Gli insegnanti denunciano le intemperanze dei dirigenti Insulti, viaggi e spese folli ''Ecco i presidi megalomani''
Data: Lunedì, 19 luglio 2010 ore 14:39:09 CEST Argomento: Rassegna stampa
C’è chi apostrofa i
suoi docenti come «nazisti» e nei loro confronti fa continue ritorsioni
perché non firmarono un appello a difesa dell’istituto, chi - con i
chiari di luna che tutti conoscono - si «aggrega» a spese della scuola
a cinque dei sette viaggi d’istruzione organizzati nell’anno, chi
sperpera cinquemila euro per un corso di aggiornamento riservato alla
sua persona, chi riesce a far coalizzare tutto il personale a furia di
urla e insulti lanciati in aule e corridoi. Non fanno i nomi dei
dirigenti scolastici protagonisti di queste vicende i segretari di Cisl
e Uil Scuola, ma negli esposti inviati a Direzione Scolastica Regionale
e ministero, sollecitando ispezioni, li hanno indicati con cura. Prima
di raccontare le storie di ordinaria conflittualità scolastica, i
sindacati hanno atteso che l’elenco dei trasferimenti e dei nuovi
incarichi dei presidi fosse pubblicato. «Spesso, purtroppo, nella
scuola si tenta di risolvere un problema spostandolo da un’altra
parte», dice Diego Meli, Uil. Il «problema» solo in uno dei casi citati
è stato allontanato: gli insegnanti, in massa, hanno sottoscritto una
lettera di denuncia delle intemperanze della dirigente, abituata a
sferrare colpi di «imbecille» a destra e a manca.
«Il trasferimento non è lo strumento attraverso il quale gestire gli
aspetti disciplinari, non è una punizione e infatti non viene
utilizzato in questo senso. Ciò che però tutti si aspettano, lavoratori
e famiglie, è un’attenzione costante alle situazioni problematiche»,
dice Enzo Pappalettera, segretario della Cisl. «Va comunque detto
chiaramente - aggiunge - che le situazioni problematiche sono poche».
Di parere leggermente diverso è Meli, che non manca di sottolineare «il
momento particolare che la scuola sta vivendo e che certo non favorisce
la distensione: tagli all’organico, contratti non rinnovati,
professione non riconosciuta. Per quanto ci riguarda, abbiamo osservato
un crescendo di conflittualità che ha diverse origini. Una di queste è
che molte norme non vengono applicate e così si vive nell’incertezza.
Un’altra è che parecchi dirigenti adottano una applicazione della legge
Brunetta per cui i problemi disciplinari si inaspriscono inaspriti.
Molti confondono autorità e autorevolezza».
Potrebbe rientrare in questo caso quanto da tempo sta accadendo in un
istituto della cintura, dove il direttore dei servizi amministrativi -
in disaccordo con i metodi «disinvolti» di gestione finanziaria del
preside - ha accumulato in sei mesi 21 contestazioni d’addebito, 17
giorni di sospensione. E 8 ordini di servizio in una sola giornata.
«Con la legge Brunetta - sottolinea Meli - un dirigente può togliere
dieci giorni di stipendio a un dipendente. E mentre lui decide in un
minuto, il lavoratore si deve rivolgere alla giustizia ottenendo
risposta magari otto mesi dopo».
Di un altro genere è la sanzione adottata dal dirigente di un piccolo
istituto comprensivo delle campagne intorno a Torino: come ritorsione
contro chi non aveva firmato un documento finalizzato a salvare la
scuola dall’accorpamento, alcuni rappresentanti sindacali vengono
sistematicamente esclusi dagli incontri per la contrattazione interna.
«Fa le convocazioni quando sa che certe Rsu sono impegnate in classe»,
dice Pappalettera.
Ma le ritorsioni ci sono anche per i docenti che rispettano le norme in
vista degli accorpamenti di classi che non hanno più un numero
sufficiente di allievi. Al preside di un liceo della provincia - amante
dei viaggi a carico della scuola - quelle regole stanno strette e chi
non si adegua ha vita dura. «L’impressione - spiega Pappalettera - è
che l’amministrazione scolastica non abbia strumenti incisivi per
mettere ordine in queste situazioni». Meli aggiunge: «La
contrapposizione negli ultimi anni è cresciuta troppo. Occorre trovare
punti di incontro perché oggi in caso di disputa non c’è giustizia. Per
questo stiamo lavorando per coordinarci con i nostri dirigenti e
arrivare a un confronto ampio e approfondito. Per ovviare a situazioni
che non fanno bene a nessuno».
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/275882/
(di Maria Teresa Martinengo http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/275882/)
Redazione
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