SCUOLA Guardiamo al futuro.Dieci proposte per la scuola di domani.
Data: Domenica, 10 ottobre 2010 ore 18:45:25 CEST
Argomento: Comunicati


Documento elaborato in seno ai dibattiti e alle discussioni a cura dell'esecutivo nazionale del PD (Bologna settembre 2010) e del FORUM delle politiche dell'istruzione del PD (25-26 settembre 2010). Gli obiettivi di Europa 2020 chiedono a tutti gli Stati membri di promuovere unacrescita intelligente, inclusiva e sostenibile. Per il futuro dell’Italia, per tornare ad averealti tassi di occupazione, produttività e coesione sociale, dobbiamo raggiungere unrisultato molto concreto: dimezzare il nostro tasso di dispersione scolastica e triplicareil numero di laureati. Solo se sapremo investire sui saperi, scommettendo sulla qualitàdel capitale umano del nostro Paese e su una società della conoscenza diffusa, potremotornare a crescere.Il rapporto annuale 2009 dell’ISTAT, fa emergere un vero e proprio allarme educativo.L’Italia ha un primato negativo in Europa: 2 milioni di giovani tra i 15 e i 24anni non sono né a scuola, né al lavoro; vivono una condizione di vuoto a grandissimorischio. Il tasso di abbandono scolastico è del 22%: il 12,2% degli iscritti al primoanno della scuola superiore abbandona definitivamente la scuola, il 14% al Sud. Ilivelli di istruzione della popolazione italiana sono troppo bassi: soltanto il 12,8% dellapopolazione è in possesso di una laurea, il 40% di un diploma, il 46,6% ha soltantola licenza media. Il divario nei livelli di istruzione della popolazione italiana (soprattuttoadulta) è molto elevato rispetto ai paesi europei. La scuola ha storicamente ottenutorisultati importanti nella lotta all’analfabetismo, ma ancora oggi opera in unPaese con un livello culturale troppo basso. Altri dati allarmanti del rapporto Istat riguardanola lettura e l’utilizzo delle tecnologie da parte dei giovani: 1,2 milioni digiovani nel 2009 non ha letto alcun libro e non sa utilizzare il computer. Il recenterapporto Ocse 2010 evidenzia come la media di investimenti in istruzione dei paesimembri, sia cresciuta fortemente negli ultimi anni e risulti pari al 5,7% del Pil, mal’Italia si colloca al di sotto della media, investendo solo il 4,5 % del PIL. Penultimi ingraduatoria, davanti solo alla Slovacchia. Eppure è dimostrato che la maggiore spesaper istruzione produce rendimenti certi, come un maggior gettito fiscale ed una maggioreoccupabilità e la stessa Banca d’Italia sostiene, sulla base di complesse analisi,che il rendimento medio dell’investimento in istruzione è dell’8.9%.Il Governo non affronta i problemi cronici del sistema scolastico italiano, ma li aggrava,infliggendo 8 miliardi di tagli, e sottraendo 132.000 posti di insegnanti e personaleATA nel triennio. Una cura da cavallo, che sta uccidendo il malato. Il PD non solo è impegnato a difendere il diritto universale all’istruzione ma intenderendere il sistema scolastico italiano più efficace e più equo. Vogliamo riportaregradualmente l’investimento almeno al livello medio dei Paesi OCSE. Torniamo ad investiresulla conoscenza per garantire a tutti pari opportunità di apprendimento e di educazione. La scuola, per garantire “uguaglianza e libertà”, come ci chiede la nostraCostituzione. La scuola, unico vero ascensore sociale, per ridare slancio ad una societàbloccata. Non basta difendere l’esistente, dobbiamo dare a questo Paese una prospettivadi cambiamento. Vogliamo scuole aperte tutto il giorno, tutto l’anno e per tutta la vita. Facciamo partire di qui il nostro “progetto per l’Italia”, per mobilitare energie, persone, intelligenze,per farne un nuovo movimento. Scuole aperte perché come diceva Caponnettola mafia teme più la scuola della giustizia. Immaginiamo la scuola come luogo fondantedi comunità, dove oltre ai necessari insegnamenti curricolari ci si può fermareil pomeriggio per studiare, fare sport, suonare, recitare, imparare le lingue. Dove diventaun valore anche l’apprendimento non formale e informale. Vogliamo che in una scuola come questa la qualità, sia intesa come raggiungimentodi risultati alti per tutti gli studenti (e non solo per una parte di loro); vogliamo contrastare la dispersione scolastica la discriminazione sociale; il rinnovamento della figura del docente, non più erogatore di conoscenza, ma sollecitatore