Così spariscono i soldi per l'edilizia scolastica Servono 4 mld, ci sono 130 mln
Data: Mercoledì, 22 settembre 2010 ore 12:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Ci sono ma
non si vedono. O forse neanche ci sono? È un bel mistero quello dei
fondi stanziati in finanziaria per l'edilizia scolastica. Soldi di cui
non si parla mai, visto che la polemica negli ultimi mesi si è
concentrata sui 358 milioni del Fondo per le aree sottosviluppate
(Fas), che secondo le regioni meridionali sono stati «scippati» dalle
regioni del nord. Fatto sta che la legge finanziaria 2010 prevede lo
stanziamento «fino a 300 milioni di euro» per la messa in sicurezza
degli edifici scolastici, in un comma dove non si fa altro che parlare
di «massima celerità» e di «immediatezza». Invece non se ne è ancora
fatto niente, e soprattutto si viene a scoprire che per ora i fondi a
disposizione sono solo 130 milioni.
Ma lo «scandalo» è un altro. E
cioè che di fronte a una vera emergenza nazionale, quella delle
«sgarrupatissime» scuole italiane, di punto in bianco salta fuori che i
soldi possono essere spesi solo previo «indirizzo delle commissioni
parlamentari», istruzione e bilancio. Mentre la Corte dei conti,
nella relazione di luglio, mette sotto la lente di ingrandimento i
complicatissimi e sommamente inutili meccanismi burocratici che
impediscono di spendere anche quei pochi soldi che ci sono, nella
Finanziaria della crisi qualcuno ha pensato di infilare un ennesimo
lacciuolo: devono prima decidere le Commissioni parlamentari. E così
tutto si blocca. Perché il termine per la deliberazione dell'atto (con
proroga) è scaduto il 30 giugno. Il Pd criticò la norma già all'epoca
della sua approvazione. Manuela Ghizzoni e Raffaella Mariani,
rispettivamente capogruppo alla commissione cultura e infrastrutture,
spiegano che il ruolo del parlamento può anche trovare un suo spazio,
ma solo nell'indicare i criteri generali, perché che ne sa un
parlamentare dove servono i soldi per mettere a posto le scuole? Ma il
«colpo di mano» a favore dei parlamentari non piace neanche al
sottosegretario alle infrastrutture Mario Mantovani, l'uomo del governo
nelle questioni di edilizia scolastica, che tuona: «Diciamolo fuori dai
denti, qualcuno spera di portare un po' di acqua al proprio mulino. Ma
a me non interessa, o le Commissioni deliberano, o io quei soldi li
utilizzo comunque».
Ma la storia non finisce qui, perché resta da capire se le commissioni
non deliberano per inerzia - e vista la situazione dell'edilizia
scolastica sarebbe gravissimo - o perché «dall'alto» (cioè dal
ministero del Tesoro) è arrivata l'informazione che i soldi non ci
sono, quindi meglio aspettare.
D'altronde scavando nella complicatissima vicenda dei finanziamenti per
l'edilizia scolastica il «succo» alla fine è proprio questo: per
mettere in sicurezza le scuole ci vorrebbero 4 miliardi di euro (lo
dice la Corte dei Conti) ma la crisi morde e nelle casse dello Stato
non c'è il becco di un quattrino. Basta guardare la vicenda dei fondi
Fas: 1 miliardo di euro promesso dal governo e di cui finora sono stati
concretamente spesi solo 220 milioni per permettere l'avvio dell'anno
scolastico in Abruzzo dopo il sisma. Poi, a maggio, il Cipe ha
sbloccato una seconda tranche di 358 milioni di euro scatenando le ire
delle regioni meridionali a cui spetta l'85% del finanziamento per le
aree sottosviluppate: il governo, invece, ha deciso di utilizzare
questi fondi per dare finanziamenti alle scuole considerate più a
rischio. Una classifica emersa dall'ultima rilevazione nazionale -
conclusa all'80% - sugli elementi non strutturali degli edifici. Una
decisione sensata, peccato che il criterio utilizzato per mettere in
fila le regioni italiane sia stato quello della popolazione scolastica
e del numero delle classi: prima in assoluto è risultata la Lombardia
(patria del ministro Gelmini ma anche del sottosegretario Mantovani) a
cui andranno 50 milioni di euro. La promessa è che la prossima tranche
riequilibrerà questo strappo: «Sarà destinata solo alle 8 regioni del
sud, questo è certo», spiega Mantovani. Ma il fatto è che pure i fondi
Fas, al momento, sono fantomatici: l'agognato stanziamento è stato
pubblicato solo l'altro ieri in Gazzetta ufficiale. E con una
precisazione che non lascia ben sperare: il finanziamento «sarà erogato
secondo modalità temporali compatibili con i vincoli di finanza
pubblica». Potrebbe voler dire mai. (Cinzia Gubbini da Il Manifesto)
redazione@aetnanet.org
|
|