Riforma dell'esame di Stato
Data: Lunedì, 02 agosto 2010 ore 18:28:56 CEST
Argomento: Opinioni


Aula bunker di Palermo, giornata della legalità nell’anniversario della scomparsa di G. Falcone, migliaia gli studenti presenti, molti giunti con una nave da Napoli in rappresentanza delle consulte giovanili provinciali di tutta Italia. Al tavolo della presidenza il giornalista RAI Giancarlo Santalmassi e il ministro Giuliano Amato. Inizia il dibattito, si susseguono gli interventi degli studenti, spesso anche di alto profilo. Ad un certo punto ci sono gli interventi degli studenti romani, dei campani, sino ad arrivare a quelli dei siciliani infarciti di cioè, misura in cui e via di questo passo (basic sinistrese). L’acme lo si raggiunge con uno studente di Salerno ed uno siciliano che parlano , spesso, quasi in dialetto con un ultimo studente che ricorda al ministro degli interni che a Palermo c’è la mafia. (lo sa già, ma il punto non è questo). Nessuno al tavolo della presidenza osa interloquire. Solo G. Santalmassi, non potendone più, interviene rimproverando lo studente perché non usa correttamente la lingua italiana e la sintassi. L’intervento del giornalista dà il destro al ministro di prodursi, con un auditorio che ascolta in un totale silenzio, in un intervento dall’alto contenuto civile e pedagogico, con delle considerazioni, qualche volta amare, quale quella che è assurdo che in Italia il 90/% degli studenti in Italia agli ESAMI DI STATO venga promosso. Alla fine una standing ovation.

PS: I governi cambiano ma…….

da akis

DA BLOG GRUPPO DI FIRENZE

Filippo Laganà ha detto...

