Il prossimo anno andranno via circa 10 mila prof con più di 40 anni di servizio. Non saranno sostit
Data: Martedì, 22 giugno 2010 ore 15:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Con l'inizio
dal prossimo anno scolastico quasi tutti i docenti e gli Ata, ovvero
ausiliari, tecnici e amministrativi, sessantacinquenni non torneranno
più in servizio.
Saranno espulsi dalla scuola per decisione dei ministri Gelmini e
Brunetta, con l'assenso del parlamento, e per effetto di una fiscale
interpretazione delle norme di legge, delle direttive e delle circolari
ministeriali da parte dei dirigenti scolastici e dei dirigenti degli
uffici scolastici regionali e provinciali.
E tenuto conto che la maggior parte dei posti lasciati liberi con
l'operazione pensione forzata non sarà, presumibilmente coperta, per
effetto della riduzione degli organici, con docenti con contratto a
tempo determinato, il bilancio del ministero della pubblica istruzione
potrà fare registrare una minore spesa quantificabile intorno ai 400
milioni di euro, ovviamente al lordo stato.
I soli, pochissimi, sessantacinquenni che continueranno a prestare
servizio, se hanno presentato istanza in tal senso, saranno quelli che
avranno titolo, entro il 1° gennaio 2012, ad un passaggio di gradone
stipendiale ovvero, se in servizio dal 1° ottobre 1974, non avranno
ancora maturato la massima anzianità contributiva utile a pensione.
Resterà invece in servizio la stragrande maggioranza dei dirigenti
scolastici sessantacinquenni anche se potranno fare valere il massimo
dell'anzianità contributiva(40 anni) e quei rari docenti e personale
Ata che si sono visti accogliere la domanda di trattenimento in
servizio fino al 67° anni di età presentata ai sensi dell'art.16, comma
1, del decreto legislativo 503/1992.
La maggior parte delle domande di trattenimento in servizio fino al 67°
anno di età risultano, infatti, essere state respinte o perché
presentate fuori tempo (dodici mesi prima del compimento del 65° anno
di età, come previsto dal comma 7 dell'articolo 72 della legge
133/2008), oppure a causa di una del tutto singolare lettura di una
disposizione contenuta nella direttiva ministeriale n. 94 del 4
dicembre 2009.
Con riferimento alla presentazione fuori tempo della domanda di
trattenimento in servizio, l'amministrazione scolastica ha, infatti,
ritenuto «perentori» i predetti termini nonostante che il Dipartimento
della funzione pubblica, con una nota del 12 febbraio 2010, avesse
fatto presente che dovevano, invece, considerarsi ordinatori in quanto
posti a presidio delle esigenze organizzative e funzionali e
dell'efficiente andamento dei servizi.
Del tutto incomprensibile è risultata anche essere stata la lettura
della disposizione contenuta nella direttiva n. 94 e secondo la quale
«l'istanza di trattenimento in servizio fino al compimento del 67° anno
di età potrà essere accolta esclusivamente nei casi in cui alla data
del 1° settembre 2010 o del 2011 l'interessato non raggiunga
l'anzianità contributiva di 40 anni, sempre che non si tratti di
personale appartenente a classi di concorso, posti o profili in
esubero».
Nonostante nella lingua italiana il significato letterale della
disposizione appaia del tutto chiara, la dirigenze di alcuni uffici
scolastici provinciali hanno invece negato l'accoglimento della domanda
di trattenimento in servizio in quanto gli interessati non maturavano i
40 anni di anzianità contributiva né il 1° settembre 2010 e neppure il
1° settembre 2011.
Esattamente il contrario di quanto recita la direttiva.
Il risultato complessivo dell'operazione pensione forzata contenuta nel
comma 11 dell'art. 72 della citata legge 133/2008 è nei dati ufficiosi
sul numero dei pensionamenti comunicato dal ministero della pubblica
istruzione: saranno tra gli 8 e 10 mila in più rispetto alle domanda di
cessazione dal servizio presentate per raggiunti limiti di età o di
anzianità contributiva e per dimissioni volontarie.
Il risparmio, non riassumendo sui posti liberi, sarà sui 400 milioni di
euro.
di Nicola Mondelli su Italia Oggi
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