Clamoroso flop dello sciopero della scuola
Data: Venerd́, 18 marzo 2005 ore 19:38:54 CET
Argomento: Opinioni


SCIOPERO ILLOGICO  

 

«Uno sciopero contro la logica»  

 

«Uno sciopero contro la logica», scrivono gli amici di Diesse dell’agitazione proclamata per venerdì 18. Certo, i problemi non mancano: «Gente che da vent’anni insegna appesa a una supplenza ha come aspirazione fondamentale, giustamente, una stabilità. Tra le norme che cambiano un giorno sì e l’altro pure, l’irrisione degli studenti, la stima sociale in caduta libera, l’unico obiettivo che sembra restare (agli insegnanti) è la rivendicazione di uno stipendio decente. Proprio per questo non riusciamo a comprendere le ragioni dello sciopero. Se vogliamo eliminare il precariato è necessario cambiare il sistema di reclutamento. Se vogliamo ridare stima e compensi adeguati agli insegnanti occorre cambiare lo stato giuridico. Più che contro il governo, sembra uno sciopero contro la logica: chiede che restino immutate le cause dei problemi che vengono denunciati. Per amore alla logica – oltre che al nostro lavoro e alla nostra professionalità, che vorremmo vedere riconosciuta e non mortificata – non scioperiamo. Sempre per amore alla logica e al nostro lavoro ci piacerebbe poter ragionare su questi temi con chiunque non viva di pregiudizi».

Sottoscriviamo e rilanciamo la sfida.

 

 

 

UNO SCIOPERO CONTRO LA LOGICA

 

Comprendiamo bene le ragioni dei precari. Gente che da dieci, quindici, vent’anni insegna appesa a una supplenza ha come aspirazione fondamentale, giustamente, una stabilità.

Comprendiamo anche le ragioni di tanti insegnanti che precari non sono: tra le norme che cambiano ogni giorno o forse mai, la disaffezione degli studenti, la stima sociale in caduta libera, l’unico obiettivo che sembra restare è la rivendicazione di uno stipendio decente.

Comprendiamo pure, in un certo senso, le ragioni dei sindacati: hanno come scopo la tutela dei lavoratori, non possono chiedere che i lavoratori diminuiscano.

Proprio per questo non riusciamo a comprendere le ragioni dello sciopero del 18 marzo.

Se vogliamo eliminare il precariato è necessario cambiare il sistema di reclutamento.

Se vogliamo ridare stima, motivazione e compensi adeguati agli insegnanti occorre cambiare lo stato giuridico, introducendo la valutazione del merito e un sistema premiante.

Se vogliamo che continuino a esserci insegnanti (i giovani non ne vogliono più sapere) dobbiamo offrire loro una professione stimolante, non un oscuro ruolo impiegatizio.

È uno sciopero politico-elettorale contro il governo - il che è legittimo; ma soprattutto è uno sciopero contro la logica, e contro gli interessi reali degli insegnanti (e degli studenti), perché chiede che restino immutate le cause dei problemi che vengono denunciati.

Per questo, per amore alla logica – oltre che al nostro lavoro e alla nostra professionalità, che vorremmo vedere riconosciuta e non mortificata – non scioperiamo.

Sempre per amore alla logica e al nostro lavoro ci piacerebbe poter ragionare su questi temi con chiunque non viva di pregiudizi.

 

di Justin Mc Leod

 

I riformisti: ma la Moratti non fa le riforme (purtroppo)

 

L’ala riformista della opposizione di sinistra, soprattutto quella di estrazione PCI-PDS-DS, rimprovera alla Moratti non di aver fatto ma, al contrario, di non aver fatto le riforme che pure comparivano nel programma elettorale della Casa delle Libertà, a partire dalla creazione dei due sistemi "di pari dignità" in uscita dal primo ciclo.

 

Un altro esempio, forse anche più clamoroso, è quello che riguarda la mancata riforma dello stato giuridico dei docenti. Secondo Giovanni Cominelli, editorialista de "il Riformista", il decreto legislativo attuativo dell’art. 5 della riforma sulla formazione e il reclutamento dei docenti "avvia solo un timidissimo cambiamento" e rinuncia alla novità più importante, la chiamata diretta da parte delle scuole autonome. Cominelli, che ha collaborato in più occasioni anche con il sottosegretario Aprea sulle tematiche dell’innovazione educativa, appare ora particolarmente deluso, e giunge a dire che "ancora una volta l’apparato ministeriale e il sindacato sono uniti nella lotta per conservare lo status quo" (intervista a "Tempi" del 10 marzo 2005).

Un’opinione sostanzialmente condivisa anche da Vittorio Campione, già responsabile scuola dei DS e segretario particolare dell’ex ministro Luigi Berlinguer, secondo il quale "essere bravi non è una colpa", ed è giusto che le scuole autonome "non solo possano ma debbano assumere direttamente il personale di cui hanno necessità nel momento che ritengono più giusto e scegliendo a tal fine le personalità con i profili professionali migliori".

Forse c’è una parte del centro-sinistra che avrebbe desiderato che il centrodestra facesse alcune operazioni ritenute necessarie, come quelle citate, in modo da liberare il futuro governo (di centro-sinistra) dall’onere di farle in prima persona? Non è casuale che a pensarla così siano i "blairiani" del "Riformista": Tony Blair non ha mai nascosto di aver un debito di riconoscenza verso Margaret Thatcher soprattutto per la sua linea di forte contestazione del "conservatorismo" dei sindacati.







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