Diplomi facili e pochi “rimandati”: viaggio a Roma negli istituti paritari
Data: Mercoledì, 21 luglio 2010 ore 07:22:35 CEST Argomento: Rassegna stampa
L’istruzione
viaggia su un doppio binario in Italia. Ci sono scuole severe dove la
promozione si conquista a colpi di interrogazioni e quelle in cui lo
studente viene coccolato di più, soprattutto se l’iscrizione è a
pagamento. È in queste ultime che, come hanno denunciato i presidi al
Messaggero negli scorsi giorni, si rifugiano i ragazzi più fragili dal
punto di vista della preparazione, quelli che anche se il liceo non fa
per loro, vogliono arrivare comunque alla conquista del diploma. Il
risultato finale non cambia: dopo la maturità il pezzo di carta è lo
stesso, ha identico valore legale nei concorsi. Puoi studiare in classi
di pochissimi alunni a selezione zero (dove la percentuale di bocciati
è bassissima o nulla) o in aule affollate dove i prof lasciano al palo
i somari ma, a conti fatti, la fatica resta un bagaglio personale, non
c’è distinzione fra un diploma e un altro. Forse anche per questo i
ragazzi meno volenterosi e con più difficoltà a metà anno chiedono il
nulla osta e si spostano.
«Il 90% di chi ce lo chiede va alla paritaria», spiega il preside del
liceo romano Visconti, Rosario Salamone. La sua è una delle scuole più
severe della capitale: solo nelle prime, quest’anno, i professori hanno
fermato oltre il 12% degli alunni (esclusi i ritirati). Consolazione:
alla maturità, il liceo ha conquistato il primato dei cento e molti
studenti sono già stati accettati alla Bocconi. Ma tra la prima e la
quinta in tanti sono rimasti indietro, molti di questi se ne sono
andati altrove, in scuole “più facili”. Quelle dove la percentuale dei
bocciati è vicina a zero, le classi sono micro, i professori fanno
corsi di recupero il pomeriggio, gli alunni si sentono come a casa loro.
Che il risultato della valutazione sia diverso emerge dai quadri di
fine anno. Nelle prime di licei romani come il Tasso, il Visconti, il
Righi, il Giulio Cesare (tutti noti anche per la loro severità) la
percentuale di bocciati oscilla tra il 6 e il 12%. Le classi sono maxi,
anche con trenta alunni, e i prof non fanno sconti. In molte paritarie
la situazione è diversa: i bocciati a volte sono anche lo 0%, le classi
sono mini, i professori fanno lezione pure il pomeriggio. Insomma alla
scuola pubblica tocca fare la parte della “cattiva”, con i presidi
sempre a corto di fondi anche per garantire il minimo dei corsi di
recupero che non sanno come aiutare i ragazzi in difficoltà e, spesso,
non possono fare altro che dare il via libera al loro trasferimento in
scuole dove, a pagamento, il pomeriggio c’è chi ti aiuta a fare i
compiti. Il che aiuta nei risultati di fine anno.
In istituti paritari come il Seraphicum di Roma la percentuale di
bocciati è bassissima in tutto il quadriennio: al classico e al tecnico
commerciale non se ne conta uno, allo scientifico dalla prima alla
quarta, su 80 alunni, ci sono solo 3 non promossi. Nelle prime, dove la
selezione di solito è maggiore, su 27 alunni il 74% è passato al
secondo anno, il 26% sta facendo gli esami di recupero. Ma nessun
bocciato. All’istituto Pirandello (dove c’è anche il servizio di
recupero degli anni persi) sia al classico che allo scientifico non si
registrano bocciati in prima, i sospesi dovranno vedersela con l’esame
di settembre. Ammessi senza riserve all’anno successivo alla sezione
del classico, classe prima, del Cristo Re, sempre a Roma, mentre allo
scientifico due dei cinque ragazzi che dovevano recuperare al test già
effettuato non sono passati e dovranno ripetere l’anno. Anche al Villa
Flaminia, scuola modello-College al centro di Roma, niente bocciati
nelle due prime, una di classico e una di scientifico, solo qualche
rimandato che farà i corsi di recupero e l’esame a settembre.
Il mondo del lavoro nel tempo ha imparato a difendersi dalla
presupposta uguaglianza fra i diplomi. Anche l’Università si fida poco
dei voti alti in uscita dalle scuole che sulla carta sono una uguale
all’altra ma «in verità sono ben diverse», hanno sottolineato più volte
i rettori. Anche per questo ormai la maturità non ha più peso o quasi
per accedere ai corsi a numero chiuso, dove i posti sono “blindati”:
l’Università aspetta ancora un sistema di valutazione delle scuole che
consenta di fare una qualche differenza fra i diplomi. Intanto il
ministro pensa a test di valutazione in entrata e uscita per tutti gli
alunni. Se ci saranno ispettori che vigileranno verranno fuori una
volta per tutte le vere differenze fra scuola e scuola
(di Tiziana Guerrisi -Il Messaggero)
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