Un Concorso onesto non spaventa gli esclusi, semmai i dirigenti congelati mostrino la loro auto referenziata professionalità
Data: Venerdì, 18 giugno 2010 ore 20:56:41 CEST Argomento: Opinioni
Un Concorso onesto non spaventa gli esclusi, semmai i dirigenti
congelati mostrino la loro auto referenziata professionalità
Appare pacifico oltre che solare dalla forbita esposizione della
professoressa Lilia Leonardi che, per sua stessa ammissione, non aveva
i titoli prescritti dalla legge per partecipare al concorso; però,
avendo l’insegnante ritenuto che fosse ingiusta la sua esclusione per
mancanza dei requisiti - pur richiesti dal bando - ha,
correttamente, avanzato la sua pretesa di giustizia dinanzi al Giudice
Amministrativo il quale, però, si badi, non si è mai pronunciato nel
merito, perché la sua posizione, insieme a quella di tanti altri, oggi
dirigenti congelati, è stata salvata dal bravo legislatore. Riteniamo
per quel poco che ci è dato di conoscere di legge che la sua posizione,
senza l’intervento del legislatore, non sarebbe stata definita
positivamente dal giudice il quale, deve esaminare le norme ed
applicarle!!!
Ribadiamo, quindi, se c’è qualcuno che ancora non lo avesse capito,
che la professoressa Lilia Leonardi, stante alla lettera del
concorso, non aveva alcun diritto di partecipare alle prove di esame,
perché nonostante la notevole quantità di titoli non avrebbe,
comunque, raggiunto il punteggio per entrare in graduatoria di
ammissione. La professoressa Leonardi Lilia, invece di rispettare
la legge e, quindi accettare l’esclusione, come hanno fatto tanti altri
forse più titolati di lei, ha presentato ricorso e per questo solo atto
è stata “sanata”.
Quindi, professoressa Leonardi, possiamo dire, senza timore
di essere smentiti, vista la sua stessa ammissione, che non è nuova
alle sanatorie?
Dovrebbe essere comunque contenta per il fatto che, grazie
ad un ricorso, le sia stata data la opportunità di partecipare al
concorso (anche se non vi è alcuna sentenza che legittimi il suo
diritto)
Quello che sfugge, però, è perché quando è lei a proporre il
ricorso andava bene ed il suo diritto era incontestabile, quando invece
lo hanno proposto gli altri, che non hanno avuto altrettanta fortuna di
essere miracolati da una leggina, ma hanno avuto giustizia da una
sentenza passata in giudicato, le cose non vadano altrettanto bene.
Mistero della fede, direbbe qualcuno (Sic!!)
Quello che è sconcertante e lascia chiaramente perplessi è la natura di
certe dichiarazioni soprattutto se teniamo conto che provengono da una
persona che dichiara di essere laureanda in giurisprudenza.
Dovrebbe aver studiato sia il diritto penale, che il diritto
amministrativo ed anche, guarda caso, il diritto costituzionale. Ma,
tuttavia, non c’è alcuna traccia di tali insegnamenti in ciò che scrive
ed afferma la dirigente congelata e, soprattutto, nelle pretese che
avanza.
La dirigente ha, seraficamente, accusato di falso in atto pubblico la
commissione. Proprio così professoressa e noi trasmetteremo alla
Procura della Repubblica la sua nota e la trasmetteremo anche ai
componenti della Commissione i quali, di fronte ad una accusa così
grave, magari, potrebbero pensare di tutelare la loro dignità.
Alla laureanda in giurisprudenza farà forse bene rinfrescarsi la
memoria rileggendo l’Art. 479 del codice penale che reca in rubrica :
Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti
pubblici e recita : Il pubblico ufficiale che, ricevendo o
formando un atto nell'esercizio delle sue funzioni, attesta falsamente
che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua presenza, o
attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero
omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta
falsamente fatti dei quali l'atto è destinato a provare la verità,
soggiace alle pene stabilite nell'articolo 476. (la reclusione è da tre
a dieci anni)
Orbene, la professoressa, dirigente senza averne alcun titolo, - che
svolge le funzioni dirigenziali in virtù di una legge che vedremo se
passerà al vaglio del Giudice della Legge, (una piccola parentesi, lei
professoressa Leonardi, come ritiene la legge che la mantiene in
servizio conforme o non conforme al dettato costituzionale? Si
ricorda l’art. 97? Il 1° e il 3° comma? Si ricorda l’art. 3
e mi fermo qui) nel maldestro tentativo di dare giustificazione a ciò
che non è giustificabile giunge financo ad affermare che la
Commissione non aveva l’obbligo di correggere entrambi gli
elaborati, ma poteva benissimo fermarsi al primo quando questo non
avesse raggiunto il voto di 7/10.
Mi potrebbe spiegare, allora, la laureanda in giurisprudenza, come si
concilia questa sua affermazione con quanto è riportato dalla
Commissione nel verbale? Ricordo alla predetta insegnante che il
verbale è un atto pubblico e fa fede fino a querela di falso.
Mi spiega la professoressa, laureanda in giurisprudenza, se così
fosse perché i componenti della commissione hanno attribuito il
voto sia alla prima sia alla seconda prova? Se avessero operato come
afferma la laureanda in giurisprudenza e, questo, sempre a dire
dalla medesima, è legittimo ed ammesso dalla legge del concorso,
perché, allora, attribuire un voto anche alla seconda prova in costanza
dell’insufficienza del primo? Non pensa professoressa che sarebbe stato
più logico verbalizzare tale elementare circostanza? E come qualifica
l’atto di mettere un voto senza aver operato la valutazione?
Da dove professoressa desume il concetto che ha espresso? Ci sono forse
cose che la professoressa conosce in merito all’operato della
Commissione, durante la valutazione, che sono ignote alla Magistratura,
al Ministero della P.I. ed ai poveri ed ignari concorrenti? Ha forse
assistito alla valutazione? O, forse, vi ha anche partecipato? Era
presente? Ha avuto qualche confidenza? Ci illumini, siamo sempre pronti
a chiedere scusa!!!!!!!
Sul fatto che la professoressa abbia partecipato, pur non avendone
titolo al concorso, che tuttavia cerca di giustificare la sua
partecipazione come atto legittimo, che non avrebbe leso il diritto di
alcuno, ci lascia qualche piccolo dubbio. Infatti, la palese e
manifesta illogicità dell’affermazione appare in tutta la sua solare
limpidezza ove si abbia riguardo alla domanda: se i circa 400
ammessi con riserva non fossero stati ammessi possiamo dire che altra
sarebbe stata la graduatoria? Intanto la professoressa non ci sarebbe
ed un’altra persona sarebbe al suo posto, per esempio l’ultima che è
rimasta fuori! Quindi ciò che afferma è destituito di fondamento.
Non sarebbe forse ora che Lei la smettesse di parlare e si
imponesse un più dignitoso silenzio certamente più consono con la
qualifica di docente ed educatrice?
Grazie per l’invito rivolto a tutti quanti confidano nel rispetto della
legge, di curare la preparazione professionale e culturale, perché Lei,
a quanto è dato vedere, ne ha da vendere, soprattutto se
guardiamo la rilevanza nel suo scritto degli aspetti giuridici che lo
connotano e soprattutto l’applicazione dei principi del nostro
ordinamento e, in modo speciale, quelli del dettato costituzionale.
Auguri, comunque, e dia prova della sua sapienza e professionalità
nelle rinnovate prove del Concorso.
Alfredo Pappalardo
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