Meno ore, addio sperimentazioni:via alla riforma dei sei licei
Data: Domenica, 12 settembre 2010 ore 14:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Al via l’anno zero della riforma. Domani riprendono le scuole in nove regioni, Lazio compreso, con l’istruzione superiore che fa il giro di boa e prende il largo verso l’innovazione. I docenti sono spaccati fra chi si sente pronto e adeguato al cambiamento e chi dice di non aver avuto il necessario supporto. Anche per questo il ministero ha avviato un piano di formazione e comunicazione per gli insegnanti che dovrà «assicurare un’informazione completa e approfondita su tutte le novità». Intanto si parte. Con un dato che sta alla base del cambiamento:  corsi e indirizzi saranno semplificati, si faranno meno ore, per “alleggerire” il carico sugli studenti, e non ci saranno più le vecchie sperimentazioni. I licei, ad esempio, fino allo scorso anno offrivano 396 indirizzi sperimentali, ora ci saranno solo sei tipologie di scuola, dal classico, al liceo coreutico-musicale a quello delle scienze umane. E le ore settimanali saranno in media 27 al primo biennio. Anche i tecnici e i professionali abbandonano la frammentazione a favore di una semplificazione dei percorsi disponibili. «Sarà più semplice per i genitori orientarsi e anche i ragazzi, alla fine delle scuole medie, non si troveranno davanti una giungla di scelte», commentano i presidi, che si dicono d’accordo con la dieta degli indirizzi e delle ore. Per esempio nelle scuole tecniche e professionali il carico di 36 ore settimanali era ritenuto da tutti “eccessivo”. Ora «si darà più attenzione ai contenuti necessari, non ci saranno ripetizioni». Ma non mancano le ombre. Su un punto i presidi sono tutti d’accordo: la riforma sulla carta c’è ed era necessaria, ridurre ore e indirizzi va bene, ma «servono le risorse per dare una scuola veramente nuova agli studenti». Veniamo agli esempi. «Nei tecnici e nei professionali si può anche dire che si fa più laboratorio - spiega Roberto Pellegatta, preside del professionale Meroni di Lissone, in Brianza, una scuola storica per l’artigianato del mobile - ma se poi in questi laboratori ci sono strumentazioni obsolete la preparazione degli studenti resta inadeguata. Il ministero ormai non dà più un euro per rinnovare la strumentazione e anche le imprese non aiutano le scuole perché sono in crisi». Bene, comunque, «la riduzione di indirizzi e doppioni, almeno ci sarà più chiarezza». Anche al liceo sono d’accordo sull’asciugatura di curricula e ore, ma si rimpiangono alcune sperimentazioni, soprattutto linguistiche. «Le mini-sperimentazioni dentro i licei - spiega Carlo Mari, preside del Dante e reggente del Mamiani di Roma- rappresentavano una curvatura interessante per potenziare alcune materie. Per esempio in certe sezioni del classico al ginnasio si facevano quattro ore a settimana di matematica che scendono a tre con la riforma». Per qualcuno c’è stato poi poco «coraggio nel dare un carattere più definito ai nuovi indirizzi». Per esempio secondo molti presidi allo scientifico le materie di indirizzo andavano potenziate di più magari a scapito del latino. «E anche sulle lingue ci sono dei problemi- aggiunge Mario Rusconi, vice presidente dell’Associazione nazionale di categoria e preside del liceo Newton di Roma- con la fine delle sperimentazioni in molti casi si torna a studiare solo l’inglese. L’impianto della riforma, poi, c’è. Ma non ci sono le risorse per arricchire l’offerta che rischia di appiattirsi e essere poco ricca. È giusto razionalizzare, ma non tagliare per poi dimenticarsi di investire sulla qualità. Alla scuola sono stati tolti 8 miliardi, dove sono i soldi che dovevano essere recuperati per la qualificazione del sistema?». La qualità ora si garantisce con il solito escamotage: si chiedono più soldi alle famiglie con cui si pagano anche interi laboratori. Il ministro Mariastella Gelmini ieri, comunque, ha rilanciato i suoi dati sulla dotazione didattica delle scuole ricordando che già 40mila classi «possono oggi usufruire della lavagna interattiva» multimediale e che 300mila insegnanti mila «hanno già ricevuto una formazione per utilizzare le nuove tecnologie nella didattica». Qualcosa si muove, insomma. E la nuova scuola sembra piacere, intanto, agli studenti. I licei musicali (37) e coreutici (5), dove si formeranno musicisti e ballerini con un bagaglio culturale adeguato, hanno registrato il tutto esaurito. Il classico, la tradizione, perde iscritti (-2,9%). Lo scientifico sale grazie anche al nuovo corso delle scienze applicate. Tecnici e professionali, invece, restano indietro e non risalgono la china degli scorsi anni. (di alessandra migliozzi da Il Manifesto)





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