SUD: RAPPORTO FITTO, A SCUOLA DIVARIO NORD INIZIA IN QUINTA ELEMENTARE
Data: Venerd́, 16 luglio 2010 ore 02:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Il divario scolastico tra Nord e Sud Italia inizia in quinta elementare. E' quanto emerge dal ''Rapporto annuale 2009'' del Dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, presentato oggi alla Camera dal ministro per i Rapporti con le Regioni e la coesione territoriale, Raffaele Fitto.
Il rapporto, tra le altre cose, fotografa la situazione scolastica dei ragazzi italiani delineando i deficit riscontrati nel Mezzogiorno e ipotizzando che ''questi problemi si originino in eta' inferiori'' e pertanto ''andrebbero affrontati con interventi pubblici correttivi delle disuguaglianze di partenza''. I dati ad oggi disponibili indicano l'esistenza di un forte divario territoriale in materia di competenze e scolarizzazione, che rispecchia la distribuzione geografica della maggioranza delle altre forme di poverta' e di arretratezza. In particolare, nel rapporto, dopo aver delineato il maggior abbandono scolastico che c'e' nel Mezzogiorno, l'elevata percentuale di studenti ripetenti maschi e le difficolta' di apprendimento negli istituti professionali, si fa riferimento a dati sulle competenze degli studenti della scuola elementare risultanti da un'indagine condotta dall'Invalsi nel 2009.

I risultati dell'indagine offrono alcune prime possibilita' di discernere l'influsso di fattori di origine familiare, piu' influenti nei primi anni di vita, da quelli di origine scolastica e sociale, sulle competenze dei giovani adulti. Ad un livello piuttosto generale, il primo dato che emerge dall'indagine Invalsi e' la differenza, piuttosto contenuta, fra i risultati degli allievi del Sud rispetto a quelli delle altre aree del Paese, per le prove condotte sugli allievi della classe seconda; mentre il divario si crea o si amplia, nella rilevazione condotta nella quinta classe.

Se si considerano separatamente le due materie (italiano e matematica), e' poi da rilevare che dalla prova condotta dagli allievi piu' giovani emerge un divario fra macroaree solo per quanto riguarda l'italiano, mentre nelle prove di matematica i dati sono piuttosto allineati e mostrano una quota di eccellenze superiore nel Mezzogiorno.

I risultati dei due successivi test condotti sugli allievi della scuola primaria, letti in sequenza e ricordando i risultati ben piu' negativi dell'indagine Ocse-Pisa sulle competenze dei quindicenni (per cui il divario fra la percentuale di studenti in difficolta' nel Mezzogiorno e la media Italia era di quasi 13 punti percentuali per la matematica e di 10,6 punti per la lettura), rendono plausibile l'ipotesi che i giovani meridionali accumulino uno svantaggio di competenze, inizialmente trascurabile, rispetto ai loro coetanei del Nord e del Centro, nel corso degli anni dell'obbligo scolare.

Un quesito di ricerca che, si legge nel rapporto, meriterebbe di essere approfondito e' in che misura vi contribuiscano la qualita' dell'istruzione ricevuta in classe, ed in che misura l'influenza dell'ambiente esterno e dei pari eta' o le condizioni di socializzazione e di formazione del capitale sociale.

Dall'indagine Invalsi sulle scuole primarie emerge, infine, un elemento ulteriore: nel Sud rispetto al resto del Paese, si rileva una maggiore variabilita' delle competenze degli allievi nel confronto tra diversi istituti e, di converso piu' omogeneita' all'interno dello stesso istituto.

Questo fenomeno potrebbe segnalare forme di ''segregazione spontanea'' ed omogeneizzazione fra classi e fra istituti scolastici molto piu' spiccate al Sud che avrebbero l'effetto, ancor prima di abbassare i livelli medi delle competenze degli allievi, di acuire i ritardi e le difficolta' nell'apprendimento fra gli studenti che ne soffrono.
(ASCA)

Redazione






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