È un verdetto politico: utilizzo abnorme dei contratti a tempo determinato nel settore della scuola
Data: Martedì, 05 ottobre 2010 ore 11:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Docente di relazioni industriali alla facoltà di scienze politiche dell'università di Bologna, per anni componente del direttivo dell'Aran, l'agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego, dalla quale ha seguito la conclusione di tanti contratti della scuola, Mario Ricciardi è molto scettico che la sentenza di Siena possa sopravvivere al giudizio di secondo grado. «La questione ha un'evidenza socio-politica che non può essere nascosta. C'è un utilizzo abnorme dei contratti a tempo determinato nel settore della scuola, a cui le infornate di assunzioni che periodicamente si fanno non riescono a porre un rimedio», accusa Ricciardi, «ma non è questa sentenza che potrà risolvere il problema». Perché, dice Ricciardi, «non tiene conto di quanto stabilito dalla Costituzione e dalle leggi ordinarie. La sentenza dice che siccome sono stati utilizzati contratti a tempo determinato in maniera impropria, la sanzione per il ministero e il risarcimento per il docente può essere solo l'assunzione a tempo indeterminato. E ciò nonostante quanto previsto dalla Costituzione», che per le assunzioni nel pubblico impiego stabilisce la procedura obbligatoria del concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge. «Dalla legge e non dal giudice», precisa il giuslavorista.
C'è poi il decreto 112/2008, che stabilisce il divieto espresso di trasformazione a tempo indeterminato dei rapporti di lavoro a tempo determinato formati in violazione della legge. «Il lavoratore ha diritto al risarcimento, ma non può avere l'assunzione», questo è il succo, «perché escluso dalla legge. E invece il giudice di Siena arriva a conseguenze troppo pesanti in termini di risarcimento, addirittura all'immissione in ruolo».
Ma la direttiva europea? «Dice che è meglio che non ci siano differenze tra pubblico e privato, e che dunque nel pubblico non si abusi dei contratti a termine. Ma prevede la possibilità di eccezioni». Tanti precari stanno guardando a questa sentenza con interesse, pensando di emulare il collega di Siena e sperando così di ottenere quel posto fisso sognato per anni. «La precarietà non fa bene neanche al sistema scuola, ci sono migliaia di persone che, costrette alla mobilità continua da una scuola all'altra, lavorano male e inevitabilmente abbassano la qualità del sistema, non riuscendo a programmare il lavoro, a stabilire un rapporto continuo con i colleghi e con gli studenti», concorda Ricciardi, «dargli stabilità servirebbe a tutti. Ma questo è compito della politica, non della magistratura». Siamo in presenza dunque di una sentenza politica? «Diciamo che il magistrato in questione si è fatto carico di un problema reale, occupando lo spazio che doveva occupare la politica. E che è vuoto».

(di A.R. da  ItaliaOggi)

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