L'INTERROGAZIONE (guarda il video)
ANTONIO DI PIETRO: Signor Presidente, intervengo molto
velocemente. Nei giorni scorsi, proprio lei ha affermato che non
avrebbe ricevuto i precari che stavano qui fuori e che rappresentavano
decine di migliaia di precari, semplicemente perché tra alcuni di loro
ve n'erano alcuni che militavano in alcuni partiti, significativamente
nell'Italia dei Valori.
Noi riteniamo che in un Paese democratico vi sia libertà di esprimere
le proprie idee, anche politicamente, e che un Ministro debba occuparsi
di tutti i precari, non soltanto di quelli di cui gli pare e piace
occuparsi.
Ciò premesso, chiediamo che si distolga un attimo l'attenzione dal lodo
Alfano e dalle altre leggi ad personam e che questo Governo si
preoccupi degli oltre 100 mila posti di lavoro che sono stati persi in
questi due anni e sono stati ridotti e degli 8 miliardi di euro che
sono stati sottratti al comparto scuola: chiediamo quindi che lei ci
dia un'indicazione esatta su come reperire i fondi necessari per fare
fronte alle emergenze scolastiche e su come garantire le immissioni in
ruolo di questi precari e, soprattutto, chiediamo che vengano
incontrati i precari e che si spieghino loro le cose come stanno, senza
che siano trattati come persone di serie B, semplicemente perché non
fanno la ola a Forza Italia o al Popolo della Libertà
LA RISPOSTA (guarda il video)
MARIASTELLA GELMINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della
ricerca: Signor Presidente, credo che un dibattito importante
e delicato come quello che riguarda la situazione dei precari, se vuole
davvero essere utile, debba essere improntato ad una veridicità dei
dati e ad una schiettezza intellettuale. A me spiace doverlo osservare
in questa sede, ma l'interrogazione che presentate, onorevole Di
Pietro, contiene una premessa destituita di ogni fondamento, ossia il
maldestro tentativo di far credere a quest'Aula e al Paese che il
fenomeno del precariato, che ha le sue origini negli anni Ottanta,
quando la scuola è stata utilizzata come un grande ammortizzatore
sociale, sia di responsabilità di questo Governo e ad esso debba essere
addebitato. In realtà, non credo che lei non sappia, onorevole Di
Pietro, che vi sono precari che «stallano» in graduatoria da
dieci-quindici anni e oltre e quindi non è possibile cercare di legare
il tema del precariato ad una legge finanziaria che, sicuramente, ha
determinato un piano di razionalizzazione della pianta organica della
scuola: di questo ci assumiamo la piena responsabilità, perché siamo
persone serie e quindi non rinneghiamo nulla di quanto abbiamo fatto.
I numeri della legge finanziaria, però, non portano ad un precariato di
centomila persone: è vero, il taglio nel 2009-2010 è stato di 42 mila
posti, ma ella dimentica, nella sua interrogazione, di fare riferimento
ai 30 mila pensionamenti, così come ai 22 mila pensionamenti dell'anno
scolastico in corso, 2010-2011. Allora i numeri non sono intorno ai 100
mila come è scritto in questa interrogazione, ma sono molto meno: circa
12 mila posti per il 2009-2010 e circa 3 mila posti per il 2010-2011.
Non si tratta di poca cosa, ma voglio dire al suo gruppo e a lei stesso
che questi precari che noi abbiamo determinato con i tagli hanno avuto
tutti la possibilità di un posto di lavoro, grazie al decreto-legge
«salva-precari» e agli accordi che abbiamo siglato con molte regioni
del nord come del sud. Certo, alcuni hanno preferito l'indennità di
disoccupazione, ma un posto di lavoro, un'opportunità di rientrare a
scuola è stata offerta tutti. È chiaro che, invece, ci vorranno anni
per assorbire il precariato che abbiamo ereditato e che non può essere
ascritto alla responsabilità di questo Governo.
Chiudo anche con riferimento alla richiesta che lei ha fatto di
incontro con i precari: innanzitutto i precari sono stati incontrati
dalla sottoscritta fin dall'inizio del mio mandato, ancorché non esista
un sindacato dei precari, e da parte del Governo non è mai mancata la
disponibilità al confronto e al dialogo. Il Ministro - la sottoscritta
- ed il Governo non sono, invece, disponibili a prestare il fianco a
chi è alla ricerca di un po' di visibilità politica e a chi utilizza il
disagio reale di molti lavoratori per fare una battaglia politica
contro il Governo e la sua maggioranza.
LA REPLICA (guarda il video)
ANTONIO DI PIETRO: Forse lei non sa, signor Ministro, che non
è affatto vero quello che lei afferma, perché il precario
ventisettenne, Norman Zarcone, si è buttato dal settimo piano
dell'università di Palermo ed è morto. Non credo che si sia suicidato
per fare un dispetto a lei, si è suicidato perché non aveva un futuro.
Forse lei non sa, signor Ministro, che non si può dire che, siccome da
vent'anni c'è gente che muore di fame, può continuare a morire di fame,
anche se adesso governa lei. A chi devono rivolgersi questi precari, se
non al Governo in carica, per chiedere che si faccia finita con questo
stato di incertezza e di precariato?
Lei mente, signor Ministro, quando dice che ha ricevuto i precari.
Questi stanno ancora lì fuori; quando esce di qui vada a parlare con
loro! Li troverà ancora li, tranne quelli che, nel frattempo, sono
andati in ospedale perché hanno fatto lo sciopero della fame in quanto
da lei non sono stati ricevuti. Lei quindi mente sapendo di mentire.
Ancora: lei mente quando dice che tutti hanno avuto un posto del
lavoro. Quale posto di lavoro? Se lo avessero tutti, sarebbero felici e
contenti. Invece, non hanno affatto ottenuto un posto di lavoro, tanto
è vero che lei stessa ha detto che ci vogliono ancora sette anni perché
lo ottengano. Pertanto, o hanno già un posto di lavoro oppure ci
vogliono ancora sette anni perché lo ottengano.
Chiediamo, signor Ministro, che si metta mano a questa problematica,
innanzitutto stabilendo il principio che il Governo compri meno
cacciabombardieri e destini più soldi per le necessità urgenti, a
cominciare da quelle della scuola (Applausi dei deputati del gruppo
Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Infatti, lei non doveva farsi rubare - altrimenti diventa complice -
gli 8 miliardi di euro che sono stati sottratti alla scuola. Se quei
soldi sono stati tolti, vuol dire che adesso non servono più, quanto
meno non servono a garantire la sicurezza negli istituti scolastici.
Infatti, lei sa bene - perché ciò è previsto anche in una legge da voi
approvata - che in ogni aula scolastica non devono esserci più di
ventisei alunni per motivi di sicurezza e che invece, questo numero
viene costantemente superato. Lei sa bene, signor Ministro, che c'è una
dotazione organica che deve essere prevista in via aggiuntiva in modo
stabile, per far fronte a tutte le volte che una persona non può andare
a lavorare.
Dunque, le chiediamo di smetterla di difendere la casta e -
semplicemente per motivi politici - le leggi che essa approva per uso e
consumo proprio, e che servono a voi, e di occuparsi della fascia più
debole del Paese.
Oggi parliamo di precariato della scuola, domani parleremo del
precariato in generale e di tutte quelle realtà che sono senza lavoro
perché voi vi occupate semplicemente dei fatti vostri