Israel: la rivoluzione? Stop ai docenti malati di metodologia
Data: Martedì, 20 luglio 2010 ore 00:02:02 CEST
Argomento: Rassegna stampa


della nostra scuola. Sarà “vis polemica” ma confesso di trovare molto stancante, oltre che improduttivo, il continuo discettare attorno alle “modalità” senza provarsi mai a prendere di petto le questioni di merito.

 

Mi limito a un esempio. L’insegnante della scuola primaria, dice Ribolzi, non può insegnare storia o matematica se non la sa, ma l’aspetto disciplinare è strumentale rispetto agli obbiettivi formativi. Sono disposto ad accettare questa affermazione e ad andare oltre dicendo che essa si applica anche alla scuola secondaria. Ma cosa dice questo rispetto ai problemi che oggi affliggono l’insegnamento della matematica, della storia e della geografia nella scuola primaria? Nasconde il vero problema, e cioè che da qualche decennio a un insegnamento puramente contenutistico, e spesso nozionistico, si è sostituita non l’apertura a più articolate e raffinate metodologie didattiche - che comunque dovrebbero essere largamente affidate alla libertà dell’insegnante, come ha bene spiegato sul Sussidiario Giorgio Ragazzini - ma una serie di ideologie relative a cosa si debba intendere per matematica e alle forme di apprendimento della matematica da parte del bambino (e così per la storia e la geografia).

 

Le metodologie didattiche erano una mera conseguenza di quelle ideologie: è curioso che chi deplora il prepotere dell’accademismo sulla scuola non si avveda che questa è la forma peggiore di accademismo, quella che usa l’insegnamento e i bambini come cavie delle proprie elucubrazioni. Così, la nostra scuola ha assimilato il formalismo di stampo bourbakista, nelle versioni di Piaget, inclusa la strampalata teoria che il bambino non sia capace di assimilare la matematica prima dei sei-sette anni. Oggi questa teoria ha mostrato tutta la sua inconsistenza, ma non lo si dice apertamente, e parte dell’insegnamento continua a basarsi su quei precetti, in una sintesi incongrua con nuove visioni, in particolare con quelle ispirate alle neuroscienze, non meno campate in aria delle teorie piagetiane.

da www.sussidiario.net  di G. Israel







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