ARGO Catania: Risolti i problemi dei precari della scuola in Sicilia
Data: Martedì, 07 settembre 2010 ore 19:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Mentre cominciano a
delinearsi, in termini di licenziamenti di massa, i risultati delle sue
presunte riforme (definite, sobriamente, “epocali”), la signora Gelmini
che, dopo una brillante carriera di avvocato a Reggio Calabria, è stata
selezionata come sottosegretario alla Pubblica D’istruzione, ha
ritrovato la loquela.
E con la sua ormai nota acutezza di analisi, ha liquidato la questione
dei precari dichiarandoli d’ufficio, “strumentalizzati da forze
politiche” ed “esponenti di Italia del valori”.
Prima dell’estate invece, mentre i suoi dipendenti venivano depredati
dal suo Superiore, il tributarista nonché filosofo dell’economia
Tremonti, aveva conservato uno stretto riserbo e un silenzio di tomba,
ma già, nei mesi successivi, aveva trovato il tempo di discettare
sull’universo dello scibile umano, dalla coltivazione dei papaveri
bonsai ai rapporti politici ed economici con la Groenlandia. Nel
frattempo noi, nel nostro piccolo, ci siamo dati da fare e crediamo di
aver individuato un’alternativa che promette di risolvere in poco tempo
tutti i problemi della scuola, non solo quelli dei precari.
La strada è stretta ma percorribile: basta diventare soci della
cooperativa che gestisce la Scuola paritaria Bosina di Varese,
condividerne la filosofia e aprire altre scuole simili nella forma di
succursali o sezioni staccate. Vedrete che i finanziamenti arriveranno
a pioggia e in misura crescente e tutti i precari saranno velocemente
assorbiti.
Cosa è la Scuola Bosina? E’ presto detto.
La Scuola Bosina è stata fondata nel 1998 dalla Lega Nord e in
particolare da Manuela Marrone, moglie di Umberto Bossi. Essa si
articola in Scuola dell’Infanzia, Scuola Primaria e Scuola Secondaria
di primo grado, tutte paritarie e, in quanto tali, già abilitate a
usufruire di vari finanziamenti da parte di Enti locali, Regione e MIUR.
La sua filosofia, dietro un commovente e poetico paravento di parole,
indica obiettivi formativi facilmente condivisibili.
“Gli uomini sono come gli alberi, se non hanno radici sono foglie al
vento e i bambini sono i semi che devono trovare il nutrimento dalla
terra in cui vivono per diventare querce secolari, di quelle che
affrontano le tempeste della vita rimanendo sempre salde al terreno. Va
da sé che solo chi è padrone del proprio passato è padrone del proprio
futuro.”
Pur seguendo quindi i programmi ministeriali, viene privilegiato lo
studio del territorio circostante, a partire dal principio che
l’ambiente influenza il grado di crescita del bambino. Come?
“La progressiva scoperta del territorio avviene fin dalla scuola
dell’infanzia presentando narrazioni popolari, leggende, fiabe e
filastrocche strettamente legate alle tradizioni locali e grazie alle
numerose visite guidate sul territorio, che consentono al bambino di
riconoscere da diverse angolature la propria identità.
Identità che viene fissata anche con la proposta di studio del dialetto
locale, considerato fonte di cultura e tradizione da salvaguardare.”
Sappiamo poco di didattica, immaginiamo che vi si insegnino dialetti
lombardi, galateo verbale, scelta della canottiera, conservazione della
razza (dalla Frisona alla stirpe Borghezio), analisi delle acque del
Po, gestualità (dal digitus impudicus al gesto dell’ombrello).
Ora, mentre la pubblica istruzione è alle prese con pesanti tagli –
secondo la CGIL Lombardia gli istituti della regione nel loro complesso
vantano un credito dallo Stato di 175 milioni di euro, già messi in
bilancio e mai erogati – con estrema facilità vengono reperiti 800 mila
euro per una scuola cara ad un leader politico: 300mila euro per il
2009 e 500mila euro per il 2010, come stabilito nel decreto del
ministro del Tesoro dello scorso 9 giugno.
Come ha rivelato “Il Giornale”, noto organo di stampa di un gruppuscolo
trotskista lombardo, il meccanismo che lo ha consentito è il ‘Fondo per
la tutela dell’ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio’,
voluto nel 2004 dal Governo Berlusconi, poi cassato da Prodi e
resuscitato dall’ultimo esecutivo.
Esso consente di distribuire a pioggia soldi per i bisogni più diversi
e, di fatto, viene usato dai parlamentari per gratificare le clientele
dei propri collegi elettorali. Volgarmente infatti è detto “legge
mancia”, ma si tratta di mance sostanziose, come si vede.
La Scuola Bosina ha potuto accedere al contributo, formalmente, in
quanto negli ultimi anni ha compiuto lavori di ammodernamento della sua
sede di Varese, ma, in effetti, per ripianare un pauroso deficit di
bilancio, si parla di oltre 470 mila euro, e per far partire un
progetto di scuola superiore, un liceo linguistico sperimentale.
Per la cronaca, il suo progetto educativo è già stato bocciato dal
Comitato Nazionale della Pubblica Istruzione (CNPI), che lo ha ritenuto
“sostanzialmente poco giustificato e mal strutturato (…) nascendo
esclusivamente dall’interesse manifestato da enti e istituzioni locali
e territoriali”.
A questo punto sembra definitivamente risolto anche il mistero della
fondazione della Lega: l’allevatore di trote Bossi aveva in effetti
bisogno solo di una sorta di patronato familiare, mediante cui è stato
in grado di reperire:
- per lui, e per il suo collega allevatore di maiali, un posto al
governo e un futuro da “trafficante in banche”, come lo ha definito
Casini.
- per figli e parenti un lucroso impiego a Strasburgo, già sede del
parlamento di Forcolandia: Franco Bossi (il fratello) e Riccardo Bossi
(il figlio primogenito), sono stati assunti per fare i portaborse ad
altri deputati leghisti, per la modica cifra di 12.750 euro, pari a 24
milioni e 687 mila di vecchie lire. Al mese;
- per un altro figlio, Renzo, a coronamento di una brillante carriera
scolastica, un posto da consigliere regionale in Lombardia;
- per la moglie una scuola privata.
Non è da escludere che anche il cane di casa Bossi, quanto prima, sarà
messo a capo delle unità cinofile della Guardia di finanza.
E’ aperto il dibattito fra i sociologi sul modello di riferimento
culturale e politico di questa versione padana del familismo amorale:
l’ipotesi più accreditata è quello della democristiana famiglia Gava di
Napoli.
(da
http://www.argo.catania.it)
redazione@aetnanet.org
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