PARINI DI CATANIA, SCUOLA STATALE A PAGAMENTO?
Data: Martedì, 08 giugno 2010 ore 12:00:00 CEST
Argomento: Istituzioni Scolastiche


 I settantotto genitori che hanno iscritto i figli all’Istituto Parini nelle classi a tempo pieno della scuola primaria, si sono presentati puntuali alle ore 11 per discutere del destino dei loro figli.
      La lettera di invito del Preside che comunicava la difficoltà di accogliere la loro istanza di iscrizione, avendo ottenuto l’autorizzazione di una sola classe a fronte delle tre classi a tempo pieno richieste, è stata un forte allarme ed ecco tutti pronti a lottare per difendere un diritto all’istruzione,  e all’uguaglianza tra le scuole del Nord che fruiscono in maniera abbondante di tale servizio e le scuole del Sud, la Sicilia in particolare, dato che in Puglia ed in Sardegna sono state accolte le richieste di classi aggiuntive rispetto a quelle dello scorso anno.
    Non si possono operare discriminazioni tra genitori lavoratori, accogliendo le richieste di alcuni e trascurando gli altri. “ Pur abitando in un Paese etneo ho scritto mio figlio all’Istituto Parini,perché è l’unica scuola a me vicina che offre tale servizio a tempo pieno , dice una mamma. Ho pianificato il mio lavoro in funzione dei nuovi orari ed ora non posso rinunziare ad un lavoro che ho ottenuto con tanti sacrifici e che potrò svolgere soltanto se mio figlio resta a scuola fino alle ore 16. Il Ministro non potrà costringermi a scegliere le scuole private. Sono anche disposta a pagare qualcosa di più, ma chiedo il servizio della scuola statale e come cittadina ne ho diritto”.
    Di questo tono erano le tante e diversificate dichiarazioni  dei genitori compresa quella di una mamma che ha detto: “ci si lamenta che la Sud diminuiscono le nascite, io ho cinque figli e credo di aver diritto che i  miei  figli possano  frequentare la scuola statale a tempo pieno”.
    Altri genitori si trovano in  particolari situazione familiari: ragazze madri, genitori separati, trasferiti a Catania per lavoro senza avere i suoceri e nonni in casa o vicini ai quali affidare i figli.
    Per molti è una scelta di progettualità didattica, avendo avuto positive informazioni sull’ottima impostazione organizzativa  e metodologica della scuola nelle classi a tempo pieno , dove i bambini vengono guidati e accompagnati per mano  nel processo di apprendimento. A casa, specie quando i genitori lavorano entrambi,  spesso i bambinj sono affidati alla baby sitter  o  fanno i compiti davanti al televisore.
    La  varietà dei casi rivela uno spaccato di società complessa e articolata che sollecita risposte sicure a bisogni reali ed emergenti.
    Tra le tante idee e proposte per far sentire la propria voce e non accettare in maniera supina una  “sentenza di condanna all’emarginazione” oltre a quella di inviare una petizione firmata al
Ministro, andare direttamente a Roma e portare al Ministro la tanto attesa granita, come annunciato dal preside Giuseppe Adernò nella lettera al Ministro con l’invito a presenziare all’eventuale sorteggio dell’unica classe “fortunata”, alla proposta di pagare il servizio aggiuntivo  delle ore in più per l’insegnante ed il contributo per la refezione scolastica autonoma, non potendo contare nei servizi del Comune, il quale non ha ancora rinnovato la gara per la refezione scolastica,   molte sono state le mani alzate per l’approvazione.
L’Istituto Parini verrebbe così ad essere una scuola statale a pagamento ed” è forse questo, ha affermato con rabbia una mamma “è quello che il Governo desidera e ci vuole costringere a fare“.
    L’idea di dover pagare oltre i servizi aggiuntivi anche le ore di insegnamento ha lasciato perplessi tanti genitori, alcuni dei quali  dirigenti, docenti ed operatori scolastici, ma la provocazione ed il forte bisogno di avere garantito un servizio, del quale si riconosce un diritto, costringe , a volte, a fare delle scelte inconsuete.
    “Pagare 150 euro al mese in una scuola statale, mentre nella privata ne pagavo quattrocento, per me è una soluzione possibile e condivisa, ha dichiarato un papà , ma vorrei che tale” vergogna”  fosse resa nota al Parlamento dove si garantiscono servizi privilegiati per pochi eletti”.
    Sembra proprio strano, afferma il preside Giuseppe Adernò,  che con tanti docenti di ruolo che risultano “soprannumerari” nelle diverse scuole, e quindi dovranno essere pagati lo stesso per supplenze o altro, non si possa o non si voglia  garantire un servizio scolastico organico e strutturato nella progettazione didattica delle quaranta ore del tempo pieno.
           Il problema delle classi a tempo pieno dell’istituto Parini non è una caso isolato in provincia ed è stato attivato anche un comitato di genitori che coinvolge nella richiesta del tempo pieno anche le scuole di Acireale IV circolo, di Acicatena,  Mascalucia, Mirabella Imbaccari e  San Cono, scuole nelle quali la richieste delle classi a tempo pieno è stata disattesa e negata.
    Lottando insieme si potrà sperare che il”miracolo del sud”  avvenga.
IL PRESIDE
Giuseppe Adernò
 g.aderno@alice.it









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