Cgil. Un grande sciopero, un milione nelle piazze. L'italia che lavora dice no alla manovra
Data: Venerdì, 25 giugno 2010 ore 23:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Ha ragione il vicesegretario generale della Cgil Susanna Camusso quando davanti ai cronisti che le chiedono se la Cgil è isolata, risponde "Basterebbe guardarsi intorno". Infatti, non serve sforzarsi molto per osservare l'altissima partecipazione ai cortei indetti dal più grande sindacato italiano su tutto il territorio nazionale, che vanno al di là di ogni aspettativa, sintomo che i lavoratori e le lavoratrici vogliono contrastare questa manovra del governo definita "ingiusta e iniqua".
Pensare che paradossalmente, proprio poche ore fa la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia si domandava contro chi sciopera la Cgil, quasi volesse ignorare, come spesso scrive anche il suo giornale, la profonda e strutturale crisi economica che sta attraversando tutto il paese. (da Dazebao di Alessandro Ambrosin)

Pensare che paradossalmente, proprio poche ore fa la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia si domandava contro chi sciopera la Cgil, quasi volesse ignorare, come spesso scrive anche il suo giornale, la profonda e strutturale crisi economica che sta attraversando tutto il paese.
Non basterebbe un libro enciclopedico per descrivere le tante situazioni che hanno spinto migliaia di persone ad aderire a questa giornata di lotta, a scendere ancora una volta nelle piazze della penisola per contrastare una manovra che colpirà come una scure le fasce più deboli della società.
A Roma il corteo partito da piazza della Bocca della Verità alla volta di Piazza Farnese sembrava un fiume in piena di bandiere rosse tenute strette tra le mani di pensionati, lavoratori, precari e giovanissimi studenti. Insomma il cuore pulsante dell'Italia che, nonostante l'evidente scarto generazionale oggi si trova a lottare insieme contro l'ingiustizia e l'arroganza di questo governo.
"Un ecatombe" la definisce Mario ex insegnante in pensione, classe 1929 che non vuole arrendersi. "Non potevo mancare, nonostante la mia veneranda età. Non è possibile accettare passivamente una manovra che porterà definitivamente nel baratro questa Italia già sconquassata, dove i furbi la fanno sempre franca e i deboli, come i lavoratori, i pensionati come me, i giovani senza speranze, sono costretti a subire i dettami di questo governo che impone le sue scelte scellerate. Mi sembra di rivivere uno dei periodi più bui della nostra storia." Una giovane mamma tiene un piccolo cartello scritto a mano che recita "La crisi la pagano i bambini". "Sì, perchè questa manovra che ha tagliato i fondi agli Enti locali si sta già facendo sentire qui a Roma. Alemanno - racconta Eliana, casalinga con tre figli - ci ha già fatto un bel regalo, aumentando gli asili del 50%. Adesso ditemi voi come può campare una famiglia. Tra i tagli degli stipendi, l'incertezza occupazionale e il costo della vita ormai insostenibile viviamo perennemente sotto ricatto. Insomma se sei un onesto cittadino non hai diritti, anche se si tratta di bambini di pochi anni di vita".
"Ricadrà tutto sulla nostra pelle - ci racconta Rodolfo, dipendente pubblico - . La manovra avrà pesanti ripercussioni sul settore pubblico, obbligherà i comuni a rivedere il loro bolancio con ricadute drammatiche sul fondo sociale, sule politiche sanitarie, sui contributi agli affitti, sul trasporto pubblico e anche sull’attività culturale”. "E poi - continua Rodolfo - è evidente l'iniquità della manovra che taglierà maggiormente agli Enti locali, i quali non potranno più assumere e intanto il governo negli ultimi due anni ha fatto aumentare la spesa pubblica e non ha mosso un dito contro l'evasione fiscale. Una vergogna".
Tuttavia le storie personali che questa giornata ha portato alla luce sono veramente tante. I lavoratori si sono alternati sul palco raccontando raccontando le loro esperienze di precarietà e cassa integrazione, prima delle conclusioni finali del segretario di Roma e Lazio della Cgil Claudio Di Berardino e della segretaria della Funzione Pubblica nazionale Rossana Dettori.
