La scuola è un'azienda
Data: Domenica, 17 ottobre 2010 ore 20:43:30 CEST Argomento: Rassegna stampa
La notizia
che sta mettendo a rumore il mondo della scuola è stata lanciata dalla
stampa economica secondo la quale la ministra Gelmini, ma sarebbe
Tremonti il solfureo artefice, starebbe studiando la possibilità di
trasformare le scuole in Spa cui affidare la proprietà degli edifici
nonché la competenza per manutenzione e sicurezza, l'assegnazione dei
servizi di mensa, assistenza agli studenti e l'aggiornamento dei
professori. Lo Stato risparmierebbe, si dice dalla stanze del Tesoro,
se pagasse una sorta di affitto a queste società, nelle quali
potrebbero entrare anche banche e enti pubblici che provvederebbero a
tutti i bisogni, compresi gli arredi, contrassegnati magari da griffe
pubblicitarie per ricavarne altri denari, ed ottenendo pure
l'elargizione dei famosi fondi Cipe per l'edilizia.
Si tratterebbe dunque di concentrare tutti i rivoli finanziari
nell'unico lago formato da una Società per azioni che in cambio della
proprietà dei beni pubblici si assumerebbe tutti gli oneri per tenere
come gingilli gli attuali martoriati e cadenti plessi scolastici
nazionali. Con ogni probabilità un ulteriore passo in vista di quel
Consiglio di amministrazione che, secondo quanto previsto dalla riforma
della scuola, dovrebbe sostituire il Consiglio di istituto, benché già,
come è prevedibile, sia i sindacati e sia la presidenza dell'Unione
delle province hanno messo le mani avanti, giudicando l'idea
ministeriale quantomeno stravagante, visto pure che le province
gestiscono «3.226 istituti scolastici di scuola secondaria (licei,
istituti tecnici e professionali) ripartiti in 5.179 edifici composti
da 120.000 classi che accolgono complessivamente circa 2.700.000
alunni», senza però mettere nel conto i plessi a carico dei Comuni che
sono quasi altrettanto. Ed è proprio qui il problema: una marea di
potenziale profitto che però è costantemente in affanno, a causa forse
delle lentezze della burocrazia e della inefficienza delle istituzioni
che stanno lesinando pure il gesso e la carta igienica. Trasferendo
tutto ai privati lo Stato si scrollerebbe molto più di una spina e non
perderebbe la faccia se invece del preside fosse la Spa a chiedere
integrazioni alle tasse scolastiche a carico dell'utenza: d'altra parte
una società non si costituisce mai per fare beneficenza e se lo Stato
boccheggia essa respira a pieni polmoni.
Pasquale Almirante - La Sicilia del
17 ottobre 2010
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