Gelmini: con le scuole paritarie lo stato risparmia sei miliardi di euro all'anno
Data: Mercoledì, 07 luglio 2010 ore 07:06:32 CEST Argomento: Rassegna stampa
Più di sei miliardi di euro. Questa la spesa che lo stato dovrebbe
affrontare se fosse costretto ad accogliere nella scuola pubblica tutti
gli studenti che attualmente frequentano le scuole paritarie. Non solo.
Un alunno di una scuola paritaria costa allo stato 584 euro all'anno,
quello di una scuola pubblica 6.116.
Cifre che stanno a dimostrare come la libertà di scelta delle famiglie
per l'educazione dei propri figli sia ancora un traguardo molto lontano
nonostante la legge sulla parità scolastica, la 62 del 2000, abbia
compiuto dieci anni. Fu un governo di centrosinistra a vararla quando
era ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer. Dieci anni
dopo le associazioni di famiglie che scelgono le scuole paritarie
ribadiscono che la "vera parità" non sarà mai raggiunta se ai doveri
imposti alle scuole non statali non verranno affiancati i diritti,
ovvero sovvenzioni economiche.
Il tema della parità scolastica è stato affrontato in un convegno a
Montecitorio al quale hanno preso parte il presidente della Camera,
Gianfranco Fini, il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, il
presidente dell'Agesc (l'Associazione dei genitori delle scuole
cattoliche) Maria Grazia Colombo, il rettore dell'Università Lumsa,
Giuseppe Dalla Torre, il presidente della Commissione Cultura di
Confindustria, Alessandro Laterza e il professor Eugenio Mazzarella del
Partito Democratico.
«Sostenere la parità scolastica non equivale affatto a intaccare il
sistema statale dell'istruzione, ma significa contribuire alla crescita
dell'offerta formativa in Italia, che rappresenta un diritto per i
nostri giovani e un investimento per il sistema Paese», afferma Fini
che sottolinea pure come la legge 62 sia comunque servita a scardinare
molti pregiudizi.
«Se il principio della parità scolastica incontra, pur non senza
discussioni e diversità di sensibilità, un ampio e trasversale
accoglimento nella politica, nella cultura e nella pubblica opinione,
così non era prima del varo della legge». sostiene il presidente della
Camera. Il cammino però è ancora lungo. Fini prefigura una «possibile
evoluzione del sistema scolastico paritario all'interno della società».
Un processo, precisa Fini, che va inserito «nella più generale opera di
ammodernamento e di rilancio del sistema nazionale dell'istruzione, che
deve essere visto come un obiettivo strategico per il nostro Paese in
un mondo come quello della competizione globale, in cui risulta
decisiva la ricchezza rappresentata dal sapere, dalla ricerca e dall'
innovazione».
É toccato poi al ministro Gelmini sottolineare come l' esistenza delle
scuole paritarie garantisca un reale risparmio per lo Stato visto che
per ogni iscritto a una scuola paritaria il contributo statale è pari a
584 euro annui a differenza dei 6.116 euro all'anno per ogni iscritto
alle scuole statali.
«In Italia non siamo ancora arrivati a realizzare una piena parità
scolastica -si rammarica la Gelmini- Spiace rilevare che le famiglie
non sono mai state messe realmente in condizione di poter scegliere
come e dove educare i propri figli senza vincoli economici all'interno
del sistema integrato pubblico di istruzione». Ci sono motivazioni
storiche chiare secondo il ministro che attribuisce questo ritardo
«all'approccio ideologico avuto da una parte del Paese nei confronti di
questo tema. Troppe volte ci si è divisi tra scuola pubblica e privata,
troppe volte l'ideologia ha vinto sulla qualità della didattica. Troppe
volte, infine, si è gridato in maniera strumentale alla privatizzazione
e non si è discusso del vero tema centrale: il decadimento della nostra
scuola così come tutte le classifiche internazionali rilevano».
Insomma la Gelmini tra pubblica e privata sceglie «la qualità
dell'istruzione» ricordando comunque che anche le scuole paritarie
svolgono un servizio pubblico pur essendo non statali.
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