Piace alla scuola l’esame di maturità con il quiz
Data: Lunedì, 21 giugno 2010 ore 08:16:09 CEST Argomento: Rassegna stampa
Sì
all’introduzione del test Invalsi anche alla maturità. La novità
lanciata sul Messaggero dal ministro Mariastella Gelmini piace al mondo
della scuola e anche all’università che sognano un esame «più europeo e
po’ meno farsa». Negli ultimi anni, infatti, la prova ha perso smalto:
sono fioccati troppi cento e lode (tanto che il ministro ha dovuto
imporre una stretta), i testi delle prove sono regolarmente finiti su
Internet poco dopo l’apertura delle buste (non solo i titoli, ma i
fogli d’esame scannerizzati) e la presenza di docenti interni alle
classi nelle commissioni ha spesso influenzato il risultato finale,
facendo prevalere il buonismo sul rigore. Il quiz Invalsi, ha
specificato il ministro, dovrebbe essere «una cosa in più che farà
parte della terza prova specifica. (Adkronos)
redazione@aetnanet.org
Si tratterà di test a risposta multipla». Il cambiamento potrebbe
partire già dal 2012. Mario Rusconi, vice presidente dell’Associazione
nazionale presidi e dirigente del liceo Newton di Roma, esulta:
«Finalmente ci allineiamo alla tradizione anglosassone. E’ da anni che
chiediamo che la terza prova, il cosiddetto “quizzone”, non sia gestita
più dalle scuole, ma dall’esterno. In Gran Bretagna sono decenni che si
fa così. Tuttavia – continua- servirebbe un periodo di sperimentazione
prima di introdurre la novità nell’esame. E soprattutto bisognerebbe
formare gli insegnanti. Se i docenti non sono in grado di preparare i
ragazzi a sostenere un test più europeo la novità non servirà a nulla e
sarà massacrata dall’opinione pubblica».
L’esame di maturità che partirà martedì segue l’impianto progettato
dall’ex ministro Luigi Berlinguer, che guarda di buon occhio all’idea
della Gelmini e confessa: «Se fossi stato ministro più a lungo avrei
introdotto anche io uno scritto di questo tipo come si fa in altri
paesi europei da anni. Ben venga la prova di valutazione oggettiva-
segue-, ma ad una condizione: che non diventi l’unico metro per
giudicare gli studenti. Guai a ridurre l’esame ad un quiz». I vantaggi
del test, comunque, secondo Berlinguer, sono evidenti: «Una valutazione
di questo tipo introduce un elemento di equità in un esame in cui ci
sono giudizi molto variabili da scuola a scuola, anche se gli studenti
sono di livello simile. Il test consentirebbe di individuare i
meritevoli con più oggettività. Oggi la poca credibilità della maturità
è dovuta proprio alla disparità di valutazione che emerge dal
territorio». Negli ultimi anni i cento e lode sono fioccati soprattutto
al Sud. «Una disparità- prosegue l’ex ministro- che ha anche indotto
l’università a non tenere conto del voto dell’esame nelle prove di
ammissione alle facoltà. Comunque, oltre a introdurre il test, penserei
anche a ripristinare le commissioni tutte esterne per dare ancora più
serietà e rigore all’esame».
Anche l’università vede di buon occhio la novità. «Una prova nazionale-
spiega il rettore della Sapienza, Luigi Frati- costringe la scuola ad
un maggior rigore e questo è un bene. La maturità, negli ultimi anni,
ha perso credibilità proprio perché c’è stato troppo buonismo. Così gli
atenei hanno smesso di tenerne conto in fase di immatricolazione, anche
se l’Europa suggerisce che una parte del punteggio del test di
ammissione alle facoltà debba basarsi sul percorso scolastico. In
futuro il voto del test Invalsi potrebbe incidere sul quiz delle
facoltà a numero chiuso». Il Pd accoglie invece la novità con qualche
perplessità. «Non ci stupisce- commenta la deputata Manuela Ghizzoni-
l’adozione di uno strumento che fotografi i livelli di apprendimento
dei maturandi. Ma sarebbe auspicabile- chiude- che i test a risposta
multipla non si risolvano in quella strana mattanza prodotta dai quiz
di ingresso ai corsi di laurea a numero chiuso».
(di Ilaria Ricci Il Messaggero)
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