Anagrafe scolastica, la posizione dei Democratici
Data: Martedì, 21 settembre 2010 ore 17:32:10 CEST Argomento: Comunicati
Francesca Puglisi
replica all'articolo di Andrea Ichino sul Sole 24 Ore: per il PD
Anagrafe utile per combattere la dispersione scolastica, se fatta con
criteri efficaci e non invasiva della privacy
Egregio Direttore,
Le scrivo per rispondere alla caricatura che Andrea Ichino fa dalle
colonne del Sole 24 Ore della posizione del Partito Democratico
sull’Anagrafe nazionale degli studenti, proposta dal Ministro Maria
Stella Gelmini.
Il Partito Democratico ritiene l’Anagrafe per combattere la dispersione
scolastica, strumento utile e necessario, se fatto con criteri che
rispondano in modo efficace ed efficiente all’obiettivo di dimezzare il
tasso di dispersione scolastica, che l’Europa 2020 impone al nostro
Paese. Della
proposta del Ministro noi abbiamo criticato la schedatura del credo
religioso degli studenti (quale incidenza ha l’essere cattolico, ebreo,
mussulmano o ateo sul successo scolastico ?!), la rilevazione dello
stato di salute e degli eventuali reati commessi dai ragazzi. In una
fase della nostra democrazia in cui un Ministro della Repubblica, prima
minimizza, e poi si attarda, nel far rimuovere simboli di Partito da
una scuola pubblica, credo che ci siano sufficienti ragioni per stare
con gli occhi ben aperti, di fronte ad ogni provvedimento.
Ma la critica più seria che rivolgiamo al progetto gelminiano di
Anagrafe degli Studenti, sta ancora una volta nella sua decisione di
accentrare nelle stanze del MIUR qualsiasi strumento o provvedimento
per migliorare il sistema scolastico italiano, piuttosto che dare
impulso all’attuazione del Titolo V della Costituzione in tema di
decentramento scolastico, passando agli Enti Locali le competenze e le
risorse necessarie per rispondere ai reali bisogni formativi dei
ragazzi e delle ragazze del nostro Paese.
Quindi noi chiediamo che venga dato impulso alla nascita delle Anagrafi
Regionali degli Studenti, già istituite dal Ministro Berlinguer nel
1999, poi rilanciate nel 2005 dal Ministro Moratti, richiedendone
l’integrazione con le rilevazioni dei Comuni, coordinati dalle
Province. Quei provvedimenti prevedevano giustamente che il Ministero
assicurasse solo l'interoperabilità delle anagrafi, definendo l'insieme
delle informazioni che permettono la tracciabilità dei percorsi
scolastici e formativi dei singoli studenti.
Nel frattempo alcune regioni, tra cui Emilia-Romagna, Toscana, Liguria,
Piemonte, Lombardia, Campania e Friuli Venezia Giulia, hanno già
provveduto a istituire le anagrafi regionali degli studenti.
Sappiamo che dal Gennaio 2010 è stato attivato un gruppo tecnico presso
la IX Commissione delle Regioni, al quale partecipano tutti i soggetti
interessati (MIUR; ANCI e UPI). Le norme generali ministeriali secondo
noi devono indicare soltanto i criteri per individuare i dati sensibili
non acquisibili, salvaguardando le competenze regionali e garantendo
allo Stato la possibilità di acquisire, dal sistema delle anagrafi
regionali, i dati di cui necessita per l’esercizio delle funzioni che
l’ordinamento gli riconosce, tra cui il sistema di valutazione. Nella
bozza di Accordo sul Titolo V raggiunta all’unanimità nella Conferenza
Stato Regioni, è già prevista la realizzazione di un sistema unitario
di raccolta dei dati, a partire dai livelli regionali e quale sistema
integrato degli stessi, che consente l’accesso e l’utilizzo da parte di
tutti i protagonisti istituzionali (Stato, Regioni, Enti locali e
istituzioni scolastiche) e che prevede anche la loro partecipazione
nella predisposizione dei criteri che lo governano.
Sarebbe ora che il Ministro si decidesse a tirare fuori dal cassetto
quella bozza di accordo, dandone definitivamente attuazione. Ma come
sempre, i federalisti delle chiacchiere, preferiscono piuttosto
accentrare le scelte e svuotare le casse delle scuole autonome e degli
Enti Locali, gli unici, davvero in grado di dare risposte serie alla
lotta all’abbandono e alla dispersione scolastica. Non saranno di certo
le pesanti catene dell’ordine e disciplina della Gelmini a tenere i
ragazzi legati ai banchi delle nostre scuole. Occorre attribuire
piuttosto alla scuola autonoma e all’autonomia di insegnamento quelle
risorse necessarie per innovare la didattica della scuola superiore di
primo e secondo grado.
E’ solo investendo in un più stretto rapporto tra autonomie locali e
scuole autonome, che riusciremo a sconfiggere davvero i mali del
sistema scolastico italiano, colmando i divari tra nord e sud del
Paese, che questo Governo, sta invece ampliando. L’8 e il 9 Ottobre il
Partito Democratico presenterà all’Assemblea Nazionale le proposte
programmatiche per una scuola pubblica di qualità. Conterranno tutto
ciò che serve per sconfiggere i mali cronici della nostra scuola,
inclusa la nostra visione di valorizzazione del merito degli
insegnanti, la loro formazione e il loro reclutamento, la valutazione
del sistema scolastico per alzare i livelli di apprendimento degli
studenti. Noi non vogliamo solo difendere la scuola pubblica, vogliamo
cambiarla, perché siamo pienamente consapevoli che solo investendo
nella qualità del capitale umano del nostro Paese, potremo tonare a
crescere.
Francesca Puglisi
Responsabile Scuola Segreteria Nazionale Partito Democratico
redazione@aetnanet.org
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