveste anche
un’importante funzione sociale, è un insostituibile strumento di
sostegno alla condizione lavorativa delle donne, soprattutto al Sud. Il
numero dei bambini esclusi dal tempo pieno in Sicilia è inaccettabile,
il Governo deve rivedere la politica dei tagli e varare, piuttosto, un
piano straordinario per la Sicilia per realizzare mense adeguate al
fine di diminuire il divario dell’offerta di classi a tempo pieno fra
il Nord ed il Sud. Ma soprattutto, il Governo spieghi ai siciliani dove
e come è aumentato il tempo pieno, chiarisca ai siciliani come il più
grande licenziamento di massa della storia possa passare sotto il nome
di “riforma” in un’Isola in cui migliaia di lavoratori della scuola
sono passati dalla precarietà alla disoccupazione.
Gesualdo Bufalino, di cui quest’anno ricorre il 90° anniversario della
nascita, diceva che per sconfiggere la mafia è necessario un esercito
di maestri elementari. Ebbene questo Governo sta ritirando le truppe.
Dopo averne fiaccato il morale, mortificato l’esperienza, svilito le
aspettative, questa maggioranza ha scelto di far alzare bandiera bianca
allo Stato, in quei territori in cui più forte e sentito è il bisogno
della presenza dell’istruzione pubblica e di qualità.
www.giuseppeberretta.it
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