Genitori, zero in condotta
Data: Lunedì, 11 ottobre 2010 ore 08:15:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Protestano sempre: per i compiti (troppi) e i voti bassi. Pronti a giustificare i figli e accusare i docenti. I prof esasperati rispondono. E i ragazzi ci rimettono
Alla prima riunione di classe dopo le vacanze, il clima è teso: «A giugno vi abbiamo consegnato i bambini ubbidienti come agnellini. Ce li avete riportati maleducati e rissosi» accusano i maestri. Naturalmente la colpa è di quei pochi adulti (chi scrive è di parte) che si sono precipitati dall’ufficio per arrivare puntuali alle cinque. «Qualche bambino è tornato a gattonare». A nove anni. Verrebbe da alzarsi ma si va avanti. Senza capirsi.
Tra famiglie e insegnanti il dialogo non c’è mai stato, la mancanza di fiducia reciproca è congenita. Oggi però va peggio: si litiga, qualche volta si alzano le mani o si finisce in tribunale. A giugno la preside di una scuola media napoletana è stata aggredita dal papà di un alunno bocciato, ed è finita in ospedale. In una elementare fiorentina, un papà ha minacciato un’impiegata di “spezzarle le braccine” se suo figlio non fosse entrato nella sezione richiesta. Al liceo Martin Luther King di Genova, il primo giorno di scuola il preside ha appeso un cartello all’ingresso: “Si invitano i genitori che desiderano che i figli siano promossi e non hanno fiducia nella professionalità dei docenti e del dirigente, a rivolgersi ad altre istituzioni scolastiche che ritengano più rispondenti ai loro desideri”.
A dare il colpo di grazia è ora un libro dal titolo esplicito: Tutta colpa dei genitori (Mondadori), scritto da Antonella Landi, un’insegnante che ne ha viste/i di ogni genere, e che prova genitori, zero in condotta Protestano sempre: per i compiti (troppi) e i voti bassi. Pronti a giustificare i figli e accusare i docenti. I prof esasperati rispondono. E i ragazzi ci rimettono di Cristina Lacava, illustrazione di Valeria Petrone A 98 io donna – 9 ottobre 2010 la scuola che non va a dare voce alla sua categoria analizzando le varie tipologie, dal “genitore assente” al “tennologicamente inniorante”, al “ggiovane”, a quello che fa i compiti al posto dei figli. Ne escono male tutti, qualcuno peggio: «I più dannosi sono quelli che giustificano i figli, soprattutto per giustificare se stessi» dice. «Quando c’è l’ora di ricevimento faccio un giochino: appena entra un adulto, provo a capire di chi è il padre o la madre. Nove su dieci ci prendo. E dopo il colloquio, mi sento più comprensiva verso il figlio» .
Il problema è la mancanza di equilibrio: «I genitori oggi sono al tempo stesso più esigenti e più assenti» sostiene Daniela Scocciolini, preside del liceo scientifico Pasteur di Roma. «Noi vogliamo che vengano ai colloqui, perciò abbiamo detto di no al registro elettronico e alle comunicazioni via sms. Al tempo stesso, non possiamo rispondere a tutte le loro richieste e riparare dove hanno fallito, e cioè nell’insegnare ai ragazzi le regole». Cambio interlocutore ma il j’accuse continua spietato: «Ormai le famiglie o non ci sono, oppure sono iperprotettive» sintetizza Gaia Capecchi, prof a Bologna e autrice di una grammatica per l’editrice Edisco. «La confusione dei ruoli è totale: spesso mi danno del tu perché sono giovane, senza capire che così mi sminuiscono agli occhi dei miei studenti».
Quando le cose si mettono male, si finisce per ricorrere al giudice. Con esiti alterni: ha destato polemiche la decisione del Tar della Puglia di annullare la bocciatura di una studentessa. Era depressa, questa la giustificazione, per il divorzio dei suoi. Di segno opposto una recente sentenza della Cassazione: criticare i docenti per una bocciatura può essere considerata un’ingiuria. Era successo che una mamma di Formia, furibonda contro una prof, l’aveva apostrofata così: “Lei non è degna di avere un alunno come Federico”. L’insegnante l’aveva presa male ed era corsa in tribunale a denunciare l’offesa.
In futuro, potrebbe anche andare peggio. Una proposta di legge sulla carriera degli insegnanti, firmata da Valentina Aprea, presidente della Commissione Cultura della Camera, “apre” alla possibilità che le famiglie e gli studenti possano valutare i docenti. Una buona idea per molti (al liceo linguistico Alessandro Manzoni di Milano l’hanno appena sperimentata), perché si premierebbe il merito. Invece no. Un gruppo di insegnanti inviperiti ha scritto al mensile Tuttoscuola: con questo criterio, denunciano, va avanti solo chi largheggia in voti e promozioni.
 
Eppure, basterebbe poco: «Perché i genitori non sono più attivi nella scuola ?» si chiede Daniela Scocciolini. Lo spazio ci sarebbe: ad esempio nel consiglio d’istituto, dove i genitori sono otto come gli insegnanti (alle superiori scendono a 4, ma entrano i ragazzi). Basterebbe rimboccarsi le maniche. «Finché famiglie e insegnanti non staranno dalla stessa parte della barricata» conclude Antonella Landi, «tutte le fatiche saranno sprecate».
(Cristina Lacava  da  "IO DONNA" )

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