Anche a Milano un corteo partecipato, dove oltre 80mila persone hanno sfilato fino a raggiungere la storica Piazza del Duomo. Sono intervenuti il Segretario Generale CGIL Lombardia Nino Baseotto e Enrico Panini, Segretario Confederale CGIL. Altissima la partecipazione anche nel Veneto, una delle regioni più colpite dalla crisi dopo il boom economico a cavallo tra gli anni 80 e 90, che oggi conta almeno 200mila cassaintegrati. A Padova e a Treviso manifestazioni con migliaia di lavoratori, in prevalenza metalmeccanici, mentre a Mestre un lungo corteo è arrivato a piazza Ferretto per ascoltare le conclusioni del nuovo segretario generale di Venezia Roberto Montagner. "Il disegno sociale è chiaro - ha detto dal palco Walter Schiavella, Segretario Generale FILLEA CGIL-. Divide et impera, che vuol dire contrapporre gli uni agli altri, distraendoli dai veri obiettivi, quelli di svuotare lo stato del suo ruolo e della sua funzione unificante e solidale ed affermare un modello di società fondato sulla disuguaglianza, dove i più deboli sono sempre più ricattati, succubi e sudditi dei più forti, dove i diritti sono concessi e non tutelati ed esigibili”.Imponente il corteo di Napoli aperto dalla delegazione dei lavoratori della Fiat di Pomigliano con uno striscione che recitava: "Siamo tutti Pomigliano". I lavoratori hanno gridato slogan contro Marchionne e contro Cisl e Uil. Con il gruppo di Pomigliano ci sono l'ex leader della Fiom-Cgil Gianni Rinaldini ed Enzo Masini, responsabile nazionale auto della Fiom. "La gente che lavora merita di avere risultati -, così il Segretario confederale, Fulvio Fammoni ha concluso il suo intervento a piazza Matteotti - si trovi una soluzione condivisa da tutti”. Lunghissimo applauso quando il dirigente sindacale ha annunciato l'adesione alle manifestazioni italiane: "Pù di un milione di lavoratori sono scesi in piazza in tutta Italia oggi con la Cgil, una grande organizzazione che si batte per il lavoro, che vuole risultati".
Diecimila persone hanno sfilato a L'Aquila, con bandiere rosse, percussioni artigianali, e altoparlanti per trasmettere vecchie canzoni da battaglia. Lavoratori sono giunti da tutto l'Abruzzo a piazza Duomo. Tamburi e slogan a ricordare le principali vertenze regionali, dalla sanità alla crisi industriale e tutto il comparto metalmeccanico, sostenuto da tante bandiere della Fiom e soprattutto dal segretario generale, Maurizio Landini. "La situazione all'Aquila è delicata" ha dichiarato parlando di ritardi da parte degli interventi del governo in favore della ripesa del sistema economico e della ricostruzione. In corteo anche una folta delegazione da Pomigliano d'arco e un gruppo dell'assemblea dei cittadini colpiti dal terribile sisma dell'aprile 2009.
A Palermo 25 mila lavoratori hanno fatto il loro ingresso a piazza Verdi lo striscione “Tutto sulle nostre spalle?No”, seguito da un gruppo di suonatori di tamburo di Agrigento. Mentre a Bari una grande testa di coccodrillo con le fauci aperte, simboleggiante la Manovra del ministro Tremonti ha sfilato per le strade del capoluogo pugliese.
Anche a Bologna la giornata di mobilitazione si è fatta sentire. Migliaia le persone che hanno raggiunto la città, provenienti anche dai capoluoghi della regione con pullman organizzati dal sindacato. Ed è proprio da questo palco che Susanna Camusso ha ricordato la vicenda di Pomigliano D'Arco. "Vorremmo un paese in cui il governo non fosse silenzioso ed ininfluente di fronte alla più grande fabbrica di auto del paese, un governo che non fosse stato zitto di fronte a tre piani della Fiat che noi abbiamo contrastato fino a quando la Fiat non ne ha presentato uno che prevedeva la crescita della produzione - ha detto il vicesegretario della Cgil -. " E poi tornando sulla manovra del governo fa sapere che la Cgil " va cambiata perchè questa è iniqua, depressiva e rischia anche di essere inutile tanto che se va avanti così ne servirà un'altra. In questo modo il governo ci nega il futuro". Numerose delegazioni anche ai cortei di Ancona e Cagliari, che hanno registrato un'altissima affluenza.
Nel frattempo arrivano i primi dati sulle adesioni
La più alta in Umbria, dove si sono registrate adesioni che hanno sfiorato il 90%. Alla Thyssen di Terni - riferisce il sindacato - ha scioperato l'85 per cento dei dipendenti, alla Perugina-Nestlè il 60 per cento. Intorno all'85 per cento anche l'adesione nel polo chimico ternano e fino al 90 per cento quella nel settore metalmeccanico dell'Alta Valle del Tevere. Nelle comunità montane ha scioperato l'80 per cento dei dipendenti. Alta l'adesione allo sciopero anche a Trieste: il 90% all'Ansaldo e alla Fincantieri, l'80% alla Wartsila, alla Ideal Standard e alla Cimolai.
Trasporti. Anche nei trasporti l'adesione è stata importante su tutto il territorio nazionale. Secondo La Filt Cgil a Roma si è toccata la punta del 50% di adesione. A Napoli ferma la linea della metropolitana, stop al 50% dei bus e sono ferme le attività al porto. Lo stop nel trasporto pubblico locale toccherà nel pomeriggio anche le altre città necome Firenze dalle 16.30 alle 20.30, a Torino dalle 17.45 alle 21.45, a Milano dalle 18 alle 22, a Bologna dalle 19.30 alle 23.30, a Bari dalle 20 alle 24. Nel trasporto ferroviario lo stop inizia alle 14 per proseguire fino alle 18 e si sta svolgendo in tutti i settori nel rispetto della legge sui servizi pubblici e sono garantiti i servizi minimi essenziali previsti. Anche nel trasporto aereo notevole adesione, con, solo a Fiumicino, circa 86 voli annullati, al netto delle cancellazioni e riprogrammazioni da parte delle compagnie.


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