Conosco il vostro blog da tempo e mi sono sempre di più ritrovato sui suoi contenuti sui quali il più delle volte concordo. Appena rientrato dopo un’assenza di più di venti giorni per gli esami di stato e vedendo il vostro sito ho trovato molto interessante la discussione sugli esami di stato, per cui mi sono deciso ad aggiungere tra i tanti interventi anche il mio. L’ultimo esame di stato che mi ricordo come tale è stato quello che ho fatto io da studente al liceo classico. Il presidente della commissione, era un professore universitario, mentre più di un commissario proveniva da un’altra provincia ed è bastato questo a farci capire quali erano le regole dell’esame e quanto sarebbe stato serio o meno. Ma andiamo agli esami di stato che ho conosciuto da docente Uno dei primi esami li ho fatti a Varese nel 1974 in un liceo scientifico, mi ricordo che sono andato a scuola e che il primo scritto è stato rimandato al giorno successivo perché (se non mi ricordo male) una suora innocentemente aveva diffuso all’esterno il testo della prova di italiano. Mi ricordo che la correzione con ottantacinque candidati l’abbiamo fatta in due giorni. Quello che è successo negli anni successivi, ve lo risparmio, perché più o meno è successo sempre qualche cosa seppur di meno eclatante. Vi dico solo che sono stato un po’ in tutta la penisola, dalla Calabria alla Toscana, da Palermo a Lecco, da Napoli a Ferrara, (mi piaceva cambiare pelle). Per decenni ho fatto l’esame o come commissario o come presidente secondo la normativa del DL del 15/02/1969, un esame che consisteva, in due prove scritte e un orale centrato su due discipline da scegliersi in una rosa di quattro scelte dal Ministero, una scelta dal candidato e una scelta dalla commissione (la prassi però era quella di farle scegliere entrambi al candidato). Un esame “sperimentale” durato decenni, con il quale sono stati rovinate per più lustri diverse generazioni, tranne i talenti che sanno qual è la loro strada.
Viaggiando ho potuto conoscere i vizi e i difetti del nostro paese, sono stato anche all’estero in scuole italiane e il “ bel paese “ l’ho trovato anche lì. Posso dire, in piena coscienza e con prove che Reggio Calabria è la sede più pericolosa e corrotta d’Italia e che Varese è la sede dove ho avvertito più chiusure mentali e pregiudizi. Non ho, comunque, nessuna difficoltà ad ammettere che da Napoli in sù ho trovato più serietà e correttezza. Per il resto, tutto quello che è scritto nel blog , a livello di impressioni, di suggestioni, di analisi e di denuncie l’ho trovato più o meno ovunque. Sembra quasi che la classe (boh) docente sia in preda ad un male radicale dal quale non vuole o non può liberarsi, pervasa da un familismo amorale che l’ha portata da decenni in un binario morto. Un artigiano, un professionista, un operaio, un imprenditore quello che dicono fanno; l’insegnante, invece, soffocato da una normativa sociale e da circolari ministeriali, ormai è ridotto in uno stato di alienazione: mai sentiti i colleghi che si lamentano tutto l’anno e poi allo scrutinio finale fanno l’opposto di quello che dicono? Basta una crisi temporanea, la perdita di una cattedra, un consiglio di classe ostile o un'osservazione buttata lì da un dirigente e in un attimo si volatilizza una decisione di un anno di lavoro (la collegialità è un pregio o un difetto?). Si parla, poi, da diversi anni di riscoperta e di valorizzazione della meritocrazia ed invece si ritroviamo con decine di migliaia di D’annunzio sparsi in tutta Italia (ma i dati OCSE non confortano in questo senso). Dove abito io (in Sicilia) i centisti li mettono addirittura nei giornali e ci lamentiamo (alcuni vostri post nel blog) che i maturandi sono saccenti e presuntuosi. Da Ecce Bombo di Moretti al secondo compito scritto in Internet è cambiato ben poco.
Ma come si è arrivati a tutto questo? Rivediamo certi aspetti della storia del nostro paese e forse troveremo qualche spiegazione. Nell’alternarsi di governi di centro destra e di centro sinistra, sembra quasi che i due schieramenti si siano passati il peggio e non il meglio del proprio patrimonio ideale e culturale. Spinte utopistiche, grandi riforme, ideologie, dottrinarismi non ci hanno dato un sistema formativo all’altezza dei tempi. Una costante in questo bailamme però c’è stata ed è la figura del docente, sfigurata tra spinte e contro spinte, infatti ha perso sempre più importanza anzi è stata svuotata con i risultati che tutti vedono: perdita di considerazione sociale, proletarizzazione economica, bersaglio fisso nelle situazioni di conflittualità, crisi di identità.
Ma voglio chiudere andando sullo specifico e quindi sulla riforma dell’esame di stato. Caduti gli steccati ideologici, merito, competenza, professionalità dovrebbero essere dei valori trasversali che tutte le parti politiche insieme dovrebbero tradurre in prassi.
I partiti, però continueranno nella politica dei veti o accetteranno di essere vicini per avviare almeno alcune riforme che l’Italia aspetta da anni?Avranno il senso del bene comune o prevarrà lo spirito di parte? Qui è il
problema. Almeno, però QUESTO DEVONO FARLO: diano più ascolto a chi nella scuola ci vive e ci lavora.
Chiudo con una mia proposta per gli esami di stato una scuola di massa, ma selettiva.
1 La commissione deve essere costituita da un presidente e da commissari esterni con un solo membro interno.
2 Prima prova scritta: sostituire il saggio breve con un tema di letteratura.
3 Seconda prova scritta: lasciarla così com’è.
4 Terza prova scritta: in lingua straniera.
5 Orali: eliminare la tesina perché inutile e priva di senso e condurre il colloquio sulle discipline più importanti

Cordialmente, Filippo Laganà

Replica

Filippo Laganà ha detto...

...
1 La commissione deve essere costituita da un presidente e da commissari esterni con un solo membro interno.
2 Prima prova scritta: sostituire il saggio breve con un tema di letteratura.
3 Seconda prova scritta: lasciarla così com’è.
4 Terza prova scritta: in lingua straniera.
5 Orali: eliminare la tesina perché inutile e priva di senso e condurre il colloquio sulle discipline più importanti


Molto interessante (e genuino) il contributo del collega e le sue proposte finali.

Mancano però indicazioni sul peso da dare alla media di ammissione e al curriculum quinquennale.

Sui cinque punti replico brevemente:

1) ok commissari esterni, meglio se da fuori provincia o regione. i membri interni potrebbero essere due e senza voto in sede di scrutinio. ma il miur - meglio il governo - non ha mai soldi per la scuola!

2) no, dissento. e perché poi un tema di letteratura? (laganà forse insegni lettere?). la prima prova dovrebbe restare di italiano solo al classico. lo scientico potrebbe cominciare con matematica, il linguistico con una lingua, i tecnici con le materie d'indirizzo.

3) sostanzialmente d'accordo ma con le osservazioni del punto precedente.

4) e perché? io aggiungerei per tutti una quarta prova di inglese o altra lingua.

5) ok, niente tesina ma interrogazioni separate sulle materie principali o su tutte le materie dell'ultimo anno; separate vuol dire che non impegnino tutta la commisiione ma solo 2 o 3 commissari.

poi bisogna trovare il modo di neutralizzare 'aiutini', copiature, contatti con l'esterno.







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