Trentino: finalmente il reclutamento diretto dalle scuole!
Data: Sabato, 18 settembre 2010 ore 13:10:12 CEST Argomento: Rassegna stampa
L’assessore
all’istruzione
Marta Dalmaso ha annunciato
la rivoluzione delle graduatorie
riguardo al reclutamento dei
docenti, in pratica, la
soppressione delle stesse.
L’assessore sostiene che il
meccanismo delle graduatorie
risulta ingestibile, perché i
ricorsi favorevoli ai docenti
presentati al Tar regionale
avrebbero messo in pericolo l’avvio dell’anno
scolastico. Meglio pensare a un sistema più efficace in
grado tutelare il mondo della scuola.
L’annuncio è positivo per numerose ragioni.
Gli uffici scolastici provinciali sono ormai influenzati
da sindacalisti di ogni sigla che hanno accesso ai
terminali dell’amministrazione, spesso ne sono stati
cooptati negli organici, non svolgono più il loro
fisiologico potere di controllo, ma determinano le scelte
amministrative e gestionali degli uffici che dovrebbero
lavorare in assoluta autonomia, nell’interesse generale e
non di gruppi di lavoratori con copertura sindacale.
Nonostante i sindacati continuino a ripetere lo slogan dei
diritti dei docenti, in realtà sono proprio i docenti a subire
gli effetti nefasti delle graduatorie, costretti a un
precariato infinito e a continui contenziosi.
Ma è chiaro
che questo sistema non garantisce soprattutto l’utenza
che vede i propri docenti ruotare privi di alcuna stabilità,
con competenze non sottoposte ad alcun controllo.
Questo sistema inefficiente e inefficace conviene
soprattutto ai sindacalisti esonerati, con doppio stipendio,
che dal precariato e dal contenzioso traggono la propria
forza, a discapito della qualità di un’istituzione ormai al
tracollo.
Spiace che il Ministro non abbia saputo
affrontare i veri nodi del collasso scolastico, finendo per
imperizia col licenziare i docenti in fondo alle
graduatorie, spesso i migliori e i più motivati.
Via allora a nuove regole, a un reclutamento efficace,
lineare e senza scossoni.
Nessuno vuole la chiamata diretta da parte dei dirigenti
scolastici, in particolare noi dirigenti scolastici.
La
chiamata diretta da parte dei dirigenti non esiste in
nessun Paese occidentale, si presterebbe a clientelismo,
in particolare nel Meridione, ma soprattutto un dirigente
non può avere le competenze necessarie al reclutamento.
Il compito di reclutare il nuovo personale può invece
essere affidato al Comitato di Valutazione affiancato da
esperti interni della disciplina e alla Giunta esecutiva,
valorizzando questi Organi Collegiali, attualmente
pletorici e irresponsabili.
Ciò significa che il docente verrà valutato in base alle
sue capacità e competenze professionali, al suo bagaglio
culturale, all’esperienza di insegnamento maturata sul
campo, chiamato a osservare le direttive stabilite dalle
singole scuole e responsabilizzato in merito ai risultati
conseguiti.
Le graduatorie che tanto hanno fatto tremare la scuola
trentina in questa estate bollente, tra ricorsi al Tar e
decreti lampo, potrebbero avere vita breve.
Come
conferma l’assessore Marta Dalmaso:
«Vanno aggiornati i criteri e si può trovare un altro
modo per reclutare i docenti per tutelare maggiormente
il mondo della scuola».
La volontà dell’assessorato
sarebbe quella di definire criteri più rigidi e modalità
più efficaci per reclutare i docenti.
Un sistema che non
debba per forza essere oggetto di ricorsi. E si arriva al
tema più generale: le graduatorie. «Sono da sempre un
tema spinoso, delicato - afferma Dalmaso - e vedremo
se ci sono dei margini per migliorare il quadro attuale.
Come abbiamo visto, ci sono dei meccanismi
farraginosi che vanno rivisti.
Ora apriremo un
confronto - conclude l’assessore - e cercheremo di
capire come aggiornare i criteri e maturare magari
altre modalità per il reclutamento dei docenti che siano
più efficaci per il mondo della scuola».
Insomma, si
profila una sorta di rivoluzione.
Naturalmente non sarà facile ricondurre i sindacati
italiani lontano dal potere gestionale che hanno
ottenuto, nonostante il distacco reale dalla gran massa
dei lavoratori.
La questione della FIAT di Melfi è
emblematica: tre operai scioperano creando
ostruzionismo e bloccando una pista magnetica
indispensabile alla produzione. Sono licenziati. Un
giudice del lavoro li reintegra. Il Presidente Napolitano
li sostiene.
Ne emerge un quadro inquietante che vede
la Magistratura del lavoro sempre schierata contro
l’amministrazione (a Palermo abbiamo visto sentenze
incredibili, come quella che voleva costringere i presidi
ad assumere i centralinisti ciechi o quella che faceva
diventare per sentenza i bidelli sprovvisti di titolo
assistenti tecnici).
Sconcertante anche come il
Presidente si sia mobilitato in 24 ore a difesa di tre
operai che avevano interrotto il ciclo produttivo
dell’azienda e non abbia speso una parola per 426
presidi siciliani licenziati (il 14 ottobre devono rifare
l’esame già sostenuto con successo nel 2006), né per gli
88.204 giovani professori precari licenziati negli ultimi
quattro anni dal MIUR.
Certo la FIAT, ove riscontri di non poter governare il
processo produttivo, può sempre de localizzare la propria produzione in
Serbia.
Ma noi che facciamo?
Delocalizziamo gli istituti tecnici in Romania, dove il
sindacato non vive di conflitto continuo?
Il problema infatti è proprio questo: ha senso che
l’amministrazione scolastica dia esoneri pagati a un
sindacato come la CGIL che dell’interruzione della
produzione ha fatto il proprio credo?
Come la FIOM
ritiene giusto interrompere continuamente la catena di
montaggio, così la FLC ritiene normale mandare gli
studenti a casa per fare presunte assemblee in orario di
lavoro, indire scioperi e trascinarsi gli sprovveduti
studenti in piazza considerato che i lavoratori non
hanno più fiducia nel sindacato, insomma, interrompere
di continuo la produzione a scuola.
Per non parlare della stranezza di permettere ai COBAS
di interrompere gli scrutini attraverso lo sciopero di un
solo docente che masochisticamente non possiamo
sostituire impedendo ad altri 100 di assicurare le
valutazioni. Insomma, si può dare a un solo docente del
consiglio di classe il diritto di bloccare gli scrutini e non
rispettare il diritto degli altri dodici docenti di effettuare
i lavori: e questa sarebbe democrazia.
Nonostante la
legge parli chiaramente di limitare le prerogative
sindacali ai soli sindacati rappresentativi, cioè ai cinque
sindacati che rappresentano almeno il 5% dei lavoratori
sindacalizzati, si autorizzano anche tutte le 54 sigle
sindacali presenti nel mondo scolastico a “interrompere
la produzione”, creando una interruzione della
continuità didattica che nessun Paese serio accetta per il
proprio sistema scolastico. In presenza di una realtà
sindacale che da tempo pensa che sia un proprio diritto
danneggiare l’istituzione dalla quale percepisce lo
stipendio, c’è poco da sperare.
Roberto Tripodi,
robertotripodi@virgilio.it
Presidente regionale ASASI
dalla letterina
ASASI - Rete delle scuole autonome della Sicilia
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