Confindustria scopre le carenze dell'istruzione
Data: Lunedì, 20 settembre 2010 ore 17:00:00 CEST
Argomento: Associazioni


Sconsolata analisi del centro studi dell'organizzazione confindustriale che tuttavia dimentica che è la domanda di lavoratori con alto livello di istruzione, riconosciuto ed apprezzato, ad influenzare l'offerta.
Un sistema produttivo per il quale la maggiore preparazione scolastica è un ostacolo alle assunzioni e nel quale i giovani, magari laureati, se trovano un lavoro lo hanno con retribuzioni pari a coloro che hanno abbandonato la scuola anzitempo, scopre il problema della bassa istruzione.
Meglio tardi che mai capire che anche «le carenze del sistema di istruzione italiano» sono «un grave ostacolo competitivo».
Lo ha fatto il centro studi di Confindustria in una analisi, poco autocritica, dei passi indietro fatti dall'Italia rispetto agli altri maggiori Paesi. Per gli economisti di Confindustria in Italia ci sono «pochi diplomati», «studenti ignoranti», «laureati rarefatti».
«La quota di popolazione in età da lavoro che ha completato l'istruzione secondaria superiore - spiega il rapporto - è di più di 30 punti percentuali inferiore a quelle di Repubblica Ceca, Stati Uniti, Polonia e Germania. Circa 17 punti minore di quelle di Francia e Regno Unito.
Le distanze si sono molto ridotte tra i giovani (25-34enni), ma sono ancora troppo ampie: 15-20 punti in meno degli altri paesi avanzati».
E «non si può neppure dire che i diplomati italiani siano pochi ma buoni. I risultati dell'indagine PISA-OCSE, che misurano il livello delle competenze dei quindicenni in matematica e scienze, rivelano che l'Italia è indietro.
Esistono enormi divari di apprendimento tra le macroregioni. Il Nord ha punteggi inferiori solo a quelli di Germania e Regno Unito. Il Sud gravita su voti inferiori ai greci: una potente spiegazione dell'elevata disoccupazione tra i giovani meridionali. Si rischia di congelare o aggravare l'arretratezza del Mezzogiorno».
Nell'università «le mancanze dell'Italia sono simili a quelle riscontrate nella scuola. La quota di popolazione tra 25 e 64 anni con un qualsiasi diploma universitario è del 14%, circa 28 punti in meno rispetto a quella di Giappone e Stati Uniti, 19 in meno del Regno Unito».
La situazione migliora per i 25-34enni, ma il distacco aumenta nei confronti di Giappone, Francia e Spagna.
«Il divario si assottiglia se si guarda ai laureati in rapporto alla popolazione in età tipica di laurea, ma il dato, oltre che molto variabile, è distorto dall'anomala presenza in Italia di un alto numero di laureati fuori corso che vengono inclusi nella statistica qualunque sia l'età di conseguimento del titolo di studio».
 (da  http://www.iltamtam.it/)

redazione@aetnanet.org






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-23489.html