Scuole paritarie e esami di stato: le eccellenze anche tra le scuole private e i diplomifici problem
Data: Giovedì, 29 luglio 2010 ore 06:00:00 CEST Argomento: Opinioni
Non volevo scrivere sugli esami di Stato di quest’anno, ma alcuni
articoli riportati dal sito mi hanno spinto a farlo. Lo farò mettendoli
in relazione con le scuole paritarie, dove insegno con grande piacere
ed entusiasmo. Intanto non capisco perché si scriva tanto contro le
scuole paritarie e nessuno alzi un dito per difenderle. Sono paritarie?
Sì! Lo sono perché c’è una legge dello Stato o perché lo hanno deciso
loro? Sì! Sono sottoposte agli standard delle scuole statali e agli
stessi controlli? Sì! In occasione degli esami hanno commissioni
speciali, diverse dalle altre scuole? No! I docenti sono insegnanti di
serie B? No! Forse hanno studiato in università minori, non hanno fatto
concorsi o le scuole di specializzazione come chi insegna nelle scuole
statali? No! Perché, allora, si afferma che i voti agli esami di Stato
sono poco veritieri e magari ritoccati? Dopo aver frequentato da
studente sempre e solo scuole statali, ora insegno da anni in una
scuola paritaria e posso dire che si studia molto di più di quanto mi
facessero fare allora, con più serietà e un’apertura mentale
decisamente più ampia. Certo, bisogna distinguere e non generalizzare
né in positivo né in negativo. Tra le paritarie ci sono scuole che
possiamo definire “diplomifici” e che purtroppo determinano a distanza
la reputazione negativa di scuole più che serie e con tradizione
centenaria. Sì, perché molti dimenticano che se non fosse stato per i
privati – nella maggior parte dei casi religiosi – in Italia e in
Sicilia particolarmente, saremmo ancora analfabeti attendendo le scuole
statali. I “diplomifici” sono un problema per tutti, ma dovrebbero
essere soprattutto per il Ministero dell’Istruzione, per i
Provveditorati e per la Guardia di Finanza, poiché non sempre mettono
in regola i docenti, spesso emettono buste paga senza dare il
corrispettivo, hanno i registri delle presenze truccati, ecc. Cose che
tanti sanno, ma che nessuno dice - a mio avviso - perché ci sono
connivenze e mazzette notevoli. Messe da parte questo tipo di strutture
che io non chiamo scuole, restano le vere scuole paritarie quelle in
cui – quando arrivano gli Ispettori – si cerca il pelo nell’uovo,
si controlla persino la qualità della carta igienica o dei gessetti;
realtà, cioè, che superano spesso di gran lunga lo standard delle
scuola statali e non perché hanno meno studenti, ma perché credono che
la scuola sia una missione, sia un luogo vero di crescita e formazione
completa della persona. Tornando agli esami di Stato, porto l’esempio
di una scuola paritaria che su circa 50 maturandi ha avuto un solo 100
e molti 60. Cosa ci dice questo? I più furbi o meglio gli intellettuali
poco onesti diranno: “Con questi numeri si dimostra il livello basso
della scuola paritaria”. Peccato che, se i 100 fossero stati molti e il
60 uno solo, gli stessi avrebbero detto che i voti sono tali perché in
questi istituti si è di manica larga. Già, è facile dire tutto e il
contrario di tutto, è facile far dire ai numeri ciò che si vuole, come
quando il giornale riporta il pensiero di un Dirigente della scuola
statale che si vanta per l’ingresso di diversi suoi studenti alla
Bocconi, per dimostrare che sono più bravi di quelli delle scuole
paritarie; peccato che il giornalista si sia dimenticato di verificare
e scrivere quanti siano stati gli studenti delle paritarie ad entrare
alla Bocconi, sicuramente non pochi. Non solo, ma la Bocconi è
un’università che nasce da un privato, cosa dobbiamo pensare allora che
non sia all’altezza delle università statali? Se questa considerazione
vale per i licei dovrebbe valere anche per le università. Sugli esami
