Acireale: ''una gloria dell'architettura barocca''
Data: Domenica, 25 luglio 2010 ore 07:00:00 CEST
Argomento: Istituzioni Scolastiche


Della esperienza fatta durante la seconda guerra mondiale in Italia, Buckley pubblicherà nel 1945, a Londra, un volume dal titolo Road to Rome [Strada per Roma], nel quale descrive tutte le varie fasi delle operazioni militari, dallo sbarco in Sicilia fino alla conquista di Roma.
Si tratta di un volume particolarmente interessante ed utile per la ricostruzione della storia degli avvenimenti bellici che ebbero luogo in Sicilia, in quella calda estate, conclusisi con l’abbandono dell’isola da parte delle truppe tedesche e delle divisioni italiane.
In esso uckley si rivela osservatore attento e molto sensibile anche alle bellezze della natura siciliana di cui subisce il fascino. Egli infatti non si limita alla semplice descrizione dei luoghi che sono stati teatro dell’avanzata dell’esercito britannico, ma tutte le volte che se ne presenta l’occasione, non manca di cogliere la varietà del paesaggio siciliano, le sue caratteristiche e la sua bellezza, che viene esaltata in maniera particolare dalla luce e dai colori dell’estate.
Lasciato Porto Said il 5 luglio 1943, la flotta britannica approda cinque giorni più tardi sulle coste meridionali dell’isola nei pressi di Gela, dove inizia la scoperta della Sicilia da parte del nostro corrispondente.
Lungo l’itinerario che da qui lo porta a Messina, egli incontrerà diverse città più o meno importanti, fra le quali Acireale, alla quale riserva una attenzione particolare.
Ed è appunto su quanto egli scrive della nostra città e dei suoi dintorni che vogliamo soffermarci con questa nostra breve nota.
Acireale sorge al centro di una zona particolarmente fortunata, lungo la fascia costiera a settentrione di Catania, e che agli occhi di Buckley si rivela subito in tutta la sua magnificenza.
Lasciando Catania alla volta di Messina, egli rimane colpito dalla bellezza di questo tratto della costa ionica che trova “molto attraente per la vista”.
“E’ piacevole - egli scrive - guidare lungo una strada tortuosa, con l’azzurro Mediterraneo a destra ed una successione di paesi che hanno un bel nome - Aci Castello, Santa Maria degli Ammalati, San Leonardello - che si confondono tra di loro, a forma di nastro per nulla attraente a causa delle costruzioni di case lungo i due lati delle vie principali.
E’ piacevole vedere bianche ville sommerse dai gelsomini e dalle buganville.
Le forze tedesche avrebbero potuto distruggere questi paesi quando vi sono passati durante la loro ritirata, ma  per un motivo o per un altro non lo hanno fatto.
E’ piacevole vedere dei bambini che non sembrano affamati […].
E’ piacevole trovarsi in una terra di leggende, e proprio a nord di Catania si può vedere la piccola baia irta di scogli che è conosciuta come Porto di Ulisse”.
Egli ricorda infatti che questa, secondo la tradizione, è la patria di Polifemo, la terra dove sbarcò Ulisse “stremato per i venti sfavorevoli che lo avevano allontanato dalla rotta per l’isola natale di Itaca”, e che il presupposto di questa tradizione si fonda sulla esistenza di tre grossi blocchi di roccia che il gigante accecato scagliò contro Ulisse ed i compagni mentre scappavano via.
Ed avanzando in questo paesaggio da favola, eccolo giungere nei luoghi del mito di Aci e Galatea, ad Acireale, città di cui subisce immediatamente il fascino.
“Della città di Acireale – egli scrive – mi innamoro subito e completamente.
Essa è una gloria dell’architettura barocca, e nessuna delle guide turistiche sembra farle giustizia.
Non so se Mr. Sacheverell Sitwell nella sua opera Southern Baroque Art [Arte barocca  del Sud] parla di essa (1).
Non dubito che egli ne parli, ma il suo libro sfortunatamente non mi è capitato fra le mani.
Se non la conosce, e posso supporre con difficoltà che non la conosca, allora posso promettergli  una  indimenticabile esperienza non appena la maledizione di Hitler sarà stata eliminata”.
La descrizione che egli fa  della città riguarda la  piazza del Duomo e le  strade principali che da essa si dipartono.
“La piazza centrale – egli dice - è il più bel complesso architettonico che io abbia visto in Sicilia.
La magnifica facciata del Municipio del XVII secolo, con i suoi bei balconi sostenuti da mascheroni e circondati da belle ringhiere in ferro battuto, ricorda subito una tela dipinta da Inigo Jones (2) per una rappresentazione di Ben Jonson (3). La facciata è deliziosamente decorata ed è perfettamente simmetrica”.
In quanto alle strade, egli rileva che  “sono in una prospettiva molto curata”. 
Dopo aver parlato del barocco, Buckley si sofferma anche sugli abitanti di Acireale.
“Desidero ancora aggiungere – egli scrive – che Acireale era un posto accogliente.
I suoi abitanti sembravano provare simpatia  per noi. I ragazzini salivano sui carri armati Sherman parcheggiati nella piazza e stendevano le scarne mani chiedendo biscotti. Mi dicevano che c’era stata una battaglia in queste strade tra gli Inglesi ed i Tedeschi; fortunatamente sembrava che avesse lasciato pochi segni nella stessa città”.
E conclude il suo ricordo di Acireale con questa constatazione:
“Ho appreso che i Tedeschi combattevano bene, ma gli Inglesi erano stati più astuti, con tutto quello che questa parola significa”.
Buckley assieme ad altri due corrispondenti di guerra, Alan Moorehead del Daily Express e Alexander Clifford del Daily Mail raggiungerà quindi Taormina “il luogo più giustamente famoso in Sicilia per la sua bellezza”.
Qui si fermerà tre giorni alloggiando in un albergo abbandonato, e farà anche alcune gite a Messina, prima di imbarcarsi per Reggio, da dove continuerà la risalita dell’Italia verso Roma.

Francesco Calì da AKIS





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