dell’apprendimento;la ristrutturazione dei luoghi e dei tempi della scuola, oggi fissati rigidamente. La scuola di domani deve promuovere le persone e le loro conoscenze e competenze lungo tutto l’arco della vita, perché possano acquisire e mantenere i diritti dicittadinanza. Deve dare priorità all’apprendimento, tenendo conto del divenire deiragazzi nelle diverse età e contesti sociali in cui vivono. Deve formare cittadini capaci di informarsi e aggiornarsi per tutta la vita, per partecipare attivamente e consapevolmentealla vita economica e civile. La scuola che vogliamo ha fra i propri scopi la trasmissione dei principi che fondano la convivenza civile e non può non essere conforme ai principi della Costituzione e alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Questi due pilastri della democrazia implicano oggi la promozione di una cittadinanza attiva in una società e quindi in una scuola sempre più interculturale. Oltre alla necessità di stabilire un’architettura di sistema conforme a questo fine, è necessario operare sul curriculum del cittadino attivo, promuovendo: un nuovo protagonismo degli studenti, la parità di genere, una didattica innovativa e interattiva, flessibile, centrata sul metodo cooperativo, laboratoriale, attenta al plurilinguismo e ai nuovi linguaggi, apertaal territorio, con nuove modalità di organizzazione dei tempi, degli spazi, dei gruppi, il che, a qualsiasi età, risulta impossibile senza una pluralità di compresenze dei docenti. Una simile scuola della comunità per le comunità diventa “presidio pedagogico” del territorio,capace di promuovere, attraverso la formazione, nuove relazioni sociali, sviluppo,integrazione e mobilità sociale. Per raggiungere questi obiettivi è necessario arricchire l’offerta formativa ancheattraverso un lavoro di rete, tra scuole e con altri enti ed agenzie impegnate nel territorio,affinché la funzione di “mediazione” della scuola, finora prevalentementesvolta nei confronti della cultura umanistico-classica e occidentale, si rivolga anchealle altre culture, storie, antropologie; nonché alla cultura scientifica, statistica, giuridicaed economica, fortemente penalizzate dalla scuola del passato e anche daquella del presente. Le conoscenze e le competenze necessarie alla missione culturale e civile dellascuola qui tratteggiata andranno tenute in grande considerazione nella formazioneiniziale e in servizio dei docenti, anche attraverso una qualificata azione di documentazionedelle buone pratiche.Una scuola veramente accogliente, per tutti, dovrebbe potenziare scambi e relazionicon istituti e famiglie di altri Paesi e promuovere la preparazione pedagogica diuna nuova generazione di mediatori interculturali. Nello stesso spirito la scuola dovrebbenon tagliare, ma potenziare e qualificare il sostegno alle classi con alunni diversamenteabili (con nuova attenzione ai disturbi specifici di apprendimento e al“semplice” disagio): una pedagogia inclusiva che fa bene a tutti gli alunni, di cui l’Italiaè stata leader in Europa. Oggi più del 60% degli alunni cosiddetti stranieri sono nati in Italia da famiglieimmigrate; il PD è da tempo impegnato, a livello legislativo, nell’estensione della cittadinanzaai nati in Italia. Nei casi di emergenza linguistica, che pure esistono, occorreaffrontare la domanda investendo, come hanno fatto i governi e le amministrazionidi centrosinistra, in didattica supplementare dell’italiano come lingua straniera edaltri programmi atti a favorire un rapido ed equilibrato inserimento. Per la generalità dei casi occorre però ripensare l’offerta e orientarsi verso nuovi programmi e modalitàdi apprendimento che possono diventare una ricchezza per il sistema scolastico italiano. 