CISL:AI PRECARI NON SERVONO DEMAGOGIA E FALSITA’
Data: Martedì, 08 giugno 2010 ore 13:00:00 CEST Argomento: Comunicati
Credendo di rendere un buon servizio ai precari della scuola,
l’associazione Palermo 2013 non trova di meglio che lanciare un
delirante attacco alla CISL, accusandola di essere un sindacato
“importante”, ma non abbastanza “sensibile alle necessità dei
lavoratori che dovrebbe tutelare”.
Evidentemente sfugge ai nostri detrattori che l’importanza di un
sindacato nasce unicamente dal fatto che tanti, tantissimi lavoratori
scelgono liberamente di aderirvi: per questa ragione, non per altre, la
CISL Scuola è da sempre il sindacato col più alto numero di iscritti
del comparto, ivi compresi tantissimi lavoratori precari, ai quali
viene dedicata, ad ogni livello, una quota assai rilevante del nostro
impegno. Impegno di assistenza, di rappresentanza, di tutela vera,
senza mai cedere alla demagogia quando occorre rappresentare l’entità e
la complessità dei problemi che segnano, oggi come ieri, il rapporto
fra domanda e offerta di lavoro nella scuola.
E’ un dovere di lealtà, morale prima ancora che politico, nei confronti
di tante persone alle quali troppi continuano a rivolgersi puntando in
modo strumentale ad acquisirne il consenso a buon mercato, o peggio
ancora aprendo la strada a chi lucra senza troppi scrupoli
sull’infinito contenzioso che la realtà del precariato da decenni
alimenta.
Fatta questa premessa, che ci auguriamo possa far comprendere in che
modo si può diventare “uno dei sindacati più importanti nel mondo della
scuola”, veniamo alle contestazioni che ci vengono mosse.
Che la CISL abbia “sottoscritto” lo schema di decreto attuativo della
legge 15/2009 è affermazione clamorosamente assurda e dunque
falsa.
E’ vero invece che la CISL, e la maggioranza delle altre sigle
sindacali, hanno sottoscritto l’intesa sulle nuove regole della
contrattazione - sia nel settore privato che nel pubblico - con
l’obiettivo di salvaguardare quanto più possibile gli spazi e le
prerogative negoziali, risorsa irrinunciabile, fondamentale e decisiva
per l’efficacia dell’azione sindacale.
Proprio quell’intesa ha permesso, nel settore privato, la chiusura di
contratti sottoscritti anche da chi quelle regole aveva dichiarato di
non condividerle.
Non occorre particolare perspicacia, del resto, per comprendere che
nell’attuale contesto economico e politico il ricorso ad un’esasperata
conflittualità è condannato in partenza ad essere, nella migliore delle
ipotesi, improduttivo e, in prospettiva, perdente, anche perchè
pienamente funzionale, al di là delle intenzioni, con l’obiettivo di
chi punta ad emarginare o escludere il sindacato dai processi di
decisione politica.
Lo diciamo forti della convinzione con cui da mesi siamo parte attiva
non solo ai tavoli negoziali, ma anche in innumerevoli iniziative di
mobilitazione condotte a vari livelli e in forme diverse, e dopo aver
dato un contributo decisivo alla straordinaria riuscita di una
sciopero, quello del 30 ottobre 2008, che ha visto non per caso
un’adesione di circa sei volte superiore a quella riscontrata in
ciascuno degli scioperi non unitari indetti nei mesi successivi, spesso
su obiettivi privi di alcuna plausibilità.
Se il Governo ha portato avanti in questi mesi scelte discutibili e
dall’impatto fortemente negativo sulla scuola pubblica, non è per la
debolezza delle risposte sindacali, ma per la forza politica di cui
oggettivamente dispone in Parlamento. Ciò dovrebbe indurre a riflettere
chi, come Palermo 2013, essendo espressione di una forza politica di
opposizione farebbe bene, prima di sentenziare sulle presunte
inefficienze altrui, a considerare con molta attenzione soprattutto la
propria.
Quanto al decreto cosiddetto “salva precari”, non abbiamo remore
ad intestarcelo come frutto di un’azione condotta ai tavoli di
confronto con l’Amministrazione, nel tentativo di assicurare alcune
tutele di tipo giuridico ed economico al personale precario non
riconfermato nel suo incarico a causa dei tagli. Un provvedimento di
portata indubbiamente limitata, ma infinitamente più utile ed efficace
di quanto non lo siano stati i vuoti proclami, ripetuti per mesi e
mesi, per un’assai improbabile “ritiro” di provvedimenti di legge
votati dal Parlamento. Risultati ancora migliori si sarebbero potuti
ottenere se si fossero sfruttate con più convinzione le opportunità di
progetti condivisi fra Stato e Regioni, ostacolati dal ritardo
nell’adozione dei provvedimenti di legge, ma soprattutto da un clima di
reciproca diffidenza, se non di ostilità, fra i diversi soggetti
istituzionali che avrebbero dovuto concorrere in termini di “leale
collaborazione”.
Le tutele possibili, dunque, e non un vuoto e inconcludente
massimalismo: questo il nostro modo di stare sul campo, in una partita
difficile che non si vince solo urlando più forte. In attesa che altri
più bravi di noi ci portino risultati migliori, invitiamo a riflettere
su cosa significa l’impegno ad assumere 20.000 precari nei prossimi due
anni, mentre le porte del lavoro restano chiuse, per un triennio,
praticamente in tutti gli altri settori del pubblico impiego.
Quanto al cosiddetto “vademecum” anti sciopero, ci sembra francamente
pretestuoso usare tale definizione per una semplice scheda di commento
giuridico, mentre è falso che la stessa fosse finalizzata al
boicottaggio di una pur discutibile azione sindacale: la destinazione
riservata ad un uso interno dell’organizzazione evidenziava proprio la
volontà di non interferire su iniziative indette da altre
organizzazioni, pur ritenendole – insieme ad altri – viziate in termini
di legittimità, oltre che non condivisibili sotto il profilo
dell’opportunità politica.
Un così plateale travisamento dei fatti non si spiega, se non nella
perversa logica di chi sceglie, con inaudita e inedita gravità, di fare
del più grande sindacato confederale della scuola il bersaglio
dichiarato della propria azione.
Un bel servizio alla causa dei lavoratori, fatto da chi avrebbe
l’ambizione di proporsi, anche a loro nome, come alternativa al
presente Governo. Se volessimo fermarci ad una battuta, diremmo che
qualsiasi maggioranza vorrebbe avere avversari simili, per essere certa
di dormire sonni tranquilli.
Siamo invece costretti ad esprimere la più ferma condanna per chi, con
presuntuosa intolleranza, non esita a scagliare i lavoratori contro un
sindacato, predicando l’unità ma invitandoli astiosamente alla
divisione.
F.to
Il Segretario Generale
Vito Cudia
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