La manovra d'estate - le novità sulle pensioni
Data: Sabato, 21 agosto 2010 ore 19:32:13 CEST Argomento: Sindacati
Tornano alla
ribalta i 40 anni d’anzianità contributiva per il pensionamento coatto
dei dipendenti pubblici.
Nuovo cambio, quindi, nel giro di pochi mesi.
La modifica, contenuta nel Decreto Legge 78/2009 convertito in legge e
pubblicato sulla G.U. n.179 del 4 agosto 2009, supera il precedente
intervento, operato dalla legge 15/09 del marzo scorso, che prevedeva,
invece, l’uscita dal lavoro del personale dipendente al compimento dei
40 anni d’anzianità di servizio effettivo.
Si torna, pertanto, indietro, alla versione originale della norma, con
la possibilità, quindi, per le amministrazioni pubbliche, di procedere,
unilateralmente, nel triennio dal 2009 al 2011, alla risoluzione del
rapporto di lavoro al raggiungimento dei 40 anni d’anzianità
contributiva.
Non si farà più riferimento ai 40 anni di effettivo servizio.
In questo modo, il pensionamento riguarderà più persone, di età
compresa nella fascia dei 55/60 anni, perché saranno conteggiati anche
gli anni del corso di laurea, dell'eventuale periodo militare o di
altri lavori svolti (purché con il versamento dei contributi)
precedentemente all'assunzione in servizio.
La riorganizzazione del pubblico impiego pertanto andrà a gravare
paradossalmente sulla spesa pensionistica con l’avallo e buona pace di
tutti.
In realtà, si “utilizza” la previdenza – facendone lievitare gli oneri
in quanto la pensione si dovrà corrisponde subito anziché incentivare
la permanenza in servizio dei lavoratori- come strategia per risolvere
i problemi derivanti dal rinnovamento della pubblica amministrazione.
Da un lato si strilla per l’elevazione dell’età pensionabile, si
aumenta l’età minima per la pensione di vecchiaia per le donne che
lavorano nella pubblica amministrazione dal
2010 dall’altro si procede al pensionamento coatto indipendentemente
dall’età e che trattasi... di un Provvedimento anticrisi così... è
stato battezzato.
Con la nuova norma si reintroducono i 40 anni di anzianità contributiva
un po' per tutti i dipendenti pubblici.
Interessati, infatti, alla previsione sono la stragrande maggioranza
dei dipendenti, compresi i dirigenti, con l'eccezione, però, dei
magistrati, dei professori universitari e dei dirigenti medici
responsabili di struttura complessa. Questa illogica disparità di fatto
configura nel settore pubblico lavoratori di serie A e lavoratori di
serie B.
L'amministrazione è tenuta a comunicare all'interessato il collocamento
in quiescenza raggiunti i 40 anni di contributi.
La norma richiede un preavviso di 6 mesi e fa salve tutte le previsioni
previgenti in materia di decorrenze dei trattamenti pensionistici, per
non far perdere all'interessato eventuali disposizioni di maggior
favore.
Restano fermi tutte le cessazioni per effetto della risoluzione
unilaterale del rapporto di lavoro a causa del compimento
dell'anzianità contributiva di 40 anni decise dalle pubbliche
amministrazioni e i preavvisi disposti dalle amministrazioni per il
compimento dell'anzianità massima contributiva di 40 anni e le
conseguenti cessazioni che ne derivano.
Giuliano Coan (esperto in materie
previdenziali)
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