RICORDI DI UNA MATURITA
Data: Sabato, 24 luglio 2010 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Quanta eccitazione allora e quanta nostalgia ora nel ricordare l’ansia della “quartina” che entrava a farne parte.

Sono ancora io quella di ieri? No, la mia mente e il mio animo sono stati educati, modellati, temprati, la mia anima è divenuta “ben tetragona ai colpi di ventura” (Pd, XVII). E’ indiscutibile, non sempre è stato facile arrivare al traguardo. Quante volte avrei voluto mollare e scappare lontano, ma ho tenuto duro e sono giunta all’epilogo. Dubbi, incertezze, delusioni, sconforti, fallimenti, successi. Le “fredde e calorose” pareti raccontano le mie lacrime, i miei sogni, le mie aspettative mi hanno vista crescere e maturare.
Qui, “a casa mia”, ho conosciuto la vera amicizia, l’amore, la solidarietà, la collaborazione mi sono cimentata in continui ping pong dialettici, ho indossato le ali dorate della cultura per volare spedita nel cielo azzurro, novello “albatros” (Baudelaire) ho imparato a osare.

Gli anni del liceo sono i migliori. Sì, è vero. La ragazzina è diventata una donna, un po’ spaventata, forse, dominata, a un tempo, dal “vittimismo”, eppure sollecitata dal “titanico egotismo” che Alfieri, Foscolo, Leopardi, Montale, Seneca le hanno infuso, consapevole della propria debolezza e pronta a sfidare il mondo, già sulla scia del percorso universitario e, contemporaneamente, aggrappata agli ultimi sguardi affettuosi, alle strette di mano incoraggianti, ai sorrisi spontanei.
Un grazie agli insegnanti, non tanto e non solo per i messaggi che mi hanno introiettato, ma, soprattutto, per la formazione umana e sociale che hanno favorito.

La clessidra, a “spessi tocchi” (Foscolo), sta già esaurendo la sua polvere, 10 … 9 … 8 … , il conto alla rovescia è già avviato, una nuova entusiasmante avventura esistenziale mi si apre davanti. Varcherò la porta della mia nuova vita a testa alta, pur tuttavia sento un nodo alla gola. Il pensiero ripercorre le tappe dell’esperienza da Ruggerina e, con tristezza, mi spinge a nascondere nello scrigno segreto i segni più importanti di quanto dovrò lasciare, con la certezza che rimpiangerò quell’istituzione dove ho trascorso lunghe e interminabili giornate, con la consapevolezza che la linfa alimentata dentro di me mi sorreggerà nell’affrontare l’incerto e misterioso futuro, con la speranza che, nel momento in cui la lacrima sarà la mia padrona, potrò essere risollevata dal baratro da qualche e-mail di “quegli insopportabili proff” perché loro resteranno, al di là di ogni mio volere, i grandi punti di riferimento tangibili.

Il prolettico e assordante ossimoro della gioia amara mi spinge a esternare un sentito grazie per avermi fatto “uscire dall’armadio”, trasformando un incerto anatroccolo in un cigno splendente e fornendomi il “punteruolo” (Vittorini) con cui affrontare il futuro. Un attimo di silenzio, sigh il primo luccicone fa capolino e mi invita a porgere il saluto a quei luoghi che hanno trasformato gli occhi miei e di migliaia di giovani ragazzi da vetri trasparenti a specchi che riflettono l’immagine (Pirandello). Addio “Ruggero Settimo” anzi, arrivederci sono certa che ci rivedremo.

Chiara Pugliese – Studentessa Liceo Classico Caltanissetta

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