Pantaleo: Il governo toglie futuro ai giovani
Data: Giovedì, 02 settembre 2010 ore 11:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Le politiche del governo sul sistema d’istruzione, formazione e ricerca sono lo specchio di una concezione regressiva ed autoritaria della società basata sulla svalorizzazione del lavoro, sulla riduzione dei salari, sulla cancellazione di diritti sociali e di cittadinanza, sulle discriminazioni di ogni diversità e sul restringimento degli spazi di democrazia e di libertà. La privatizzazione dei saperi è al centro del conflitto perché s’intende trasformare la conoscenza da bene comune a disposizione di tutti, come sancito dalla nostra Costituzione, a opportunità offerta a coloro che possono pagare. Per queste ragioni il sistema pubblico d’istruzione paga un prezzo altissimo sul versante della qualità dell’offerta formativa e su quello dei diritti sia del personale che degli studenti. Alle nuove generazioni viene negato il diritto al sapere e quindi alla possibilità di realizzare i propri sogni e questo genera un senso diffuso di sfiducia e di rassegnazione. Mai prima d’ora una crisi aveva colpito in maniera così drammatica i giovani . Basti guardare ai dati sulla disoccupazione e al fatto che oltre 900.000 giovani non sono né in formazione e né al lavoro. Dalla legge 133/2008 in poi fino alla manovra finanziaria 2010, approvata nel mese di luglio, abbiamo assistito ad una continua riduzione di risorse che hanno determinato l’espulsione di decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori precari con particolare drammaticità nelle regioni del sud. Quest’anno i precari della scuola che non avranno le supplenze annuali saranno 20.000, che si aggiungono ai 22000 dell’anno scorso. Ad essi bisogna sommare i tantissimi precari dell’università espulsi a causa della riduzione del 50% delle risorse, determinata sempre dalla manovra finanziaria, la precarietà strutturale della figura del ricercatore prevista dal disegno di legge Gelmini. Contemporaneamente assistiamo alla morte lenta della ricerca pubblica. In sostanza questo Governo ci allontana dall’Europa che considera educazione e formazione come condizioni necessarie per affermare un economia basata sulla conoscenza e una crescita sostenibile e inclusiva. Per queste ragioni dobbiamo difendere il valore della scuola pubblica, garantendo un adeguato livello di qualità, partendo dal rispetto della dignità del lavoro e dalla valorizzazione professionale delle competenze. Servono riforme profonde ma che siano sostenute da risorse adeguate e da un largo consenso e non viceversa da metodi autoritari, demagogici e populisti che nascondono il nulla. Intendiamo mettere in campo nelle scuole pubbliche e private, nelle università, negli enti di ricerca una stagione di lotte che faccia crescere la consapevolezza nel Paese dei disastri che le scelte politiche ed economiche stanno producendo nelle istituzioni fondamentali per la formazione delle giovani generazioni, cioè di coloro che hanno in mano il futuro.
(da L'Unità)
Domenico Panataleo
Segretario generale Flc






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