Precari, posto fisso per sentenza. Gelmini condannata ad assumere una docente
Data: Domenica, 03 ottobre 2010 ore 12:00:00 CEST Argomento: Giurisprudenza
Sono 94 mila i supplenti
con contratto fino al 30 giugno, oltre 20 mila quelli che lavorano ogni
anno fino al 30 agosto. Per non parlare di bidelli e assistenti: 60
mila solo i precari impegnati a coprire i posti vacanti nell'organico.
È l'esercito degli aspiranti a un posto fisso nella scuola, quelli che
ci lavorano già da anni e con contratti di lunga durata, quelli che a
ogni inizio anno animano le piazze della protesta. Un giudice li
farebbe assumere tutti in pianta stabile, e gli farebbe dare dal
ministro dell'istruzione pure il risarcimento dei danni subiti per
l'attesa. È il giudice del lavoro del tribunale di Siena, Diego
Cammarosano, che ha decretato la trasformazione automatica del
contratto di una docente da tempo determinato a tempo indeterminato. Il
motivo? La docente aveva sforato il tetto dei tre contratti
reiterabili presso uno stesso datore di lavoro. L'insegnante in
questione infatti per ben 6 volte di seguito era stata assunta a inizio
anno e poi licenziata alla fine delle lezioni. Un comportamento vietato
dalla legge nel settore privato e che nel pubblico impiego è invece
consentito, per fronteggiare situazione emergenziali. Normalmente
accade che i contratti siano reiterati per decenni, Ma il problema, ha
ragionato il magistrato, è che la docente lavorava con continuità
perché il posto era sempre vuoto, era un vuoto fisiologico e non
eccezionale. E nessun risarcimento avrebbe mai potuto ristorarla del
bene della mancata assunzione così come nessuna sanzione potrebbe
dissuadare il ministero dal reiterare il comportamento illegittimo.
Ecco perché Mariastella Gelmini, ministro dell'istruzione, è stata
condannata ad assumere l'insegnante e a risarcirla per l'attesa. La
notizia della sentenza ha messo in subbuglio gli uffici scolastici e
sindacali locali. L'interpretazione offerta dal magistrato chiude
quella porta di eccezioni che finora anche la Corte di giustizia
europea aveva concesso all'Italia. Se confermata in secondo grado, la
decisione aprirebbe nei conti pubblici una voragine dalle dimensioni
ciclopiche, visto che a lavorare ogni anno con contratti di durata
annuale sono 180 mila persone. È vero che la sentenza ha effetti solo
per i ricorrenti, ma è facilmente pronosticabile che gli altri
interessati si rivolgeranno dal giudice per chiedere analogo
trattamento. Se tutti dovessero entrare, l'organico della scuola salire
da 1,2 milioni a 1,38 milioni. Al momento è una situazione solo
teorica. È prevedibile che il ministero si appellerà in giudizio,
questa volta con il coltello tra i denti per veder rispettare quel
divieto previsto dal collega dell'economia, Giulio Tremonti con il
decreto 134/2009: «I contratti a tempo determinato stipulati per il
conferimento delle supplenze..., in quanto necessari per garantire la
costante erogazione del servizio scolastico ed educativo, non possono
in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato
e consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi
prima della immissione in ruolo».
Divieti che secondo il giudice sono facilmente disapplicabili a
vantaggio delle più garantiste previsioni della direttiva 1990/70 CE e
delle varie pronunce in materia della Corte di giustizia. Con buona
pace delle ragioni di cassa dello stato italiano.
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