Perchè la scuola è trattata in maniera più punitiva rispetto al resto del pubblico impiego?
Data: Mercoledì, 09 giugno 2010 ore 19:44:58 CEST
Argomento: Opinioni


Tuttoscuola, esaminando le relazioni che al Senato accompagnano il provvedimento della finanziaria dice che è possibile conoscere l'esatta natura, la portata e la ricaduta dell'intervento sulla scuola, e di scoprire che:
1) Il taglio medio imposto al personale della scuola da quest'anno fino a fine carriera è di ben 29 mila euro a persona, con punte fino a 42 mila euro: complessivamente il governo si aspetta di recuperare dal personale della scuola fino al 2050 ben 19 miliardi di euro (oltre 500 milioni di euro l'anno in media);
2) Il taglio colpisce tutti i docenti in servizio e non solo quella metà che nel triennio ha maturato lo scatto di anzianità;
3) La scuola è trattata in maniera molto più punitiva rispetto anche al resto del pubblico impiego. Infatti, mentre i docenti universitari, i ricercatori, i magistrati, i diplomatici, i prefetti, il personale della sanità, ecc., sono colpiti dalla manovra solo per un triennio (effetto economico triennale ma nessun effetto giuridico, cioè nessuna ricaduta sulla futura progressione di carriera), il personale della scuola è colpito in via permanente (effetto economico e giuridico con trascinamento fino al termine della carriera).



E se è così bisognerebbe capire il motivo per il quale sul personale della scuola la famigerata scure del fisco si stia abbattendo con tanta incredibile pesantezza. Perché solo su di loro? Può essere perché dalla scuola, essendo un potere forte in mano alla sinistra, come disse Berlusconi,  non c’è da attendersi voti e quindi tanto vale penalizzarla? D’altra parte guardando bene non si è mai capito perché al dicastero del Miur sia stato nominato un ministro senza nessuna esperienza né politica, né accademica e nemmeno professionale. E’ legittimo allora pensare che a questo governo della scuola non interessa nulla? Ma andiamo oltre. Quando nel 2001 Berlusconi vinse le elezioni, non promise forse che avrebbe adeguato gli stipendi dei professori alla media europea? E come spiegare a distanza di 10 anni questo rinnovato accanimento contro di loro? Invece di aumentare gli stipendi sui parametri europei addirittura li abbassa ancora di più? Ci piacerebbe capire in effetti all’interno di quale oscuro antro sia potuta nascere una tale decisione, se non dalla oggettiva constatazione che gli insegnanti per un verso non hanno più capacità contrattuale e dall’altro non portano voti? Una logica più stringente avrebbe preteso non già il contrario, di penalizzare cioè gli altri settori e salvare la scuola, ma almeno toccarla di meno visto la sua delicata funzione. Invece di attirare i giovani all’insegnamento in questo modo li si allontana, mentre nessuno ha saputo dire, rimpiazzando un impiegato statale su cinque pensionamenti, cosa faranno i quattro senza lavoro. Se dunque i lavoratori della istruzione non si attrezzano, riprendendo in mano, non solo il loro ruolo di intellettuali e di interpreti della società, ma anche quello di classe in contrapposizione alla casta, saranno sempre tenuti ai margini delle scelte politiche e pure vessati, come si sta facendo in questi anni, contando proprio sulla smobilitazione e il disimpegno. Se si fa caso infatti la bandiera della protesta per ora è solo tenuta dai precari, mentre il resto dei professori osserva smarrito e distratto come se la faccenda non li riguardasse in prima persona.
Pasquale Almirante







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-21553.html