Alla Gelmini non bastano 50 minuti
Data: Mercoledì, 22 settembre 2010 ore 16:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Adesso che le lezioni settimanali sono state ridotte, ora che non ci sono più giornate in cui stare 6 ore tra i banchi, le ore devono tornare a essere di 60 minuti e non più di 50. La stretta sulla durata effettiva delle lezioni potrebbe essere a giorni notificata dal ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, a tutti gli istituti scolastici.
Con un po' di ritardo rispetto all'avvio dell'anno scolastico, visto che le lezioni sono partite quasi ovunque. La nota in verità è pronta da tempo ed è stata sottoposta a luglio a un confronto informale con i sindacati. Ma si decise di soprassedere, anche per evitare di gettare nuova benzina sul fuoco delle polemiche prevedibili con l'entrata in vigore della riforma delle superiori e dei conseguenti tagli al personale. Adesso i tempi dovrebbero essere maturi. L'avvio della riforma è una delle motivazioni che ha spinto il ministro a ritenere che non sia più il caso di accettare riduzioni a 50 minuti, a volte anche a 45. «Non è serio, con la nostra riforma si faranno ore di 60 minuti», ha commentato più volte il ministro. I dirigenti in passato hanno sostenuto la necessità del taglio spesso proprio alla luce del carico eccessivo di lavoro in cui si traduceva l'orario pieno, per docenti e soprattutto alunni. Le difficoltà maggiori erano registrate dagli istituti tecnici e professionali, dove si era arrivati a 38, anche 40 ore di lezioni settimanali.
Con l'entrata in vigore della riforma -per le classi prime dei licei, seconde, terze e quarte dei tecnici e terze e quarte dei professionali- questa giustificazione cade. Nel caso in cui il ministero decidesse di chiedere il rispetto della normativa, le scuole che decidono di continuare a operare con orari ridotti dovrebbero prevedere integrazioni del calendario scolastico a recupero dei minuti persi. Vi sono però situazioni in cui l'ora a 60 minuti comporta la perdita delle coincidenze con il trasporto pubblico per il ritorno a casa dei ragazzi, un problema molto sentito nei piccoli centri dove la migrazione quotidiana degli studenti verso la città è abbastanza frequente. È il cosiddetto caso di forza maggiore, che finora è servito a scongiurare i recuperi. E che in un sistema più rigido dovrebbe diventare l'eccezione, da motivare adeguatamente per le singole classi. Con la conseguenza che la campanella d'uscita in uno stesso istituto potrebbe suonare in tempi diversi. Tante insomma le variabili, dalla riorganizzazione in corsa del lavoro già programmato ai trasporti, che potrebbero indurre il ministero a una prima applicazione morbida del nuovo orario. Il nodo sul tenore della circolare dovrebbe essere sciolto nei prossimi giorni.

(da Italia Oggi  di Alessandra Ricciardi)

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