SCRIVERE COME GLI UOMINI? MAI!
Data: Martedì, 08 marzo 2005 ore 06:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


SCRIVERE COME GLI UOMINI? MAI! L’emancipazione della donna? E’ passata attraverso lotte, ribellioni, manifestazioni, azioni eclatanti e trasgressive. Ma è passata anche da un luogo segreto, ritirato, appartato, dove rinchiudersi magicamente, una piccola stanza tutta per lei, un mondo concluso, dal quale si sprigionò poi la migliore letteratura del Novecento. Ebbene sì, “Una stanza tutta per sé”: così una delle più grandi scrittrici del secolo appena trascorso, Virginia Woolf, intitolò un piccolo trattato frutto di due brillanti conferenze, tenute nel 1928 alle studentesse del Newnham e del Girton College di Cambridge, “giovani affamate, ma coraggiose, intelligenti, avide, povere, destinate a diventare nugoli di maestre.” A loro, desiderosa di insegnare la vita e l’indipendenza, Virginia, reduce dal successo di “Orlando”, disse imperiosamente di bere vino e di procurarsi una stanza tutta per sé, affinché potessero diventare intellettuali complete, ma soprattutto potessero trovare una cifra personale, assolutamente femminile, nella scrittura. Dov’era stata, infatti, la donna nei secoli precedenti? Perché gli scaffali erano stracolmi di libri scritti da uomini e assolutamente vuoti di creazioni femminili? Ne nasce una passeggiata attraverso i secoli nella quale la Woolf lumeggia il triste ruolo, o meglio non ruolo della donna nella società. Vittima del marito, incapace di leggere e scrivere, assente dalla storia, schiava con l’anello al dito di qualunque ragazzo, la figura femminile,quasi per ironia della sorte, ha avuto un rilievo inaudito nelle opere letterarie, specchio iridescente e fasullo della sua immagine. La donna, l’animale più discusso dell’universo, creata dagli scrittori uomini, infatti, brilla di vizi e virtù, esce dall’anonimato, si distingue per personalità e carattere, è eroica e meschina, splendida e sordida. Ma è solo la donna nella letteratura, una fata che domina la vita dei re e dei conquistatori. E questo mentre la società nei secoli continua a considerare la donna reale assolutamente incapace di avere dignità sociale e di esprimersi come Shakespeare; ma solo perché, insiste la Woolf, nel Cinquecento l’essere femminile non ha la possibilità di studiare, di leggere Orazio e Virgilio, di fantasticare, di scrivere. Può solo fare tutto furtivamente e infine rassegnarsi a una vita mediocre, senza possibilità di attuare i suoi sogni.Sicurezza e prosperità del sesso maschile, dunque, contrapposte a povertà e insicurezza dell’altro sesso si riflettono in ambito letterario; e quanto più le donne sono state ritenute inferiori tanto più gli uomini hanno colto il pretesto per accreditare la loro superiorità.Non a caso, insiste la Woolf, “ Napoleone e Mussolini insistono tanto enfaticamente sull’inferiorità delle donne, perché se esse non fossero inferiori cesserebbero di ingrandire loro”, così come un famoso professore di Cambridge, Oscar Browning, era solito affermare che la migliore delle donne è intellettualmente inferiore al peggiore degli uomini. Poi, verso la fine del Settecento, avviene una svolta, “ un mutamento che, se dovessi riscrivere la storia, descriverei più particolareggiatamente e che mi sembra più importante delle Crociate e della Guerra delle Due Rose.”. La donna afferra una penna e comincia a scrivere, gradualmente esce dalla solitudine, ma deve superare un ultimo, arduo scoglio: l’imitazione dei valori dominanti che sono quelli degli uomini. Insomma se il calcio e lo sport sono importanti, la moda e l’acquisto di vestiti sono futili; e conseguentemente un romanzo che parla di guerra è più importante di un romanzo che si svolge in un salotto. Le prime donne scrittrici tentano di parlare come gli uomini, di fronteggiare i critici, dicendo umilmente “sono solo una donna” e “valgo quanto un uomo”. Infine si accendono due stelle nel firmamento della letteratura: Jane Austen e Emily Bronte, che per la prima volta “scrissero come scrivono le donne, non come scrivono gli uomini. Fra le mille donne che allora scrivevano romanzi, solo loro ignorarono del tutto i perpetui ammonimenti dell’eterno pedagogo. Scrivi questo, pensa quello.” Si sprigiona così una forza creativa straordinaria, brillante dopo secoli di amara prigionia, totalmente diversa da quella maschile, perché le donne non devono assumere atteggiamenti maschili, perché “se due sessi non bastano, considerando la vastità e la varietà del mondo, come potremmo cavarcela con uno solo?”. E allora quella stanza segreta, una stanza tutta per sé le donne l’hanno finalmente conquistata. Come? Con cinquecento sterline l’anno, frutto del loro lavoro, finalmente libere intellettualmente perchè libere economicamente. In una sorta di circolo vizioso straordinario le donne assolutamente prive di libertà intellettuale, hanno conquistato dignità sociale, scritto splendidamente e guadagnato col denaro la vera emancipazione. Ecco perché le ultime commoventi parole di Virginia Woolf alle ragazze spaurite del college sono un invito alla vita, a cogliere coraggiosamente l’abitudine della libertà e a vendicare, con i loro scritti futuri, tutte quelle geniali donne che, prive di una magnifica stanza tutta per sé, sono morte nell’anonimato e l’oscurità. E questo scritto audace della grande artista inglese, di questa vendetta è la più limpida e solenne testimonianza. Silvana La Porta .





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