Gelmini sicura 'Arriveranno i soldi per la riforma'
Data: Mercoledì, 20 ottobre 2010 ore 20:51:56 CEST Argomento: Rassegna stampa
img style="width: 250px; height: 34px;" alt=""
src="images/articles/LaSicilia.gif" align="left">Roma. «Credo a
Tremonti che ha promesso di trovare nel Milleproroghe i soldi».
Mariastella Gelmini resta convinta che la sua riforma dell'università
possa arrivare in porto, seppure in ritardo rispetto ai tempi
inizialmente previsti.
«Mi auguro che lo slittamento della riforma - ha detto ieri in
un'intervista televisiva - sia solo di un paio di mesi, nella peggiore
delle ipotesi. Ci sono state difficoltà - ha spiegato il ministro -
legate alla sincronizzazione tra la riforma e le risorse che sono
indispensabili per il normale funzionamento degli atenei».
Ma il problema del finanziamento degli atenei non si risolve soltanto
mettendo sul piatto i soldi strettamente legati al ddl. Lo ha
sottolineato nei giorni scorsi il presidente della Crui, Enrico Decleva
(«nel ddl ci sarebbe comunque una quantità minima di finanziamenti
rispetto alle esigenze di denaro per il 2011») e lo ha ribadito ieri il
rettore del Politecnico di Milano,Giulio Ballio che invita a non
confondere la questione della riforma con quella dei fondi: «Siamo di
fronte a una riduzione di circa il 15% del finanziamento statale
all'università. Questo comporta la crisi di tutto il sistema, nel senso
che se questa politica finanziaria viene mantenuta ci saranno atenei
che dovranno portare i libri in tribunale, e altri che dovranno ridurre
pesantemente le loro attività in termini di servizi agli studenti,
servizi primari per l'esercizio della didattica come il riscaldamento e
il condizionamento delle aule».
E che qualcuno sarà costretto a chiudere lo ammette anche il ministro
Gelmini. «Qualche università purtroppo - ha spiegato stamani - è in una
situazione di dissesto finanziario. Non a caso la riforma prevede la
fusione piuttosto che la federazione di atenei diversi come strumento
per favorire una riprogrammazione dell'offerta formativa». L'auspicio,
comunque, è quello di arrivare a una riforma condivisa. «Credo - ha
detto Mariastella Gelmini - che una riforma per essere stabile debba
durare ben oltre la durata del governo. Mi auguro che su un tema come
questo si superino le litigiosità e si vada al sodo approvando la
riforma con responsabilità».
Ruolo del Parlamento a parte, restano tuttavia perplessità su più
fronti. «Le modifiche non bastano, il ddl Gelmini deve essere ritirato»
ha ribadito ieri Nunzio Miraglia, coordinatore nazionale dell'Andu,
l'associazione nazionale dei docenti universitari. E ha spiegato: «Così
come è questa riforma mette in pericolo il futuro dell'università
pubblica e libera e la consegna nelle mani di Confindustria, per questo
le modifiche proposte non sono sufficienti a cambiarla in meglio». E se
la Flc-Cgil rilancia la mobilitazione «per costringere il governo a
restituire da subito le risorse» agli atenei, Link-coordinamento
universitario sostiene che «le vere spese inutili sono quelle per il
mantenimento della Crui, club privato dei rettori che osanna la riforma
a spese dei bilanci degli atenei, o i soldi per lo stipendio della
ministra, che non è assolutamente all'altezza del suo compito» e chiede
le dimissioni della Gelmini e del presidente dei rettori Decleva. Le
dimissioni del ministro sono invocate anche dalla Rete universitaria
nazionale (Run).
Tiziana Caroselli - La Sicilia del 20
ottobre 2010
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