Adolescenti, mille volti per una generazione (dimenticata dai grandi)
Data: Lunedì, 11 ottobre 2010 ore 08:15:28 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Si affidano al gruppo per sperimentare, per trovare una loro dimensione, sfogarsi e farsi proteggere visto che il più delle volte il dialogo con gli adulti risulta impossibile. Soprattutto se mamma, papà o la professoressa di turno, anziché "fare i matusa" come dovrebbero, si calano nella parte degli amiconi, un atteggiamento che fa perdere qualunque credibilità a chi dovrebbe rappresentare una guida. Si comportano da 'bori', adottando stili di vita improntati al disimpegno e alla frequentazione della comitiva, oppure si chiudono nella loro emotività preferendo il social network come strumento di scambio comunicativo con i loro coetanei.
I giovani di oggi ci provano tutti ad ingabbiarli in una sola comune definizione, con le lettere più stravaganti dell'alfaberto, x,y, accostate al termine generazione proprio a simboleggiare quella parola che manca per descrivere un tutto che è l'insieme di dieci, cento, mille volti, ognuno con la sua peculiarità.  Ed è in questa realtà molteplice che si sono calati gli autori del volume 'Mille e un mododi diventare adulti. Il limite come esperienza' (Magi edizioni), curato da Magda Di Renzo e Federico Bianchi di Castelbianco, rispettivamente responsabile del Servizio di psicoterapia dell'età evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO), presentato oggi a Roma al festival 'Diregiovani-Direfuturo' insieme ad alcune indagini condotte dall'IdO su 8 mila ragazzi fra i 12 e 19 anni.
Dagli emo ai truzzi, dai metallari ai patiti del parkour (la pratica con cui si salta da un muro all'altro): sono solo alcuni dei gruppi in cui si rifugiano i ragazzi degli anni duemila. Tutti analizzati e descritti nel volume che, alla fine, rappresenta una sorta di manuale per i genitori, ma anche per tutti coloro che vogliono capire qualcosa di più delle nuove generazioni.
"I ragazzi- spiega, infatti, Bianchi di Castelbianco, direttore dell'IdO- si muovono spesso in aree che non sono nemmeno pensabili da noi adulti e non sono sempre consapevoli delle conseguenze delle loro azioni. In questo modo rischiano di soffrire e far soffrire chi li ama. Solo attraverso la comprensione della loro individualità- continua l'esperto- e del loro mondo reale o virtuale è possibile prevenire comportamenti a rischio e canalizzare le loro energie in azioni positive". La regola numero uno da capire quando si parla di giovani, spiega il volume, è che esiste sempre un gruppo di riferimento. È in questa realtà che i giovani cercano la loro dimensione. Il secondo passo è conoscere le 'etichette' e cosa nascondono: chi sono gli emo? E i patiti del parkour? Per i primi è difficile dare una risposta: sono una sottocultura ampia e complessa, si spiega nel volume caratterizzata da una forte espressione delle emozioni.
Un capitolo è dedicato anche ai tatuaggi, che servono "per piacersi, per affermare la propria individualità", il più delle volte. E il corpo diventa una lavagna dove raccontare se stessi. Inevitabile un approfondimento sui social network e, di conseguenza, anche sul sesso virtuale, quello fatto on line anche da piccolissimi. Le ricerche dell'IdO presentate oggi, peraltro, evidenziano che i 14-18enni spesso vivono la loro sessualità con superficialità: solo il 35% parla di questi temi con i genitori, per il resto vincono fai-da-te e luoghi comuni.
Il 60% chiede che si parli di sesso a scuola, i prof li appoggiano ma i genitori fanno muro. Quanto al rapporto con il cibo dalle ricerche emerge invece che si abbassa l'età (anche attorno ai 10 anni) in cui compaiono i primi disturbi alimentari. Infine, il rapporto con gli adulti che rivela, per questi ultimi, una sonora bocciatura: il 70% dei ragazzi non si fida dei politici e dell'impegno delle istituzioni a favore dei giovani.
"GIUSTIFICATA LA RABBIA DEGLI ADOLESCENTI, GLI ADULTI TROVINO UN RIMEDIO" - Spesso gli adulti "non sanno nemmeno che cosa fanno i ragazzi", come vivono, che cosa pensano, che cosa amano fare e che cosa invece li spaventa. E senza questa conoscenza, non c'è possibilità di accompagnarli "in uno dei momenti più critici dell'adolescenza, che è il percorso per diventare grandi". Per questo, spiega Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma, l'IdO stesso ha organizzato il convegno in cui esperti, psicologi, psichiatri e insegnanti si confrontano su un tema, quello del 'limite come esperienza', sempre più variegato e dai contorni sempre più sfumati.
Quale migliore occasione di 'Diregiovani Direfuturo', il Festival delle giovani idee realizzato dall'Ido e dal portale Diregiovani.it, in corso fino a domenica 10 ottobre al Palazzo dei Congressi dell'Eur, nella Capitale, per il convegno.
Un tempo, spiega Bianchi di Castelbianco, si trattava di andare nella foresta e con la lancia dimostrare la propria forza, poi è stata la volta del servizio militare come ingresso 'ufficiale' nel mondo degli adulti, "oggi i ragazzi si sono inventati comportamenti diversi per dimostrare le loro capacità e ricevere il riconoscimento dagli altri". E l'obiettivo dell'incontro odierno è proprio quello di "esaminare questi modi, dai più semplici, come l'abitudine al writing", alle forme più estreme, come "il gruppo che diventa struttura mafiosa e l'anoressia imparata su Internet con i blog pro-ana".
Tanti comportamenti diversi, ma tutti con un unico obiettivo: "Tirare fuori la rabbia. Gli adolescenti- sottolinea Bianchi di Castelbianco- ne hanno molta, e spesso è giustificata. Per questo si inventano comportamenti a rischio. I genitori si devono rendere conto di quello che avviene nel mondo dei giovani, il motivo per cui scelgono di superare il limite, e correre ai ripari prima che i bambini crescano".
(da www.dire.it)

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