1 Un nuovo piano straordinario per un’educazione di qualita’ 0-6 Negli ultimi decenni le scienze pedagogiche, psicologiche, sociologiche, così comepiù recentemente le neuroscienze, insegnano dell’importanza dell’infanzia nella vitadelle persone, delle condizioni materiali e relazionali in cui la si vive e delle esperienzeeducative che vengono offerte. Anche gli economisti oggi sottolineano la necessitàche, in una società globalizzata, si investa nel capitale umano garantendo a tuttiun’educazione prescolare.Vogliamo la riunificazione del sistema di educazione prescolare. Serve un nuovopiano straordinario triennale per l’implementazione del sistema territoriale dei servizieducativi della prima infanzia, per raggiungere l’obiettivo del 33% di copertura.Vogliamo trasformare l’asilo nido da servizio a domanda individuale a diritto educativodi ogni bambino e bambina, come già proposto da molti anni e da molte parti(Legge di iniziativa popolare 0-6 depositata al Senato da Anna Serafini) e garantiread ogni bambino e bambina del nostro Paese un posto nella scuola della scuola dell’infanzia(oggi le liste di attesa nelle scuole dell’infanzia sono tornate a crescere).I divari abnormi tra nord e sud del Paese nei livelli di istruzione, si spiegano anchecosì: nel mezzogiorno sono pochissimi i posti al nido e una rarità il tempo pieno nellascuola primaria. 2 La scuola primaria: nessun bambino sia lasciato indietro I modelli educativi del tempo pieno e del modulo con le compresenze degli insegnanti,sono considerati un’eccellenza a livello europeo, e producono, proprio grazieal lavoro in piccoli gruppi, i più alti livelli di apprendimento degli alunni. I test Invalsi4SCUOLAe i dati OCSE Pisa parlano chiaro: il rendimento scolastico degli alunni è più alto laddoveè più diffuso il modello educativo del tempo pieno.Noi i gioielli di famiglia del sistema scolastico italiano “tempo pieno e modulo a30 ore con le compresenze” li rimetteremo in vetrina e li estenderemo in tutto il Paese. 3 Una scuola autonoma nel sistema delle autonomie locali Per raggiungere l’obiettivo di dimezzare la dispersione scolastica, come chiestodagli obiettivi di Europa 2020, non basteranno di certo le pesanti catene dell’ordine e disciplina con cui la Gelmini vuol tenere i ragazzi legati ai banchi delle nostre scuole. Occorre attribuire piuttosto alla scuola autonoma e all’autonomia di insegnamentoquelle risorse necessarie per innovare la didattica della scuola superiore di primo esecondo grado.E’ solo investendo in un più stretto rapporto tra autonomie locali e scuole autonome,che riusciremo a sconfiggere davvero i mali del sistema scolastico italiano, colmandoi divari tra nord e sud del Paese, che questo Governo sta invece ampliando.Uno degli aspetti fondamentali che concorre alla crescita della qualità della scuola ècostituito infatti dal rapporto positivo, dalla collaborazione tra la scuola stessa e leautonomie locali. È, quindi, fondamentale incrementare le relazioni tra autonomie scolastiche e autonomie locali, rendendo la scuola un luogo aperto, un centro in cuila comunità si ritrova e si identifica; inoltre, la scuola deve fruire delle opportunitàdel territorio. Il Partito Democratico propone di sottoscrivere definitivamente l’accordo sull’attuazione del Titolo V, già licenziato dalla Commissione Tecnica della Conferenza Stato-Regioni.Un cambiamento così radicale del quadro normativo e della distribuzione dellecompetenze tra Stato e Regioni comporta una trasformazione profonda del funzionamentodel Ministero dell’Istruzione, oggi fortemente impegnato in una gestioneamministrativa centralizzata sulla vastissima organizzazione scolastica, che conta piùdi 1 milione e 200mila dipendenti, che si articola in autonomie scolastiche distribuitein modo capillare in tutto il Paese. Il Ministero deve potenziare e qualificare le propriefunzioni di indirizzo, di programmazione alta, di verifica, valutazione e controllo rispettoal funzionamento delle autonomie scolastiche e ai risultati di apprendimentodei ragazzi. Gli uffici scolastici regionali, attuali articolazioni del Ministero della PubblicaIstruzione, devono essere trasferiti per le loro competenze e per la maggioranzadel personale dipendente alle Regioni.Alle Regioni spetta definire il dimensionamento e il numero delle autonomie scolastiche,la distribuzione nel territorio delle scuole, le specializzazioni nella scuola superiore.La valorizzazione dell’autonomia scolastica costituisce per noi una assoluta priorità,non ancora realizzata a distanza di dieci anni dall’approvazione della legge chela ha istituita.Occorre, quindi, una legge che rimotivi nella scuola la partecipazione degli studenti,delle famiglie e di tutto il personale scolastico, riaffermando l’autonomia e lalibertà di insegnamento. Le scuole hanno fatto molto per migliorare i livelli di apprendimento e combattere la dispersione: hanno prodotto