Fame all’isola dei non famosi di Rosalinda Giannuzzi
Data: Sabato, 21 agosto 2010 ore 20:06:36 CEST
Argomento: Opinioni


La loro non è una battaglia “politica”, è lotta per la sopravvivenza. La “conduttrice”: Mariastella Gelmini, intanto sguazza beata ben lontana dal grido d’allarme di questi disperati, con il suo splendido bikini bianco e nero, tranquilla che “telefonando” al Ministero le hanno assicurato che è tutto a posto!
Quest’anno non ci sono particolari novità dice: anzi “addirittura immissioni in ruolo”: 10000, un numero enorme per i non addetti ai lavori; se non si cita qualche “taglietto” di 42000 cattedre, posti di lavoro, teste, vite, redditi. Tagli concentrati in tre regioni già flagellate dalla disoccupazione: Sicilia, Campania, e Calabria.
Quasi un petit cadeau per ringraziarle della gran quantità di voti ricevuta da queste aree svantaggiate, che hanno creduto a questo Governo. Cittadini che oggi mettendo le mani in tasca, fanno i conti, magari perché le 100 euro del prezzo della loro anima sono finite in fretta.
Ma si sa, il “regista” Tremonti è molto parco, perché il “produttore” Lega, che mette i soldi, non intende uscire un soldo, per noi. Solo ingenui o in malafede potevano pensare il contrario.
Il governo però rilancia la propria azione su quattro punti: e i primi cui metterà mano saranno fisco e Mezzogiorno. La domanda nasce spontanea: cosa sarà del mezzogiorno? Diverrà Mezzanotte, avvolto nel buio più cupo.
Se in tre anni, si sono accaniti con ferocia, ostaggi della Lega, su questa disperata parte del paese, chi è disposto a credere ancora che quello che vogliono infliggere non sia solo il colpo di grazia, il fendente finale, il game over? Si potrebbe obiettare: costruiranno il ponte! A chi grida perché vuole il pane, lanciano un lussuoso optional.
Ma i siciliani hanno davvero bisogno di ponti? Noi abbiamo bisogno di lavoro, abbiamo bisogno di quelle migliaia di cattedre tagliate, anche ai disabili, perché la lotta alla mafia, che ancora oggi ci tiene per la gola, è una battaglia di cultura, che prima di tutto deve essere condotta sui banchi di scuola.
Banchi che solo i nostri bambini, vedono per 4/5 ore contro le 8 del resto d’Italia, come se i nostri figli n’avessero meno bisogno, come se noi non lavorassimo e non avessimo bisogno di tenere i bambini a scuola, invece che in quelle, accattivanti strade, scuole di manovalanza della mafia, o per proteggerli, rimbecillirli davanti la televisioni, tra i rutti di South park, gli scoreggi dei cartoni di Boing, e la violenza di Dragon Ball.
E solo per i pochi che hanno la possibilità di pagare rette stratosferiche, nelle plurifinanziate scuole private.
Questo governo che tanto sbandiera “i suoi successi contro la mafia”, certi che nessun poliziotto dei nuclei speciali, metterà a rischio la vita propria e delle famiglie, uscendo dall’anonimato per sbugiardarli, dicendo loro che i risultati sono stati raggiunti, MALGRADO loro, e i loro tagli, sappia che l’esercito di disoccupati che sta creando qui, sarà il nuovo esercito della mafia.
Noi dobbiamo continuare a mangiare, e questo vogliono dirgli i tre uomini in Via Praga mettendo a rischio la loro vita. Ma nessuno li ascolta, nessuno parla con loro, nessuno chiederà a Salvo, come vivono la figlia di un anno e la moglie precaria, il pensiero del loro “uomo” che dorme in una strada, tra i topi che sguazzano nell’immondizia che dalle nostri parti non manca. O Giacomo, esile uomo, dalla faccia pulita sguardo limpido, specchio del suo cuore buono, cardiopatico, che già lo scorso anno ha messo ha rischio la propria vita, per il proprio diritto al lavoro e quel nostro.
O Pietro, simpatico e vulcanico uomo di oltre cinquanta anni, che da un anno grida la propria disperazione, anche lui cardiopatico, e che a digiuno non può prendere la sua cardioaspirina. Perché la politica è impegnata a parlare di case e cucine, lodi e governi tecnici.
E ogni tanto a convenienza, cita il popolo, e la sua volontà. E io del popolo, come i miei colleghi, l’unica volontà che abbiamo è di tornare ad avere una vita normale, come l’avevamo prima di quel maledetto Aprile 2008. Intanto i miei colleghi si consumano nel silenzio e nell’indifferenza del muro di gomma, di queste istituzioni, sorde, lontane di Kafchiana memoria e anche di colleghi, di genitori, o di semplici cittadini.
Perché il problema della scuola è il problema di tutti noi, come genitori, e come siciliani, ai quali stanno togliendo una parte significativa di ricchezza e cultura, che si ripercuoterà su tutti.
“Non si licenzia chi educa i nostri figli” afferma Obama, salvando 300000 posti di lavoro della scuola, mentre da noi chi deve difenderci è “chiuso per ferie” e migliaia di mamme di famiglia preparano i bagagli, lasciano le famiglie, per servire la scuola del fiorente Nord, che non ci vuole per il ruolo, ma ci usa per le supplenze.

Rosalinda Gianguzzi





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