desidero ancora aggiungere che molto dipende dalle commissioni e l’idea
che mi sono fatto dopo queste ultime prove è che esistono diverse
categorie di commissari che andrebbero studiate da psicologi, sociologi
e forse anche da Superquark! Naturalmente – visto il tono del mio
articolo e l’esperienza di quest’anno - scriverò solo di coloro che
ritengo negativi e “pericolosi”, certo che vi sono tanti colleghi
straordinari, attenti, preparati, responsabili e corretti! Nelle scuole
paritarie ne arriva almeno uno che le odia e vuole dimostrare che non
si studia; nelle scuole cattoliche c’è quello che è un mangiapreti e
quindi si scarica sui ragazzi. In entrambi i casi questi personaggi,
che non meritano di essere chiamati docenti, gettano apertamente veleno
e spesso davanti agli studenti stessi. Poi ci sono i commissari che
devono far valere nulla i colleghi interni e anche questi lo fanno
troppe volte dinanzi agli alunni. Nella classifica aggiungerei i
frustrati, cioè coloro che scaricano i problemi familiari e della
propria scuola contro i maturandi, facendo pesare tutto “il potere” che
in realtà non hanno. Che dire degli incompetenti? Sono pericolosissimi
perché vogliono dimostrare di essere più bravi dei ragazzi e quindi
fanno di tutto per metterli in difficoltà. E ancora coloro che si
ergono a difensori delle leggi e del rigore, mentre tengono in tasca i
nomi dei raccomandati. Qualcuno penserà che scrivo queste cose per una
cattiva esperienza vissuta e in fondo non sbaglia, ma non sono io il
problema bensì gli studenti che vengono a contatto con loro, che
incontrano non educatori ma nemici, che vivono un importante momento
della propria vita come un incubo. Sì, scrivo così perché ho visto
piangere e tremare molti miei alunni quest’anno e non per una giusta
emozione o paura, ma per la gestione penosa che una parte della
commissione esterna ha tenuto. Non giustifico gli errori degli studenti
e sono convinto che avrebbero dovuto far meglio, studiare di più e
questo l’ho ripetuto costantemente, così come il problema non è neanche
il risultato finale, poiché chi è in gamba riuscirà lo stesso nella
vita. Mi prendo chiaramente le mie responsabilità come loro docente,
infatti avrei potuto fare di meglio per prepararli, ma ci sono delle
cose che non dipendono né da loro né da me: sono i pregiudizi sopra
citati, sono l’ottusità e la vanagloria, l’incompetenza e la brama di
gestire il potere almeno per qualche giorno. Ho saputo da fonte certa
che un Presidente di commissione si è permesso di giudicare non l’esame
del ragazzo, ma la persona, il tono della voce, il fatto che avesse
idee diverse dalla sue, usando parole forti ed etichettandolo come
“saputello”; ho saputo che una ragazza con una difficoltà fisica, che
ha studiato con grandissima fatica, è stata definita una “gallinella”
per la sua voce, della quale non importava il modo in cui fosse
arrivata agli esami. Ho visto piangere e tremare di terrore i miei
alunni, non lo meritavano per la storia personale e di classe, per le
sofferenze che hanno sostenuto con coraggio e dignità per molti motivi
nei cinque anni, ma la vita vera viene tenuta troppe volte fuori dalla
scuola e dagli esami, per questo la scuola italiana in buona parte è
penosa. Esami di maturità o di Stato? Di maturità non penso proprio,
poiché non è quella che viene valutata né interessa ai commissari, i
quali tante volte dimostrano essi stessi di non averne. Auguri, Cari
studenti che avete sofferto inutilmente a causa di personaggi di questo
tipo, auguri perché la vostra vita vale più del numero alto o basso che
avete avuto come voto finale, auguri perché soffrirete ancora per la
grettezza di tanti che si dicono docenti, auguri perché le sofferenze
aiutano a crescere.
Marco Pappalardo
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