sperimentazioni importanti,molto al di là delle innovazioni di carattere normativo e delle risorse statali alle stessededicate. Si tratta di esperienze basate su ricerche e sperimentazioni di grande valore,che dovrebbero essere maggiormente conosciute e diffuse, proprio perché costituisconobuone pratiche per la qualificazione della scuola. E’ importante sostenere questaazione di ricerca e di formazione sul campo dei docenti, affinché diventi unpatrimonio comune di tutte le scuole, non solo di quelle che le hanno messe in atto. 4 Dai livelli essenziali delle prestazioni (lep) ai livelli essenziali degli apprendimentie delle competenze (leac). In maniera ormai malcelata, la questione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni, peril Governo, assume la declinazione di livelli minimi, fondati sui tagli dall’art. 64 dellalegge 133 del 2008.La sfida che il nostro Partito vuole lanciare su questo tema è nel merito, fondatasu elementi concreti e comprensibili per l’opinione pubblica, ovvero declinare i LEPcome livelli essenziali di apprendimenti e competenze necessari LEAC.La scelta degli apprendimenti e delle competenze, quale elemento determinanteper la definizione dei LEAC, consente di garantire l’unitarietà dell’ordinamento dell’istruzione,(un ragioniere di Torino deve avere le stesse competenze di uno di Trapani)e queste competenze devono essere utili a raggiungere quegli obiettivi che la strategiadi Lisbona ha indicato e che gli standards internazionali richiedono e rilevano.Nella definizione dei costi standard occorre far riferimento alla quota capitariapesata, riferita ad ogni ragazzo in età scolare, ponderata sulla base delle caratteristichesocio-culturali e geomorfologiche del territorio, sulla base della presenza di alunnidisabili e di alunni stranieri; questa quota dovrà essere definita sulla base di numerosiindicatori di carattere quantitativo e qualitativo. 5 Risorse umane e finanziarie certe per la scuola dell’autonomia Dagli organici di diritto e di fatto, all’assegnazione di un organico funzionale a ciascuna scuola autonoma. La scuola autonoma, per poter assolvere pienamente il proprio mandato educativo ha bisogno di una stabilità pluriennale delle risorse finanziarie e professionali.Per questo occorre innovare le norme per dare soluzione al problema dei residuiattivi e ricondurre a binari paralleli ed omogenei la tempistica dell’erogazione annualedei finanziamenti secondo il calendario dell’anno scolastico, per determinare unamaggiore trasparenza e responsabilità, permettere una migliore programmazionedelle risorse ed altrettanto migliore capacità di analisi e gestione della spesa. Non può più essere che i finanziamenti della legge 440/97 arrivino con oltre unanno di ritardo, sempre più parcellizzati e in minima parte rispetto allo stanziamentoglobale. Questi dovrebbero essere attributi integralmente alle scuole subito dopo l’approvazionedel bilancio dello Stato, modificando la legge laddove questa prevede uniter molto complicato e ormai privo di senso (come il parere delle commissioni parlamentarisul piano di riparto e la registrazione della direttiva annuale da parte dellaCorte dei Conti). Questa modifica alla legge 440/97 è una riforma a costo zero ma d’immediato beneficio. C’è poi un problema di trasparenza che va superato con lapubblicazione da parte del MIUR dei parametri utilizzati per inviare i fondi e dellacomposizione delle tranche.Le scuole autonome oltre ad aver bisogno di certezze sulla dotazione di risorse finanziariesu cui poter contare per poter organizzare al meglio il POF, hanno bisognodi certezze anche sugli organici professionali a disposizione. Per questo proponiamo il superamento della distinzione tra organico di diritto eorganico di fatto, per passare all’assegnazione a ciascuna scuola autonoma di un ORGANICO FUNZIONALE, che includa per reti di scuole anche una quota di personaleper le supplenze brevi e professionalità specializzate a supporto dei ragazzi con bisognispeciali (autismo, dislessia, discalculia, etc). L’assegnazione deve poter essere almeno triennale, e concordata con la programmazione attuata dagli Enti Locali deipiani di offerta formativa territoriale. Questo sistema, che costa non molto di più dellaspesa attuale complessiva dello Stato (ai supplenti vengono pagate comunque la disoccupazionee le ferie non godute), comporterebbe innumerevoli vantaggi, come: ilsuperamento del precariato scolastico; la programmazione certa dei fabbisogni di insegnantie conseguente piano di reclutamento; la piena autonomia delle scuole nell’organizzazionedella didattica per raggiungere l’obiettivo del successo scolastico deiragazzi e delle ragazze. 