I misterioso destino dei 10mila docenti di ruolo senza cattedra
Data: Domenica, 01 agosto 2010 ore 12:52:32 CEST Argomento: Rassegna stampa
In esubero o
in soprannumero per via dei tagli della Gelmini. Hanno perso la
possibilità di insegnare, ma non il posto: che faranno ora?
Sono almeno 10 mila i docenti in esubero o in soprannumero nelle scuole
italiane. Insegnanti di ruolo che, per via dei tagli, hanno perso la
cattedra, ma non il posto. Che faranno ora? A poco più di un mese
dall’inizio del nuovo anno scolastico la loro sorte è ancora campata
per aria. Soprattutto per gli esuberi delle classi intermedie degli
istituti tecnici e professionali. Sono più della metà del totale, ma
sono sotto la spada di damocle di un ricorso dello Snals accolto dal
Tar del Lazio che ha dichiarato illegittima la circolare con cui il
ministero ha disposto i tagli.
Una decisione che di fatto ha paralizzato tutte le operazioni per
sistemare i docenti che hanno perso la cattedra.
Negli uffici delle direzioni scolastiche regionali sono stati di fatto
dirigenti e impiegati perché “entro il 15 di agosto – ha detto il
capodipartimento Cosentino ai responsabili degli uffici – gli organici
dovranno essere rimessi a punto”. Un’espressione ambigua, in attesa di
istruzioni che ancora devono essere impartite. Insomma si sta lavorando
invece che andare in ferie, ma si naviga a vista. Senza sapere quali
saranno gli obiettivi da raggiungere. Così i “soprannumerari”
aspettanno e non sanno che fine faranno. Si cercherà con loro di
coprire innanzitutto le cattedre vuote, che tuttavia grazie ai tagli
sono poche e sono dislocate soprattutto al Nord. E gli altri, la
maggioranza? Potranno chiedere di essere utilizzati ad esempio per
assistere gli studenti disabili, Ma con che preparazione specifica?
Nessuna. Ma si dà per scontato che la maggioranza sceglierà di restare
nella scuola dove attualmente lavorano e dove tuttavia non hanno più la
cattedra. Con un paio di prospettive: stare a disposizione per le
supplenze o per attivare nuovi progetti. Insomma a fare da tappabuchi.
Un’operazione che certo mortifica le esperienze acquisite, che demotiva
ulteriormente una categoria per molti versi da tempo depressa, e che
comunque mantiene costi che non hanno alcuna motivazione. Questa è una
delle conseguenze certe della cosiddetta riforma Gelmini-Tremonti:
risparmi sicuri su attività spesso necessarie (vedi i tagli sul tempo
pieno alle elementari), e sperperi immani per attività inventate.
Davvero un governo della scuola che non va verso la qualità.
Augusto Pozzoli (http://www.ilfattoquotidiano.it)
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