A PROPOSITO DI SCUOLA E ALTRO
Data: Martedì, 22 giugno 2010 ore 08:30:58 CEST
Argomento: Ministero Istruzione e Università


Nei giorni scorsi in alcune scuole sono stati bloccati gli scrutini di fine anno scolastico nel tentativo di far conoscere ad una più vasta opinione pubblica “distratta” e anche a molti genitori lo stato in cui versa la scuola. Scuola che mentre a parole viene  definita riformata e moderna, nei fatti, invece, si sta privando di fondi adeguati, lascia il personale in una situazione economica tutt’altro che privilegiata e  al contempo espelle in massa i precari storici. I risultati sono evidenti a tutti: 

·         Classi numerosissime e carichi di lavoro per docenti e personale ATA oltre la tollerabilità 

 ·         Conseguente disagio per gli operatori della scuola 

·         Attività didattica spesso rabberciata il cui prezzo viene pagato dagli allievi, specie quelli più deboli 

·         Strutture scolastiche, a fronte di quello che si dice sarà la nuova scuola, sempre insicure (come prima), meno adeguate di prima negli spazi, sedi sempre più disagiate dislocate nei luoghi più disparati (vedi il socio psico pedagogico nostro che se tutto andrà bene, e dobbiamo persino ringraziare, ritornerà in una “casa” già ritenuta onerosa, inadatta e insicura ), altro che modernità! 

·         Per non dire “dei potenti mezzi messici a disposizione dal Ministero” che privano il più delle volte di accedere a tecnologie disponibili persino nel Terzo Mondo 

·         Il contratto scaduto anni fa, che secondo un accordo con alcuni sindacati stipulato il 30/4/2009 doveva sortire vantaggi futuri per tutti noi (sembra il testo della canzone “L’anno che verrà” di Lucio Dalla), slitterà ancora di tre anni: gli stessi sindacati di prima un po’ plaudono, un po’ cominciano a capire che l’ombrello di Altan esiste 

·         In definitiva la scuola si sta sempre più privatizzando (cioè priva gli altri di diritti sociali per cui è lecito, oltre che, utile riconoscersi nello Stato), conseguentemente i nostri figli e nipoti (quanta responsabilità abbiamo!) se non saranno debitamente sostenuti finanziariamente, e non certo con gli attuali stipendi, che tipo di scuola pubblica troveranno che garantirà loro il basilare diritto allo studio? 

E parlando di Stato e dei suoi 150 anni, forse è il caso di cominciare a fare una riflessione a proposito del parallelismo automatico (perché colpisce ceti probabilmente diversi ma collocati nella stessa condizione economica) tra il diritto  scuola/università che lentamente, nel silenzio ovattato si nega e il diritto, più generale, che si comincia a provare a togliere agli operai. Non è vero che non c’entra niente, perchè in verità (ma è assolutamente necessario leggere con la propria mente i termini della proposta FIAT a Pomigliano d’Arco) lì con il ricatto del licenziamento/lavoro (sembra di essere ancora tra gli immigrati di Rosarno) si sta dicendo che verrà abolito il diritto di sciopero, le malattie ridotte a niente, lo straordinario diventerà obbligatorio, le mansioni potranno essere modificate a seconda i casi, il salario decurtato, si dovrà fare un turno ininterrotto di lavoro(senza pausa pranzo) anche di 8 ore, ecc., altrimenti la fabbrica italiana diventa straniera e se ne va, ma noi dobbiamo continuare a ritenerla di Torino. 

Dopo 150 anni forse dovremo ricominciare daccapo con il sindacato, con i diritti, con la scuola, con i ceti bassi esclusi da tutto? Noi questa subdola e pericolosa relazione la stiamo cominciando a capire. 

Per questo, anche se non abbiamo scioperato perché non sarebbe accaduto nulla tranne regalare i nostri pochi soldi al ministero (li serberemo per occasioni più valide), esprimiamo le preoccupazioni già dette e la solidarietà a tutto il precariato innanzitutto della scuola e ai lavoratori che difendendo se stessi difendono il diritto di tutti.





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