DDL UNIVERSITA, SENATO OK. GELMINI: ''RIFORMA EPOCALE''
Data: Venerd́, 30 luglio 2010 ore 07:01:33 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Primo via libera dal Senato al ddl Gelmini di riforma dell'Università. Per l'occasione, la maggioranza si è allargata perchè‚ ai voti del centrodestra si sono aggiunti quelli dei tre senatori dell'Alleanza per l'Italia di Francesco Rutelli e i due senatori della Svp, forze tradizionalmente all'opposizione. Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, per due giorni sempre presente sui banchi del governo in Aula, alla fine ha potuto esultare per una riforma che non esita a definire «epocale» perchè‚ consente all'Italia «di tornare a sperare». Gelmini ha difeso l'impianto del provvedimento perchè‚ esso disegna un'università «più meritocratica, trasparente, competitiva e internazionale» e segna la fine delle vecchie logiche corporative: «sarà premiato solo chi se lo merita», ha assicurato il ministro.
Esulta il capogruppo del Pdl a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri per il quale oggi è giunto «un altro importante risultato della maggioranza ed un altro punto del nostro programma di governo che inizia ad avere attuazione» guardando con particolare favore all'esito «ampio e positivo della votazione, che Š andato al di là dello schieramento di centrodestra, raccogliendo il consenso importante di esponenti esterni, come quello dell'Api del senatore Rutelli». Di avviso, ovviamente, completamente diverso le opposizioni. Accomunate tutte, dal Pd all'Italia dei Valori all'Udc, dalla stessa denuncia contro un ddl giudicato velleitario e privo di risorse. Il senatore dell'IdV Francesco Pardi ha parlato di un progetto «non di riforma, ma di implosione delle strutture universitarie». Sulla stessa linea il senatore dell'Udc Gianpiero D'Alia che nel testo ha visto niente pi— che «l'apprezzabile tentativo di incidere sul sistema dell'alta formazione attraverso una serie di 'vorrei ma non possò per l'assenza di risorse e per la impossibilità di abbattere le forti resistenze interne al mondo sindacale e baronale dell'universit…». Per Luigi Zanda, vicecapogruppo del Pd a Palazzo Madama, è «presuntuoso chiamare questa una riforma dell'università» che «impedisce a un'intera generazione di partecipare alla ricerca universitaria» e «mette il paese a margini della sfida internazionale». Di altro avviso il giudizio di Francesco Rutelli. «Una riforma - ha spiegato - che, seppur con i suoi limiti, migliora l'universit…». Rutelli ha spiegato di cogliere «la qualit…» del provvedimento e di volerne dunque «promuovere le potenzialit… nell'interesse generale del paese».

GELMINI: "RIFORMA EPOCALE" Una riforma «epocale» che «consente all'Italia di tornare a sperare»: così il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha commentato il via libera dato dal Senato al ddl che riordina il sistema universitario italiano.
«Voglio esprimere grande soddisfazione per l'approvazione del ddl sull'università. Si tratta di un evento epocale - ha dichiarato il ministro - che rivoluziona i nostri atenei e che permette all'Italia di tornare a sperare. L'università - ha spiegato - sarà più meritocratica, trasparente, competitiva e internazionale. Il ddl segna la fine delle vecchie logiche corporative: sarà premiato solo chi se lo merita». Secondo il ministro l'approvazione di questo provvedimento «costituisce la base per il rilancio del sistema universitario italiano». «Finalmente - ha aggiunto - si potrà competere con le grandi realtà internazionali». Mariastella Gelmini ha quindi sottolineato come il provvedimento abbia raccolto consensi anche nello schieramento dell'opposizione: «È importante che una parte dell'opposizione, come Rutelli e l'Api, abbia votato a favore del provvedimento. Questa è la dimostrazione - ha concluso - che, sui grandi temi del riformismo, maggioranza e opposizione possono lavorare insieme per modernizzare il Paese».

LE NOVITÀ Limite massimo di 8 anni al mandato dei rettori, sforbiciata al numero delle facoltà (al massimo 12 per ateneo), abilitazione nazionale per il reclutamento di professori ordinari e associati, risorse distribuite agli atenei in base alla qualità della ricerca e della didattica (se saranno gestite male riceveranno meno soldi) e commissariamento per gli atenei in dissesto finanziario: sono alcuni dei punti chiave del ddl di riforma dell'università che ha ricevuto oggi il via libera del Senato per poi passare a settembre all'esame della Camera. Un provvedimento «di regole e di principi», dal momento - hanno spiegato da viale Trastevere - che gli impegni finanziari saranno stabiliti nella prossima manovra.
RETTORI PER 8 ANNI E DISTINZIONE TRA SENATO E CDA I rettori non potranno rimanere in carica per più di 8 anni, con valenza retroattiva (oggi ciascun ateneo decide il numero dei mandati). Per loro è prevista pure la «sfiducia»: se un rettore avrà mal gestito l'ateneo potrà essere sfiduciato dal Senato accademico con maggioranza di almeno 3/4 dei suoi componenti. È prevista una netta distinzione di compiti tra Senato e cda: il primo avanzerà proposte di carattere scientifico ma sarà il Cda - non elettivo, da un minimo di 11 a un massimo di 25 componenti (anche esterni, fino a un massimo di 3) e possibilità di avere anche un presidente esterno - ad avere la responsabilità delle spese e delle assunzioni.
AL MASSIMO 12 FACOLTÀ PER ATENEO Le facoltà potranno essere al massimo 12 per ateneo e i settori scientifico-disciplinari, attualmente 370, saranno dimezzati. Ci sarà la possibilità di federare università vicine (di norma in ambito regionale) per abbattere i costi.
ABILITAZIONE NAZIONALE PER RECLUTARE PROF Per diventare ordinari e associati ci sarà un'abilitazione nazionale (delle commissioni faranno parte per la prima volta anche membri stranieri). I posti saranno poi attribuiti in seguito a procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università. I docenti avranno l'obbligo di certificare la loro presenza a lezione e almeno 350 ore dovranno essere destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti. Gli studenti valuteranno i prof e questa valutazione sarà determinante per l'attribuzione dei fondi alle università da parte del ministero. Quanto all'età pensionabile viene fissata in 70 anni per gli ordinari e 68 per gli associati.
PER RICERCATORI ARRIVA 'TENURE TRACK' - Sono previsti contratti a tempo determinato (minimo 4 massimo 5 anni) seguiti da contratti triennali tenure-track, al termine dei quali se il ricercatore sarà ritenuto valido dall'ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario chiuderà il rapporto con l'ateneo maturando però titoli utili per i concorsi pubblici. Inoltre, il provvedimento abbassa l'età in cui si entra di ruolo in università da 36 a 30 anni con uno stipendio che passa da 1.300 a 2.000 euro. Il ministro Gelmini ha annunciato uno sblocco parziale degli scatti stipendiali che erano stati bloccati ai ricercatori universitari.
GOVERNANCE FLESSIBILE PER UNIVERSITÀ VIRTUOSE Le Università che hanno conseguito stabilità e sostenibilità di bilanci potranno, d'intesa con il ministero dell'Istruzione, sperimentare una governance flessibile, con propri modelli organizzativi.
NASCE UN FONDO PER IL MERITO Sarà costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di studio e di gestire, con tassi bassissimi, i prestiti d'onore. C'è poi la delega al Governo per riformare la legge sul diritto allo studio, d'intesa con le Regioni, con l'obiettivo di spostare il sostegno direttamente agli studenti.
(da http://www.leggonline.it)

Redazione






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