La verifica dei saperi
Data: Lunedì, 28 giugno 2010 ore 21:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


L'appuntamento è ora per le prove orali, per consentire ai ragazzi della secondaria superiore di conquistare il fatidico pezzo di carta, perché di questo si tratta da un po' di tempo. E infatti i maturandi lo potranno spendere solo per l'iscrizione all'università o per qualche pubblico concorso, mentre le aziende private sanno bene che quel titolo con un voto unico dice poco della loro effettiva preparazione. Ma anche i professori hanno chiaro che gli attuali esami di stato si portano appresso il modello sperimentale inventato nel 1969 dal ministro Sullo per rintuzzare le contestazioni del movimento studentesco e che ha bisogno di essere rivisto e aggiustato. Un fatto dunque più burocratico che di sostanza e che non ha ancora il dispositivo per dare al diploma il suo effettivo valore, constatati pure i mutamenti della nostra società e l'urgenza di competere in termini di conoscenza col resto del mondo. L'obiettivo allora dovrebbe essere un nuovo titolo di studio con la certificazione motivata delle conoscenze e delle competenze acquisite a compimento dell'intero ciclo scolastico e per singola disciplina; un documento rilasciato da commissari tutti esterni che certifichi la preparazione dei candidati, fotografando ciò che il giovane uscendo dalla scuola è in grado di fare e di capire, di affrontare e di risolvere. Non sarà di certezza assoluta questa certificazione, ma è sicuramente un modo per evitare incongruenti bocciature dopo 5 anni di frequenza, perché di fronte a molte carenze, con una nuova formula d'esami di stato, l'alunno potrebbe pure decidere o di ripetere il quinto anno o di spiccare il volo verso altri porti. Sono decenni che si parla di certificazioni e da decenni si è solo parlato, benché sia nota l'efficacia di un nuovo sistema di valutazione. Per quanto invece riguarda le prove Invalsi, visto che è intenzione del Miur di adottarle a partire dal 2012 nelle superiori, sarebbe il caso che si passasse dalle semplici esercitazioni a veri e propri compiti scritti standard durante l'intero anno, in modo da risultare una normale verifica dei saperi, come avviene nell'Ue e per le rilevazioni Ocse-Pisa. Si rischia altrimenti di creare solo ansia e incertezza, mentre i cosiddetti quiz potrebbero essere non già l'eccezionalità solo per gli esami di stato, ma la regola per l'assegnazione del voto nelle materie scritte.

La Sicilia del 27 giugno 2010
Pasquale Almirante





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