6 Un moderno sistema di valutazione per una scuola pubblica di qualità Una piena realizzazione dell’autonomia necessita di un sistema di valutazione, d icarattere nazionale, con modalità di interlocuzione con i territori, soprattutto con leRegioni, indipendente dal Ministero e responsabile verso il Parlamento, che includala valutazione dell’intero sistema scolastico, delle scuole,dei dirigenti e dei docenti -su base volontaria in relazione all’avanzamento di carriera – come parti integranti diuna valutazione complessiva dell’autonomia scolastica (vedi il documento del ForumPolitiche dell’Istruzione PD specificamente dedicato al tema su http://www.partitodemocratico.it/dettaglio/108668/valutazione_e_rilancio_della_scuola_italiana ) 7 Formare e reclutare gli insegnanti di domani La situazione in cui versa il precariato dei docenti e ATA richiede attenta considerazionee interventi immediati. La stabilità del personale è essenziale; il precariato è un problema che compromette la qualità complessiva della scuola e potrà essere pienamentesuperato solo attraverso una più articolata e autonoma organizzazione dellavoro scolastico.Occorre perciò rendere immediatamente disponibili per l’immissione a tempo indeterminato i posti attualmente coperti con incarico annuale e riprendere in prospettivail piano di stabilizzazioni intrapreso dal governo Prodi. In previsione del momento in cui cominceranno ad essere disponibili gli abilitati del nuovo sistema di formazione iniziale, va garantito un equilibrio tra immissioni dalle graduatorie e nuovo reclutamentoattraverso un’opportuna relazione fra numero chiuso e fabbisogno.Contrariamente a quanto finora previsto, il nuovo sistema di formazione iniziale dovrà valorizzare le esperienze positive maturate nell’ambito delle SSIS, e in particolare i supervisori SSIS, figure chiave per il raccordo scuola-università. E’ necessario introdurreuna formazione in servizio obbligatoria e certificata.La continuità didattica è un bene essenziale: salvo rare e motivate eccezioni, ilpersonale docente dovrebbe rimanere in servizio presso la stessa scuola per non menodi 3 anni. L’accesso all’insegnamento deve avvenire in ogni caso per pubblico concorso nazionale;rimane aperto l’ambito territoriale in cui il concorso può essere effettuato,fermo restando il pari diritto di accesso per tutti i cittadini italiani in qualunque parte del territorio nazionale (e ormai anchedell’Unione Europea, unico vincolo essendo quello della conoscenza della lingua).Nella condizione attuale non riteniamo che ci siano le condizioni giuridiche e gestionaliper affidare il reclutamento alla scelta delle singole scuole, scelta che riteniamo di carattere discrezionale e aleatoria,senza alcuna procedura di selezione.Completare il processo dell’autonomia scolastica implicherà anche l’introduzione della “carriera” dei docenti e la possibilità di istituire figure professionali diversificate,al fine di affrontare la sfida della complessità educativa alla quale l’autonomia stessadeve rispondere. 8 Cambiare la scuola per dimezzare la dispersione scolastica il passaggio cruciale dalla preadolescenza all’adolescenza L’insuccesso e la dispersione scolastica, i bassi livelli di apprendimento degli studentie delle studentesse rispetto ai propri coetanei europei, si manifestano nellascuola secondaria di primo e secondo grado. Come tutti sappiamo, il punto di sofferenzaè lo snodo che va dagli 11 ai 16 anni, che coincide con il passaggio dalla preadolescenzaall’adolescenza e costituisce il punto debole dell’azione orientativa. E’ quiinfatti che si registra il tasso più alto di dispersione scolastica, con punte del 30%, soprattuttonel primo anno degli istituti professionali e tecnici.Occorre promuovere progetti ed esperienze di continuità e di raccordo curricolaretra i due segmenti scolastici. Invece, il passaggio dalla scuola del primo ciclo allascuola del secondo ciclo è tuttora problematico.Perché il biennio