Pure il Consiglio di Stato boccia la riforma
Data: Domenica, 03 ottobre 2010 ore 19:52:46 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Pasquale AlmiranteSembrava che lo Snals-Confsal, il sindacato autonomo della scuola, l'avesse spuntata e invece un breve comunicato del ministero si è affrettato a dire che nulla è cambiato: «Non si verificherà alcun cambiamento nell'attività e nella programmazione scolastica prevista». Un buco nell'acqua dunque che però per un breve tempo aveva fatto riaccendere le speranze in tanti precari e insegnanti di ruolo allorché anche il Consiglio di Stato (ordinanza 7723/2010) aveva avallato quanto già stabilito dal Tar a luglio, che aveva sospeso la circolare applicativa con cui si ridisegnava il quadro orario, riducendolo da 36/40 ore a 32, dei soli istituti tecnici e professionali anche nelle classi intermedie, dalla seconda alla quarta.
Una evidente disparità di trattamento rispetto ai licei (dove la riforma e il nuovo quadro orario partono solo dalla prima classe) e un atto ingiusto per quei ragazzi che non avrebbero dovuto essere coinvolti dal riordino della Gelmini.
Di queste ore appunto l'altra sentenza del Consiglio di stato, al quale il Miur si era rivolto per cancellare la sospensiva del Tar, ma che ne conferma la bocciatura, così come aveva pure fatto il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, sentenze che però non scalfiscono la decisione ministeriale.
«La notizia secondo la quale il Ministero debba rivedere completamente tutti gli organici delle classi 2°, 3° e 4° degli Istituti tecnici e professionali è priva di ogni fondamento», tranciando così ogni velleità di richiamare a scuola precari licenziati o docenti trasferiti o a disposizione per mancanza di cattedra, ma salvando dal soqquadro uffici scolastici e graduatorie.
Anche questo serve però a capire come la riforma sia stata scritta solo per fare cassa.
Bisogna sottolineare che non c'è organismo giudiziario o sindacale o associativo che sia d'accordo con la decisione più che del Miur del Mef di Tremonti.

Pasquale Almirante - La Sicilia del 3 ottobre 2010





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