Acireale: Il tradizionale convegno di primavera per gli ex-allievi del “San Michele” di Acireale
Data: Marted́, 15 giugno 2010 ore 07:00:00 CEST
Argomento: Eventi


E c’erano soprattutto tanti dei “vecchi”, che volevano incontrare nuovamente i compagni di classe mai dimenticati, ripercorrere storie in un fiume di parole e di sentimenti, far rivivere ricordi. Tra i presenti, due giovanissimi ultranovantenni (il preside Sebastiano Tudisco e il generale  Rosario Leotta) e l’avv. Salvatore Trovato (84 anni), che proprio il giorno precedente aveva presentato ad un folto gruppo di estimatori, la sua ultima fatica letteraria, “I Quartieri di Acireale – storia, personaggi, tradizioni”. Prima della cronaca, però, mi sembra opportuno formulare alcune considerazioni. Questi incontri di ex allievi non riguardano soltanto revival di ricordi, rapporto di sentimento con il buon tempo antico. C’è, prepotente, la volontà di esprimere la propria identità, di confrontarsi sul cammino percorso, di riscoprire origine e significato del proprio “essere così” in un mondo che sembra voler esaltare una sorta  di “grande fuga” dai vincoli che costituiscono le fondamenta della società: disponibilità al sacrificio, altruismo, lealtà. Se questi schemi si allentano, cede la famiglia, si affievolisce l’interesse per l’altro, l’etica cede al puro schema di guadagno ad ogni costo. Beh, l’incontro degli ex vuol dire: “noi siamo qui, cercate di fare come noi”. In questa prospettiva si comprende il ruolo insostituibile della scuola d’ispirazione cattolica, che non è semplice scuola  confessionale. Mai sopiti rancori riaffiorano, di questi tempi, contro la scuola dei preti. E’ necessario quindi “mettere i puntini sulle i” e risvegliare nella società la cultura della parità scolastica, che non è aprire la strada ad un privilegio per pochi, ma un sistema che valorizza tutte le risorse in un autentico servizio pubblico. Non c’è conflittualità, ma “competizione” fra scuola pubblica e privata. Se si superano i pregiudizi e si guarda con serenità all’impegno delle scuole cattoliche nella società, si superano facilmente anche le ragioni delle contrapposizioni fra scuola pubblica e istituzione privata, tra scuola  laica e cattolica, tra modernità e tradizionalismo: armamentario ideologico sterile, che appare in tutta evidenza inadeguato ad interpretare il presente.  Intanto, però, le istituzioni scolastiche legate agli ordini religiosi vanno cedendo: ad Acireale, per la scuola secondaria superiore, è rimasto solo il “San Michele”. C’è qualcosa, ancora, da precisare. Certo, scuola è apprendere a “leggere, scrivere e far di conto”. Ma è anche, e soprattutto, una grande scommessa educativa. Chi scrive queste note ha avuto ruoli vari e significativi nel mondo della scuola (è stato docente, preside e per lunghi anni  ispettore tecnico del Ministero dell’istruzione, con pesanti responsabilità): ha motivo e veste per esprimere pensieri da offrire alla considerazione di chi legge. La scuola cattolica si muove con la consapevolezza di chi ha alle spalle una pratica educativa secolare, ma anche con una grande apertura, ben sapendo che il fine dell’educazione non è quello di creare buoni cittadini o buoni cattolici o altro ancora, ma uomini veri, che sappiano intraprendere la propria strada in un mondo che altri ci hanno lasciato, che possiamo anche voler cambiare, ma nel quale dobbiamo sentirci in primo luogo “a casa”. Sentirci a casa nel mondo, appassionarci alla vita: questo è in ultimo il fine dell’educazione. Una certa pedagogia dominante in questi ultimi quarant’anni ha progressivamente ridotto l’educazione a mera socializzazione, nonché a trasmissione tecnica di saperi e di particolari “abilità”. In questo modo ci siamo come dimenticati della vera posta che è in gioco nell’educazione: un ideale di umanità, un ideale antropologico, tutta una tradizione,  una storia, che ci interpellano e di cui dobbiamo farci carico, ognuno con la nostra libertà. Anche i più grandi valori del passato non possono essere semplicemente ereditati, ma vanno fatti nostri e rinnovati, attraverso una scelta personale, spesso sofferta. Per lunghi anni, anziché puntare su un percorso formativo della persona, ci siamo come affidati ad una pedagogia che ha prodotto soltanto metodologismo, neutralità delle nozioni e dei valori  insegnati, disinteresse psicologico e relativismo ideologico, ma nessuna vera formazione. Educare alla libertà: che è l’esito di un paziente, faticoso percorso alla scoperta di sé, del proprio bene, che non ha nulla a che fare con le chiacchiere di fare ciò che ci piace in nome di una presunta spontaneità. Per essere liberi, occorre anzitutto sapere perché vogliamo fare una determinata cosa. Educazione è guida alla scoperta di questi perché.  L’educazione è la strada maestra attraverso la quale impariamo questa libertà. Con le parole di Benedetto  XVI potremmo anche dire che “il rapporto educativo è anzitutto l’incontro tra due libertà e l’educazione ben riuscita  è formazione al retto uso della libertà”. La scuola cattolica è “scuola di uomini liberi”.

da AKIS







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