diventi realmente orientativo a partire dal primo anno, anzi daiprimi mesi della secondaria di secondo grado, è necessario progettare una azione diorientamento incentrata sul recupero e sul riallineamento delle competenze di base,soprattutto di quelle afferenti all’area di istruzione generale (sviluppo degli assi culturali)relative all’equivalenza formativa. Mentre nel secondo anno, invece, dovrebbeessere predisposta ed attivata un azione di ri-orientamento.Perché questo si realizzi è necessario che si renda effettiva la pari dignità dei percorsie la loro equivalenza formativa, dei bienni, dei licei, dei tecnici, dei professionalie della formazione professionale, indicando con precisione le competenze culturaliin uscita riferite ai quattro assi culturali del biennio, in modo da garantire i passaggida un indirizzo all’altro senza costringere gli studenti a dover affrontare gli esami diidoneità.Il Partito Democratico inoltre ritiene l’Anagrafe per combattere la dispersione scolasticastrumento utile e necessario, se fatto con criteri che rispondano in modo efficaceed efficiente all’obiettivo di dimezzare il tasso di dispersione scolastica, chel’Europa 2020 impone al nostro Paese. Vogliamo dare impulso alla nascita delle Anagrafi Regionali degli Studenti (oggi hanno o stanno istituendo le anagrafi solo 11 regionisu 20).Le norme generali ministeriali secondo noi devono indicare soltanto i criteri perindividuare i dati sensibili non acquisibili, salvaguardando le competenze regionali egarantendo allo Stato la possibilità di acquisire, dal sistema delle anagrafi regionali,i dati di cui necessita per l’esercizio delle funzioni che l’ordinamento gli riconosce, tracui il sistema di valutazione. Nella bozza di Accordo sul Titolo V raggiunta all’unanimitànella Conferenza Stato Regioni, è già prevista la realizzazione di un sistema unitariodi raccolta dei dati, a partire dai livelli regionali e quale sistema integrato deglistessi, che consente l’accesso e l’utilizzo da parte di tutti i protagonisti istituzionali(Stato, Regioni, Enti locali e istituzioni scolastiche) e che prevede anche la loro partecipazionenella predisposizione dei criteri che lo governano. 9 Istruzione e formazione professionale di qualità Occorre connettere organicamente il sistema dell’istruzione, di competenza delloStato, il sistema della formazione professionale, di competenza delle Regioni nonchèle competenze dello Stato, delle Regioni e degli Enti Locali relative allo sviluppo e allavoro.Riteniamo che sia opportuno che esista ampia collaborazione tra i due sistemi,che le Regioni e le autonomie locali attuino una programmazione integrata. Non riteniamoopportuno un processo di unificazione tra i due sistemi, che farebbe perdereai due sistemi le proprie peculiari caratteristiche e la propria identità, né una concorrenzatra gli stessi.Occorre allineare i sistemi, qualificarli, migliorare le dotazioni strumentali, sanaree ammodernare strutture e edifici spesso fatiscenti. Il divario territoriale è una dellecriticità più rilevanti, da affrontare attraverso (i) la fissazione dei LEAC (ii) la legge sull’apprendimentopermanente (iii) il riconoscimento, la validazione, la certificazionepubblica dei crediti e delle competenze e l’accreditamento delle strutture formative(iv) l’offerta di servizi di trasporto e per il tempo libero. È indispensabile un maggiorcontrollo sulla spesa destinata alla formazione e sull’impiego dei fondi strutturali comunitari.L’istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS) va potenziata e gli Istituti TecniciSuperiori (ITS) vanno istituiti come esperienze di formazione terziaria non accademica,distinguendo tra un’offerta regionale flessibile, non stabile, legata alle condizioni localiin continua trasformazione, e un’offerta di eccellenza, da consolidare nei settoristrategici dello sviluppo del Paese. L’effettiva co-progettazione fra scuola e impresedei percorsi, e in particolare degli stage, vetrina delle aziende, è uno strumento potente,se ben concepito e utilizzato. Vanno infine individuate forme efficaci di monitoraggioe controllo.Occorre poi un provvedimento di legge per riconoscere il diritto individuale all’apprendimentopermanente, estensione del diritto all’istruzione che condiziona l’accessoa tutti i diritti. Anche la formazione continua