Stipendi giù e stop alla carriera. Ecco la meritocrazia del Governo
Data: Giovedì, 10 giugno 2010 ore 17:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
La manovra economica varata dal Governo alcuni giorni fa è iniqua,
sbilanciata e socialmente ingiusta. Tutto questa la FLC lo aveva
denunciato subito dopo la sua approvazione mettendo in risalto anche le
bugie dette dal Governo per giustificare il suo accanimento nei
confronti dei lavoratori pubblici.
Tra questi i dipendenti più colpiti dalla manovra sono i docenti e il
personale Ata della scuola perché, oltre a non avere rinnovato il
contratto come tutti gli altri lavoratori pubblici, perdono le
progressioni di carriera senza possibilità di recuperarle in futuro e
cioè quando la crisi dovrebbe essere passata. La crisi non giustifica
una manomissione della carriera retributiva di oltre un milione di
lavoratori che, nell'arco della vita lavorativa, hanno solo questa
possibilità di miglioramento economico legato all'esperienza
professionale. Infatti, il personale della scuola ha a disposizione per
il salario accessorio, quello destinato alle attività aggiuntive (corsi
di recupero, progetti, attività di sostegno, ecc.), una media di 1.250
euro lordi pro capite che equivalgono a 3,47 euro al giorno. Un fatto
vergognoso di cui bisognerebbe chiedere il conto al Ministro Gelmini
che si fa autorevole promotrice delle innovazioni, del merito e della
qualità della prestazione, ma pur avendone avuta l'occasione, ha
lasciato languire la partita dei fondi contrattuali non incrementandoli
neanche di un euro.
Inoltre, non è vero che i dipendenti pubblici hanno guadagnato di più
di tutte le altre categorie di lavoratori. Il Governo lo dice e
smentisce se stesso, cioè i dati Aran. Un'informazione corretta deve
distinguere tra i dipendenti il cui stipendio è regolato da contratto,
che percepiscono in media 1.300 euro mensili, e dipendenti (magistrati,
docenti universitari, alti gradi dell'esercito e dell'amministrazione)
il cui stipendio è regolato dalla legge (il Parlamento). Disaggregando
il dato, come dalla tabella fornita dall'Aran, si ha la verità:
impiegati e docenti di scuola hanno guadagnato meno di tutti. E a
questi stipendi la manovra preleverà somme annue da 800 a 3.000 euro
annui (dossier allegato) per effetto combinato del blocco dei contratti
e delle anzianità di servizio che avranno conseguenze su tutta la vita
lavorativa, sulla liquidazione e sulla pensione. I colleghi giovani, i
neo assunti, saranno i più penalizzati. Per loro niente contratto e
niente carriera. Un furto!
Quanto poi al "vantaggio" di avere il posto di lavoro garantito, si
tratta di un'affermazione falsa e scandalosa: falsa perché i 18.000
docenti e i 7.000 Ata che hanno perso il posto di lavoro nel 2009 e gli
altrettanti che lo perderanno nel corso di quest'anno sono persone che
andranno a ingrossare le fila dei disoccupati e non beneficeranno di
alcuna cassa integrazione né di altri ammortizzatori sociali;
scandalosa perché il posto di lavoro dovrebbe essere considerato un
diritto e non un vantaggio. Così parlano la nostra Costituzione e tutte
le Costituzioni democratiche. Con questa manovra cade la mistificazione
del Governo e del Ministro Gelmini che appena insediati avevano parlato
di merito promettendo un aumento delle retribuzioni ai migliori e
invece hanno solo demotivato economicamente e professionalmente
docenti, Ata e dirigenti. Alla prova dei fatti il Governo si dimostra
incapace di affrontare il tema della qualità e storna i fondi dalla
professionalità per coprire le spese ordinarie. Un comportamento
scandaloso anche perché fino a pochi giorni aveva negato lo stato di
sofferenza finanziaria delle scuole.
Gli stereotipi che il Governo abilmente alimenta per dividere i
lavoratori e coprire le proprie magagne sono duri a morire, per questo
è importante essere informati correttamente perché gli effetti di
questa manovra non ricadono solo sui lavoratori ma anche sulla quantità
e la qualità dei servizi pubblici per tutti.
Non lasceremo niente di intentato, ci batteremo per ottenere, in sede
di conversione, una manovra socialmente equa e la cancellazione delle
misure più odiose come quella del blocco della carriera. I pesi da
portare vanno distribuiti sulle spalle di tutti coloro che hanno le
condizioni economiche e sociali per poterselo permettere. Questo dice
la Costituzione.
Per tutte queste ragioni chiediamo ai lavoratori della scuola e ai
cittadini di scendere in piazza il 12 giugno a Roma.
Roma, 10 giugno 2010
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