PRECARI IN RIVOLTA: La mia pazza idea di incontrarci sullo Stretto
Data: Martedì, 14 settembre 2010 ore 19:00:55 CEST Argomento: Rassegna stampa
Dopo
due anni di proteste, sta iniziando il terzo: la riforma avanza, i
tagli aumentano e l'organizzazione scolastica è sempre più critica e
instabile.
Docenti offesi nella loro professionalità, colpiti nel loro lavoro;
collaboratori scolastici trattati da parassiti e sminuiti nella loro
funzione, come solo chi non ha mai vissuto la scuola dall'interno può
fare. Classi intasate contro ogni normale criterio pedagogico, dove
gran parte dell'ora passa solo per chiamare l'appello, controllare le
«giustifiche» e avere un minimo di contatto umano con i propri alunni.
Il resto dovrebbe essere dedicato alle spiegazioni, alle conversazioni,
allo studio,alle verifiche, agli approfondimenti,ai rinforzi per i più
deboli. Prime vittime sono i docenti e il personale Ata
(collaboratori e amministrativi), non meno meritevoli, ma semplicemente
precari, con contratti a tempo determinato anche da 20 anni.
Il bisogno di esternare la propria rabbia è grande. Il problema diventa
pratico quando «gridare» il proprio disagio significa spostarsi di
parecchio e per parecchie ore allontanandosi dalla famiglia e a spese
proprie. Ci vuole una manifestazione, facilmente raggiungibile. Un
punto simbolico ma anche pratico perché la situazione della scuola si
avverte di più al sud, soprattutto in Sicilia. Ho individuato lo
stretto di Messina raggiungibile in circa 4 ore e mezza dalla provincia
siciliana più distante ma anche da Napoli e Bari. Ho immaginato un
«incontro», un'unione tra la mia terra e il resto d'Italia, per
dimostrare che non siamo solo numeri in elenco, che siamo tanti, in
carne e ossa, precari e di ruolo e tanti genitori dei nostri alunni, e
tanti alunni che lottano per la loro scuola e per la qualità della
scuola; perché anche loro sono preoccupati delle ricadute che anche a
lungo termine che produrrà la «riforma epocale»! Io lo chiamo un
disastro epocale, perché nessuno verrà mai risarcito dei danni che ha
causato e che ancora causerà.
Inizialmente la mia proposta non ha sortito grande effetto. Ci si
preoccupava di un possibile fallimento, ma cosa avevamo da perdere?
Niente. Siamo andati avanti con Fabiola e Maria Rita, testarde, e a
poco a poco altri comitati e coordinamenti provinciali si sono
accodati. Alcuni sindacati hanno dato la loro adesione, ma la
manifestazione è stata interamente organizzata da noi tre, con il
contributo prezioso e concreto di Didier. La cosa è cominciata a
montare. L'iniziale previsione di 700 partecipanti è cresciuta gli
ultimi due giorni, fin poi arrivare alle 2.500 presenze (secondo la
questura).
Successo clamoroso. Articoli sulla manifestazione più o meno veritieri
in ogni giornale e Tg. Giuro, non me lo aspettavo! È una soddisfazione
vissuta a metà visto che comunque anche quest'anno non avrò una mia
classe. Dopo 23 anni di precariato, negli ultimi sei mi ero guadagnata
un incarico annuale, una sorta di «precariato stabile» che comunque mi
avvicinava al ruolo. Uso il passato perché secondo la Gelmini non sono
meritevole, non posso pretendere di lavorare nemmeno da precaria, non
posso pretendere quello che lei chiama un «privilegio» che mi sono
guadagnata con anni di studio, di impegno, di aggiornamento, di
servizio. Mi degna di elemosina con l'«ammazza precari».
Perdo il mio lavoro solo per «esigenze di cassa», non mi si riconosce
la mia esperienza di educatore, di formatore in nome del risparmio e
della razionalizzazione. La situazione dei precari della scuola è la
stessa dei lavoratori di Termini Imerese, ma la qualità della scuola è
un problema che investe l'Italia intera, perché nella scuola si formano
le personalità che abiteranno questa bella terra, e tutti meritano di
essere seguiti con attenzione, qualsiasi strada prenderanno. Anche nel
profondo sud, dove troviamo strutture fatiscenti, tetti rotti, palestre
inagibili, condizioni di lavoro al limite della decenza. Lo so bene io
che di scuole ne ho conosciute tante essendo stata assegnata ogni anno
in una scuola diversa. In provincia di Agrigento la legge e la
normativa su igiene e sicurezza è spesso un optional con piccole aule
dove i banchi son stipati, addossati alla cattedra tanto che, a volte,
bisogna scavalcarli per raggiungere l'uscita! Eppure si formano classi
anche con 35-40 alunni... Nel frattempo, in un paese dove il ministro
della pubblica istruzione parla di efficientismo, c'è un piccolo tesoro
di provincia, la mia, Agrigento che da alcuni anni non ha il suo
dirigente scolastico provinciale, ma svolge la sua funzione ad interim
il dirigente dell'Usp di Caltanissetta.
( Emma
Giannì- insegnante precaria- da Il Manifesto)
redazione@aetnanet.org
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