va riconsiderata, nel senso diorientare le iniziative verso i soggetti che sono più bisognosi di essere formati, aggiornati, riconvertiti, e sono più a rischio di perdita del posto di lavoro. Occorre ancheun maggior coordinamento tra programmazione regionale e programmazione deifondi interprofessionali, ampliandone il campo di intervento (apprendisti, lavoratoriatipici e discontinui…) 10 Un piano straordinario per l’edilizia scolastica Due edifici scolastici su tre non sono a norma di legge, per questo è urgente metteresubito in sicurezza il 65 per cento delle scuole italiane. Da uno studio della KRLSNetwork of Business Ethics, emerge che in Italia solo il 46 per cento delle scuole hail certificato di agibilità statica, contro il 98 per cento della Germania, il 93 per centodella Francia, il 92 per cento dell’Inghilterra, l’89 per cento della Spagna, il 77 percento della Polonia, il 71 per cento del Portogallo, il 64 per cento della Romania, il 58per cento della Bulgaria e il 53 per cento dell’Albania che chiude la classifica.Così come sappiamo che tanti Istituti funzionano fuori norma ed in violazione deldecreto che per la sicurezza antincendio prevede la permanenza in classe di non piùdi 26 persone in presenza di una unica porta quale via di fuga, ora a causa dell’aumentodel numero degli alunni per classe, deciso dal Governo in carica, spessissimoil limite viene sforato giungendo anche ad avere presenti in classe più di 38 alunni .E’ in gioco la vita dei ragazzi.Il Partito democratico propone un piano straordinario per la manutenzione, lamessa in sicurezza degli edifici scolastici e l’edificazione di nuove scuole.Le risorse stanziate, anche dall’ultimo governo di centro sinistra, talvolta non possonoessere spese dagli enti locali per i lacci troppo stretti del patto di stabilità interno,che altrimenti verrebbe sforato. Per questo chiediamo di escludere dal patto distabilità le spese per l’edilizia scolastica , come più volte da noi sollecitato anche inParlamento. Lo snellimento delle procedure per reperire , liquidare e spendere le risorse,l’apertura di nuovi cantieri per la messa a norma e la ristrutturazione degli istitutiscolastici esistenti, oltre che l’edificazione di nuove scuole, permetterebberoanche di dare avvio a centinaia di nuovi cantieri, con un impatto positivo sull’economiae l’ occupazione. Va programmata con le Regioni e gli enti locali, soprattutto nelmezzogiorno, una razionalizzazione e un rinnovamento radicale delle strutture scolastichedestinando a questo scopo, nelle aree sotto utilizzate, i fondi FAS. Togliendole scuole dagli “appartamenti” in locazione ed edificando nuovi poli scolastici progettaticon una architettura innovativa eco sostenibile in linea con le nuove tecnichedi risparmio energetico, che sostenga e renda possibile una nuova didattica a classiaperte ed interdisciplinare. Dotando gli Istituti scolastici di palestre, biblioteche e laboratori,facendo intervenire nel controllo e nell’indirizzo dell’utilizzo delle risorse perl’edilizia scolastica il consiglio di istituto delle scuole autonome, rimotivando cosìanche la partecipazione dei genitori e degli studenti, oltre che dei docenti e di tutticoloro che nell’istituto operano.

Il documento sintetico essenziale frutto del lavoro aperto di questi mesi discusso e votato sabato all'assemblea nazionale del PD.
Ovviamente ogni parola rimanda ad elaborazioni più complesse (che non poteva essere approfondita in un documento da trasferire e far fruire a tutti i dlegati) che potete approfondire nel sito del pd e sul sito di radio radicale (trovate tutti i link in una mia nota precedente : http://www.facebook.com/note.php?note_id=459031058216 )

VI chiedo di diffonderlo per conoscenza e per poterlo discutere, tra i vostri contatti o siti e pagine e gruppi o siti sindacali che trattano di scuola.) per non sentirimi dire da qualcuno : che cosa ha fatto il pd. Può essere miglioraible, criticabile, integrabile(Ed è bene farlo, come si fa nelle democrazie, non ignorarlo e basta). Il pd ha fatto questo e ha chiesto a tutti di contribuire a scriverlo.Altri no. Va detto. Eccolo qua.E' un punto di partenza: ma è stato ampiamente condiviso. RIPETO: FATELO GIRARE.


Daniele La Delia
redazione@aetnanet.org






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