La carica dei mille prof contro la Gelmini «Ora basta con i tagli»
Data: Giovedì, 16 settembre 2010 ore 13:29:52 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Non sono bastati i due auditorium del complesso Marchesi ad accogliere gli oltre mille lavoratori della scuola statale che ieri si sono riuniti in assemblea provinciale per discutere la mobilitazione contro la riforma Gelmini.
Un’affluenza eccezionale di docenti provenienti dalle materne, dalle elementari, dalle medie e dalle superiori, precari e di ruolo, alcuni addirittura già in pensione: tutti uniti in fronte compatto insieme al personale Ata, aderenti o simpatizzanti dei sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Snals, Gilda, Cobas e Unicobas. Unica grande assente, la Uil, che contestava il fatto d’aver organizzato l’assemblea il primo giorno di scuola, creando disagi alle famiglie. Molti dei presenti prendono servizio alle 11 di questo primo giorno di scuola all’insegna della protesta contro i tagli di 446 posti di lavoro in tutta la provincia nell’ultimo biennio. Tra la fiumana diretta al campo di atletica, dove si è svolta la parte centrale dell’assemblea, i commenti alla riforma sono disillusi, sconvolti, più spesso battaglieri. Il più frequente: il popolo della scuola non è morto.
Pochi si fanno scoraggiare dalla calura, dalle nubi di moscerini e dai fischi del microfono. Dopo una breve discussione sui tempi di aspettativa delle pensioni, emerge come cavallo di battaglia della protesta il problema della sicurezza, conseguenza delle classi troppo affollate. L’Iti di Pisa annuncia un esposto diretto alla Procura, ai vigili del fuoco e alla Asl dove si fa presente che secondo la normativa un’aula può accogliere al massimo 25 persone insegnanti inclusi, e dunque classi di 29, 30 o 34 alunni sono improponibili. Dalla Cgil arriva l’esortazione a individuare in tutti gli istituti un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: in quanto figura ufficiale l’Rls potrà prendere contatti con i sindacati che lo seguiranno nella redazione di un esposto analogo.
«La battaglia per la scuola si fa rimboccandosi le maniche e con i mezzi giusti - dicono i sindacalisti - E per avere effetto deve essere capillare in tutto il territorio».
Il richiamo all’unità, alla coesione di categoria e allo spirito di gruppo è più volte ribadito dai relatori e sottolineato dagli applausi più fragorosi. Un’ex insegnante del liceo Dini in pensione da quest’anno fa notare alla platea che «siamo tutti precari».
Un’altra proposta per portare avanti la protesta è che nessuno accetti cariche aggiuntive di natura gestionale, come ad esempio fiduciario di plesso, coordinatore del consiglio di classe e responsabile di laboratorio. Tuttavia l’invito a sfiduciare per iscritto i colleghi che accettano questi ruoli viene accolto nel silenzio. Ovazione all’annuncio di una manifestazione nazionale entro il mese prossimo.
Alcuni propongono di aggregarsi ai lavoratori della Fiom che scenderanno in piazza il 16 ottobre, ma c’è chi sostiene che in questo modo la scuola finirebbe in secondo piano.
Due certezze. La manifestazione sarà in un giorno che consenta a tutto il personale di aderire (quindi non di sabato) e raccoglierà le adesioni di tutti i sindacati. Le richieste immediate vengono lette in tono trionfale: blocco dei tagli previsti per il prossimo anno scolastico, stesura di un piano di stabilizzazione dei lavoratori precari, rispetto nella formazione delle classi della normativa sulla sicurezza e della presenza di alunni disabili, assegnazione di un organico docente e Ata basato sulle effettive necessità delle scuole e ripristino almeno ai fini giuridici degli scatti di anzianità. Biasimo generale per i presidi che, secondo i sindacati, hanno cercato di ostacolare l’assemblea.
Verso la fine dell’assemblea un appello contro il governo cita una vignetta di Altan: “Dobbiamo evitare di fare come i topi, che dopo che gli ebbero trapiantato il cervello degli uomini iniziarono a votare per i gatti”.
Da segnalare nel mondo della scuola anche un caso - comunque non legato alla protesta di ieri - al liceo artistico Russoli, dove il 65% dei docenti ha firmato una lettera indirizzata al Dirigente scolastico regionale chiedendo l’allontanamento della dirigente per presunta incompatibilità con il corpo insegnante.
(LUCIA MAFFEI Il Tirreno)

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