ESAME DI STATO:RIFORMA DELL'ESAME DISTATO
Data: Martedì, 20 luglio 2010 ore 00:16:33 CEST
Argomento: Opinioni


 Valerio Vagnoli ha detto...

E ora parliamo di come cambiare gli esami di Stato, aprendo un dibattito che possa alla fine tradursi in una proposta concreta da inoltrare allo stesso ministero.
Per prima cosa ribadisco l'insulsa, offensiva e spesso idiota prassi della tesina. Un gioco delle parti che fa perdere solo tempo. Al limite, proprio di fronte a situazioni di terrore "iniziatico" si può, come si faceva anche prima della riforma degli aiutini, partire chiedendo un argomento a piacere.
Inoltre, ritengo doveroso sostenere la necessità di abbreviare l'iter ed eliminare, come qualcuno ha giustamente sostenuto, l'indecoroso gioco delle parti tra la componente esterna e quella interna. Perché ciò accada si potrebbe limitare l'esame alle tre prove scritte con la presenza di altrettanti commissari esterni coadiuvati da un solo rappresentante di classe. L'orale potrebbe vertere sulla discussione degli elaborati che potrebbero offrire una seria occasione per valutare le reali capacità di approfondimento da parte dei candidati. A conti fatti si risparmierebbe sul piano economico, si eviterebbe il frettoloso enciclopedismo che caratterizza l'attuale formula e si metterebbero i candidati di fronte ad una prova in grado di provocare in loro almeno qualche attesa. Un'attesa che possa essere almeno in grado di competere con quella che essi hanno per l'esame della patente che per loro è di gran lunga più " adrenalinico" rispetto all'attuale esame di Stato.
Dimenticavo! Per coloro che si dichiareranno disposti a partecipare alle commissioni d'esame e a trasferte anche più onerose rispetto alle partite casalinghe degli ultimi anni, sarebbe opportuno prevedere, oltre ad un compenso adeguato, un riconoscimento di qualsiasi tipo che li differenzi però rispetto ai colleghi che negli stessi giorni si godono le ferie. Per esempio, si potrebbe prevedere, dopo un triennio d'impegno in commissioni d'esame, un avanzamento negli scatti d'anzianità o un riconoscimento nel punteggio valido per le graduatorie d'istituto e per i trasferimenti.
Chi ha idee più chiare si faccia avanti, ma che la formula cambi, perché ha già ampiamente cambiato noi e, ahimè, gli studenti (tutti in peggio, ovviamente)!

francini ha detto...

Condivido il parere di Vargnoli: la formula dell'esame attuale va rivista, e la cosa fu chiara fin dall'inizio. Non penserei però a uno stravolgimento, ma ad una rimodulazione migliorativa.

1. Modificare gli equilibri della commissione (per esempio 4 esterni e 2 interni). Sarebbe opportuno anche fissare vincoli geografici più stretti (es: almeno 1 esterno da altra regione, almeno 1 da altra provincia, almeno 1 da altro comune). Si potrebe risparmiare scegliendo il presidente tra i 4 commissari esterni effettivi.

3. Rivedere la 3° prova: l'autocostruzione non ha dato grandi risultati, la prova va resa più omogenea e va definita centralmente (ad esempio su 3 materie fisse per tutti: lingua italiana, matematica, inglese, con prove comuni a tutti i corsi di studio, più una quarta variabile per indirizzo, ma sempre con tracce inviate centralmente)

4. Rivedere l'orale. Via la tesina, guazzabuglio senza capo né coda, sgradevole frutto della mitologia pluridisciplinare (infarcite di agganci forzati e banalità veramente poco edificanti). Ridurre le materie oggetto di prova, per esempio 2 fissate dal MIUR per ogni indirizzo e 2 a scelta dello studente. Riportare l'esame alla sua natura, umile se vogliamo, di verifica dell'apprendimento nelle discipline di studio, senza trasformarlo in imprecisato sproloquio sull'universo. Meglio poco ma più a fondo che un'infarinata di tutto quanto.


E anche per l'esame di 3° media servirebbe una commissione con una composizione in parte esterna.

Andrea Ragazzini ha detto...

Sono d’accordo con Valerio Vagnoli e con Francini sulla necessità di rivedere molte cose nella formula dell’Esame di Stato e trovo interessanti diverse modifiche prospettate. Sono però convinto che anche la più sensata riforma dell’Esame non sposterebbe di un millimetro la questione centrale posta dall’articolo sugli aiutini: la perdita da parte di troppi insegnanti di una chiara coscienza del loro ruolo. Non parlo solo di deontologia, ma della capacità di assumersi fino in fondo le responsabilità culturali e professionali che questo ruolo comporta e di rivendicarne le prerogative. Prendiamo solo il caso della cosiddetta “tesina”, che giustamente Valerio Vagnoli e Francini propongono di eliminare. La trovata berlingueriana era certamente furbesca, come furbesche e ammiccanti, lo ricordo bene, erano le veline ministeriali (nel senso di circolari, di note..), che accompagnarono la riforma, tese a diffondere l’idea che da un “collegamento” all’altro il candidato poteva condurre il colloquio dall’inizio alla fine. Ma chi, se non tanti insegnanti, ha consentito senza fiatare che questo effettivamente avvenisse ? Chi ha incoraggiato o almeno tollerato la presentazione da parte dei candidati di “scalette” in cui, materia per materia, si annunciava l’argomento che si sarebbe trattato nel colloquio, con la risibile copertura dell’impostazione pluridisciplinare? Chi ha avallato l’idea, senza riscontro nelle norme, che la “tesina” possa trattare di argomenti anche totalmente estranei ai programmi svolti e che magari nessuno dei commissari è minimamente in grado di valutare?







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