Bersani: insegnanti pagano, Berlusconi no
Data: Venerdì, 02 luglio 2010 ore 11:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Bersani sulla Manovra: insegnanti pagano, Berlusconi no
di Bianca Di Giovanni
Sulla manovra c’è troppo conformismo verso il governo, da parte della
classe dirigente, dei giornali, anche delle forze sociali. Non basta
dire va benino: se mancano le risorse per la crescita bisogna dire che
va male». Pier Luigi Bersani torna ad attaccare il muro
dell’asservimento al pensiero dominante, l’atteggiamento acritico che
condanna il Paese al silenzio di fronte a una manovra «ingiusta e
recessiva», dice Anna Finocchiaro al suo fianco. Il leader del Pd
accusa gli osservatori, i giornali («ancora titolano: parte il
federalismo? E quando arriva?»), gli industriali timidi interlocutori
di un governo inerte. In Senato la commissione avanza a rilento, anche
se con colpi micidiali come quelli sferzati dalle proposte del
relatore. «Pezza peggiore del buco», attacca Bersani citando Roberto
Formigoni.
La manovra non può essere corretta: va riscritta. Perché «manca un
richiamo forte al Paese, a uno sforzo comune dove chi ha di più dia di
più». Non può essere - insiste Bersani - che un professore ci mette
mille euro e un grande possidente, come Berlusconi, non paga nulla. Non
può essere che alla fine «il Paese è meno equo e meno ricco», aggiunge
paolo Giaretta, relatore di minoranza. Non può essere che il centro
(cioè lo Stato) paghi tre miliardi e rotti e le periferie (Regioni,
Province e Comuni) oltre 14. Non può essere che si torni indietro su
tutto: federalismo, premi al merito dei pubblici dipendenti, scuola.
Non può essere che le fasce deboli paghino oggi, per ritrovarsi dopo
ancora daccapo. Perché se il Pil non riprende fiato, non ci sarà
risanamento. I tagli lineari non sono mai riusciti, la lotta
all’evasione già cifrata è un inedito tutto da verificare, la spesa
corrente continua a lievitare.
I conti restano a rischio. nonostante non siano state destinate risorse
né alle banche, né agli investimenti. Sono a rischio non solo per la
crisi. «Almeno una decina di miliardi di manovra sono dovuti a errori
del governo», insiste Bersani. E via alla conta: Alitalia, Ici, lotta
all’evasione allentata, voli di stato aumentati, spese dei grandi
eventi, sgravi sugli straordinari mentre la gente era in cassa
integrazione. «Quanto ci è costato tutto questo?». Ma l’opposizione
«non è contro una manovra finanziaria ora - puntualizza Finocchiaro -
Sappiamo che è necessaria. Siamo contro questo tipo di manovra». Come
riscriverla? «Non si dica che il Pd non ha una proposta.
L’abbiamo e l’avevamo mesi fa: i fatti ci hanno dato ragione», dichiara
Bersani. Tre i pilastri della proposta: fisco più leggero per le
famiglie deboli, anticipo del federalismo, interventi per lo sviluppo.
Dove prendere i soldi? Magari mettendo le mani nelle tasche dei grandi
proprietari, con la tassazione sulle rendite (esclusi i Bot) a livello
europeo. «Possibile che in Inghilterra Cameron possa portare l’aliquota
dal 18 al 28% e da noi non si possa far nulla?» si chiede il leader
democratico. Ancora. mettendo a gara le frequenze Tv. Reintroducendo le
misure antievasione di Visco. E le banche? A loro non si chiede nulla?
«Non vogliamo una tassa, che pagherebbero i clienti - conclude Bersani
- ma vogliamo metter eil potere nelle mani dei consumatori, eliminando
ad esempio il massimo scoperto».
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