La Cgil manifesta contro la manovra “sulle spalle dei lavoratori”
Data: Domenica, 13 giugno 2010 ore 11:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Sono più di 100mila i lavoratori che hanno risposto alla chiamata della Cgil a Roma. Una manifestazione straordinaria, la prima in attesa dello sciopero generale del 25 giugno, contro la manovra economica del governo che scarica “Tutto sulle nostre spalle”, ovvero sulle spalle più deboli.
Le spalle del personale della scuola, dei dipendenti statali, di quei giovani (e meno giovani) precari che mandano avanti la macchina pubblica e che di tutta risposta, a breve, si ritroveranno senza un lavoro. E ancora, i pensionati, le donne, i giovani disoccupati. Tutti in un unico grande serpentone colorato che, partendo da piazza della Repubblica, attraversa le vie della Capitale fino al palco di piazza del Popolo. (Tommaso Vaccaro da Dazebao)

Ma in questo caldo sabato romano, non si sfila soltanto per la difesa dei salari o dei tanti posti di lavoro messi a rischio dalla crisi e dalle sciagurate politiche del governo. La posta in gioco è ben più alta, come ricorda la segretaria della Funzione pubblica Cgil, Rossana Dettori, durante il suo intervento. In ballo c’è “quell’universalità dei diritti” contro la quale il governo Berlusconi ha scatenato una battaglia che dura ormai da anni. Perché la “Manovra altro non è che un ennesimo attacco al nostro patto costituente, alla nostra Carta costituzionale, nel solco delle politiche realizzate in questi anni dal governo”. Un progetto largo di disarticolazione e spappolamento del lavoro dipendente, destinato a “scaricare sulle fasce più deboli il prezzo della crisi” e a piegare i fondamenti della nostra democrazia.

E a Roma, sotto le bandiere della Cgil, della associazioni e dei partiti che hanno aderito alla manifestazione, ci sono un po’ tutti gli attori di questa democrazia oggi in pericolo. Ci sono i lavoratori della Fiat di Pomigliano d’Arco, minacciati e ricattati dai vertici dell’azienda; ci sono i lavoratori della polizia di Stato del Silp, il cui impegno nella lotta alla criminalità è messo duramente a rischio dai bassi salari, dalla carenza di organico e di strutture, e da una legge sulle intercettazioni che favorisce le mafie e le “cricche”; ci sono i ricercatori degli enti cosiddetti “inutili”, soppressi dalla sera alla mattina con estremo danno per il funzionamento e il prestigio del paese. E ancora sfilano i precari della ricerca scientifica e tecnologica senza la quale, come recita lo striscione esposto sulla terrazza del Pincio, si “spegne il futuro”.

Il personale scolastico Ata sfila al fianco dei docenti, anche perché comuni sono le loro sorti stabilite per decreto dal governo. Gli ennesimi tagli alla scuola pubblica (dai 29mila a 42mila euro medi per persona durante tutta la carriera), “regaleranno” 12 mesi di lavoro gratis al personale scolastico di tutti i livelli. E anche qui, il progetto di fondo è chiaro e lo indica Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, durante il suo intervento alla manifestazione. «Il fine ultimo del ministro Gelmini è quello di privatizzare il sistema – afferma, aggiungendo poi – non siamo disponibili a vedere la scuola, l'università e la ricerca ridotti in questo stato”.

Un tema ripreso anche da Angela Biondi, di Slc/Cgil, che ricorda come: “Il Governo, questo Governo, sta mettendo in atto provvedimenti per addormentare il Paese, per limitare l'autonomia delle donne e degli uomini”. Per farlo, continua la dirigente sindacale dal palco di Piazza del Popolo, “azzera i finanziamenti alla cultura, imbavaglia la stampa, impedisce nei fatti il lavoro di indagine della magistratura e delle forze dell'ordine”.

Ma un paese in crisi, il nostro paese, ha bisogno di ben altro.«Ha bisogno di un manovra di correzione dei conti pubblici. Ma non di questa manovra» dice Guglielmo Epifani in chiusura di giornata. Perché questa manovra, aggiunge il leader della Cgil, «la paghiamo soltanto noi, non è giusto e questo deve finire». Con questa manovra «vengono colpiti soprattutto i lavoratori del pubblico impiego, la Scuola, l'Università, la ricerca» ma anche i lavoratori del settore privato. «Chi è che non paga ? Non paga - afferma il segretario generale della Cgil - chi guadagna tra i 100.000 euro e il milione di euro. Chi ha yacht, panfili, chi specula non paga neanche un centesimo». Se il problema è salvare il paese, aggiunge Epifani, «perché a pagare è solo un parte, quella che già tira la caretta, che non arriva a fine mese. Perchè?». La manovra del Governo non «è una manovra europea». Gli altri paesi europei, infatti, sottolinea Epifani, «fanno cose diverse». La manovra del Governo «è una manovra troppo tremendamente provinciale, di comodo». La Cgil direbbe si ad una manovra nella quale c'è «più rigore, più serietà, più responsabilità, più unità del paese, più occupazione per i giovani, più investimenti, più giustizia fiscale, più diritti uguali per i lavoratori e gli immigrati, più dignità nel pubblico impiego e nel lavoro privato».

Ma per restituire dignità al lavoro, bisognerebbe innanzitutto rispettare la Costituzione della Repubblica ed applicarsi affinché il suo articolato diventi la chiave del rilancio dell’Italia. Una chiave che il governo Berlusconi è intenzionato a distruggere.






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