Lettera al Presidente della Repubblica di una preside congelata
Data: Venerd́, 11 giugno 2010 ore 00:06:20 CEST
Argomento: Opinioni


Non La tedierò con la trita e ritrita polemica relativa alla opinabile correttezza delle sentenze del CGA, non spetta a me giudicare sulla legittimità delle stesse, a tale scopo è stato dato mandato a numerosi avvocati siciliani e non, i quali ci garantiranno, con il loro operato, quella tutela giuridica che, dal primo momento di questa allucinante vicenda, non ci è stata concessa dal supremo organo giudiziario, la cui funzione dovrebbe essere proprio quella di tutelare i diritti dei cittadini.
Lei, sig. Presidente, ha il dovere di intervenire in questa situazione, dando la possibilità di parola a tutte le parti in causa, non solo a coloro ai quali Ella ha concesso di rappresentarLe le loro doglianze. Noi 426 Dirigenti , i cui diritti quesiti nel corso dei 5 anni di svolgimento del concorso, nonché di esercizio del ruolo (spesso in realtà difficilissime quali solo certa televisione riesce a rappresentare) subiamo quotidianamente, da Maggio 2009 ( data di emanazione delle sentenze del CGA) , una campagna denigratoria, in virtù della quale, a parti invertite, noi saremmo gli artefici ed unici responsabili dello stato di precarietà in cui versa la scuola siciliana, mentre, in verità, i reali responsabili di tale sconquasso, sono usciti indenni dalla crisi, anzi, oserei dire, rafforzati nelle loro posizioni di comando.
Le chiedo, sig. Presidente, di riequilibrare le sorti, valutando le seguenti mie deduzioni.
Infatti, qualora volessimo considerare valide le motivazioni dell’annullamento del concorso da parte del CGA, per un vizio nella formazione delle sottocommissioni, le responsabilità andrebbero ricercate ed imputate:
• o alla commissione che avrebbe operato in dispregio del DPCM 341/2001
• o al Direttore generale dell’U.S.R. Sicilia, dott. Guido Di Stefano, che non avrebbe saputo applicare il citato DPCM 341
• o al Ministero della Pubblica Istruzione , per non aver vigilato sulla corretta ed uniforme applicazione di detto decreto
• o, infine, al Presidente del Consiglio dei Ministri, che emanando un decreto innovativo, finalizzato allo snellimento delle procedure concorsuali, sarebbe incorso nella delegittimazione del CGA siciliano, che ha annullato tutta la proceduta concorsuale improntata al rispetto ed all’applicazione di tale DPCM.
Ma mentre il CGA nella Sicilia sentenziava in merito all’illegittimità della suddivisione in sottocommissioni con un unico presidente, giungeva notizia che il 15 dicembre 2009, il Consiglio di Stato-sez. VI, con Sentenza n. 7964 si era, definitivamente, espresso in merito alla stessa fattispecie di quella trattata in Sicilia dal CGA ed in maniera diametralmente opposta, sentenziando che la “… divisione in sotto-commissioni era evidentemente legittima, così come non potevano non ritenersi legittime, in base alle finalità sopra ricordate, la simultaneità dei lavori delle sottocommissioni e l’indicata presenza in entrambe della figura del Presidente, essendo tale presenza da intendere non in senso fisico continuativo, ma a livello di supervisione e di coordinamento. E’ di tutta evidenza, del resto, che se il medesimo Presidente fosse stato tenuto a partecipare a tutti i lavori delle sotto-commissioni, queste ultime avrebbero dovuto riunirsi in giorni diversi, con totale vanificazione dell’intento acceleratorio perseguito”.
Alla luce di quanto esposto, oggi noi 426 dirigenti dello Stato , ci troviamo ad essere gli unici capri espiatori di colpe che, se vi sono, non sono certamente da imputare a noi.
Infine, c’è da sottolineare che tale vicenda integra profili di incostituzionalità , poiché ha determinato la violazione degli articoli 2, 3, 24, 28, 111 della Costituzione Italiana, per aver consentito:
• la discriminazione territoriale, derivante dalla difformità delle pronunce della giurisprudenza amministrativa;
• la disparità di trattamento tra cittadini uguali;
• la negazione del diritto ad un giusto processo;
• la negazione del diritto alla difesa;
• la mancata imputazione di responsabilità dei vertici dell’amministrazione, per atti compiuti in violazione di diritti.
Poiché umilmente pretendo giustizia (l’ossimoro è voluto) non esiterò a reiterare il presente appello, sine die, fintanto che Ella , nella Sua qualità di garante della Costituzione, non vorrà intervenire, ripristinando il principio di uguaglianza di tutti i cittadini italiani, a qualunque regione essi appartengano , eliminando la disparità di trattamento cui attualmente soggiaciamo noi 426 Dirigenti scolastici, individuando i reali responsabili e chiedendo conto del loro operato, affinché ci venga restituita la fiducia nelle Istituzioni, che attualmente vacilla, sotto i colpi inferti da una “giustizia” che percepiamo più formale che sostanziale.

Con stima,
prof.ssa Lilia Leonardi
Dirigente scolastico







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